Il Natale è il «diritto ad una grande gioia», come lo definisce il poeta Rilke in una lettera alla madre, una gioia che non può essere delusa da nulla, nemmeno da questa fase storica così buia che stiamo attraversando. Ma è necessario capire perché dobbiamo gioire. Gioire di che cosa? Cosa accade di tanto bello per essere così felici?
Ebbene, questo evento, che dovrebbe essere la nostra gioia, ha due caratteristiche un po’ strane: non attira l’attenzione, non fa alcun rumore, è impercettibile; e nasce nel momento più buio, nelle tenebre – non a caso la Tradizione ha collocato storicamente la nascita di Cristo nel solstizio di inverno che è il periodo più buio dell’anno. Per quanto riguarda la prima caratteristica, poiché si tratta di un evento così dimesso, è necessario prepararsi ad un ascolto attento, come quando ci si prepara ad ascoltare una musica molto intensa. Questo evento che chiamiamo “natale” va preparato in un profondo silenzio, svuotando completamente il cuore da ogni sovrastruttura che lo appesantisce, da ogni idea o concetto che presumiamo di conoscere o di avere già sentito. Insomma, bisogna diventare poveri per arricchirsi, diventare semplici come bambini per saper cogliere questo «inaspettato» che viene nel mondo in punta di piedi. Mai come oggi, immersi in un vortice di pensieri, sentimenti, emozioni che ci distolgono inesorabilmente da questo silenzio interiore, abbiamo bisogno di svuotarci dentro per far entrare questo evento imprevedibile: la nascita di Dio nel mondo, in questo mondo, nel tuo mondo, adesso! Dio non nasce solo nella macro-storia, ma soprattutto nella tua storia personale. Ecco perché è importante prepararsi ad un’attesa; senza attesa non ci può essere stupore perché tutto diventa scontato e ripetitivo. Nel frastuono di tante rappresentazioni, anche religiose, a cui ci siamo abituati, la nascita di Cristo può diventare una mera rappresentazione teatrale, un presepe esterno da ammirare nella sua bellezza ma che non cambia nulla del mio essere. Il natale non è “rappresentazione” ma “evento”: un fatto che irrompe nella storia, nella nostra storia di tutti i giorni, entra nella nostra noia mortale per farci vivere uno stupore inedito di vita. La nascita è il «nuovo» che sconvolge il quotidiano e non può mai diventare un fatto “normale”, una consuetudine. «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino»! Anche per te il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; anche per te questo mondo di morte è finito e inizia un nuovo mondo, o meglio, un nuovo modo di stare al mondo. Cristo nasce nella tua storia per chiudere con il tuo passato, per metterci una croce sopra, la sua, definitiva, affinché questa nascita per te sia una rinascita ad un’umanità nuova, un modo finalmente nuovo di essere te stessa. Dio vuole essere Dio attraverso di te, vuole essere credibile attraverso di te, vuole fiorire in te.
Dio non ci sta a darti semplicemente la vita, ma vuole che tu sia la sua vita in questo mondo! Questo è il senso dell’autentica testimonianza: lasciar fiorire Dio in noi e non metterci noi a simulare Dio.
Così siamo arrivati alla seconda caratteristica strana del natale: Dio vuole nascere nel punto più buio della tua esistenza, nella tua desolazione, nel tuo deserto, nel tuo smarrimento, quando non sai dove sbattere la testa, proprio allora nasce il Nuovo, in un luogo e in un modo del tutto inaspettati. Dio non nasce nella reggia di Erode, nel Tempio di Gerusalemme o in qualche castello ma nasce in una mangiatoia, nasce là dove sei più vulnerabile, nella tua disarmante nudità. Dio ci salva dai nostri deliri di grandezza mostrandoci che in realtà Lui è piccolo e non grande, tremante e non tremendo, desideroso di mettersi nelle mani di tutti e non di avere tutto nelle sue mani. Dio nasce nel tuo limite, nel tuo deserto. Allora il Nuovo, quando hai il coraggio di ascoltare la tua fragilità e non sai più cosa sperare, è veramente una novità insperata che ti sorprende. Da quando Cristo nasce nel mondo, la tua umanità vecchia – segnata dalla paura, dalla noia e dalla tristezza – è finita, è morta, è sepolta, non ha più senso di esistere. Non ascoltare più il tuo “uomo vecchio” che non spera più in nessun gesto gratuito. Ora c’è spazio solo per la gioia! La «bella notizia» è proprio questa: in questo mondo, dominato da logiche di morte, tu puoi essere vita perché Cristo nella tua vita rovescia ogni logica mondana: «ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore, ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili, ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote». Non è più la tua appartenenza al mondo a determinare ciò che sei ma la tua appartenenza a Cristo! Ecco perché il natale è motivo di gioia: perché la venuta di Dio nel mondo e nella tua vita pone fine ad ogni logica mondana che ti vuole legare, inchiodandoti ai tuoi fallimenti, affinché tu non sia più libera ma infelicemente schiava di un sistema ingiusto e mortifero. Ma tu non sei nel mondo per i tuoi fallimenti ma perché sei amata e chi ti ama, ti ama con i tuoi fallimenti! I tuoi fallimenti, i tuoi errori sono una semplice mancanza, non sono importanti per chi ti ama. L’amore che realizzi, invece, è veramente importante perché crea qualcosa, fa esistere qualcun altro e resta per sempre. Il mondo non vuole che tu sia luce ma tenebra, non vuole che tu sia qualcuno ma nulla; non vuole che tu sia felice ma triste, incupita, disperata. Invece Cristo ti continua a ripetere: «Tu sei la luce del mondo» e te lo ripete ogni giorno. Bisogna liberarsi, giorno dopo giorno, da tutte le nostre maschere, da tutte le nostre coperture, da tutti i nostri alibi per ritrovare il nostro deserto, quella semplicità in cui la Parola ci parla in tutta la sua potenza e ci rende liberi. Dio ha creato l’intero universo semplicemente perché vuole rinascere “adesso” in te; adesso, non domani! Dagli questa possibilità e per te sarà veramente natale!
Buona preparazione al Natale!
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