Siete arrivate così, all’improvviso: nel pieno della notte avete iniziato a rivoltare come un calzino l’agenda della mamma e del papà. “Andiamo (noi) a comandare (adesso). Che dici?” Forse l’avrai detto tu, Emma, alla tua gemellina Ginevra: oppure te l’avrà suggerito Ginevra e tu, che già avevi poggiato la testina sulla soglia dell’utero di mamma, avrai fatto cenno di sì col capo, aprendo la strada per tutte e due. Ma perchè dico la strada? Non è niente vero: avete aperto addirittura le acque, abbozzato una strada in mezzo all’acqua. Due piccoli ingegneri acquatici, per un’opera di ingegneria idrica d’altissimo spessore! E io che pensavo che quella di Mosè fosse stata una bellissima favola che mai si sarebbe ripetuta. Invece eccomi qui a sentirmi dire che le mie due nipotine hanno ripetuto (alla grandissima) questo gesto ancestrale, così biblico e pazzesco da sfiorare la mitologia: due bambine, legate in cordata ombelicale, hanno attraversato l’acqua perchè si avverasse la promessa, ch’è molto più di una terra. E’ la vita-promessa. Stanotte ho sentito Zoe abbaiare strano: “Starà conversando con la Luna”, ho pensato tra me e me. Il suo abbaiare, in questi mesi d’attesa, è stata musica ai nostri orecchi. Lei, femmina, è arrivata qualche mesetto prima di voi a casa nostra, per sondare un po’ il terreno, in avanscoperta. Ma noi, tutti presi dal lavoro, mica l’immaginavamo che, crescendo Zoe, facevamo le prove generali per altre due femminucce-in-arrivo. La luna, stanotte, era di una bellezza invereconda: piena come la pancia di mamma, luminosa, sfavillante: faceva impazzire Zoe, mentre voi due eravate nascoste nella zona transiti di chissà quale (aereo)posto. Ma noi, umani, non potevamo manco immaginarlo il tempo esatto del vostro atterraggio. Invece, all’alba, ho scoperto che Zoe abbaiava perché aveva visto Laura che, d’improvviso, è scappata di casa con la sua valigia sottobraccio: “Ma non è la valigetta da medico – avrà pensato Zoe – È strana quella valigia lì. Cosa succede nella mia reggia?” Lei ha fiuto da vendere, è intelligentissima (non potrebbe essere diversamente qui a casa, ndr). Papà invece, ch’è mio fratellino, con un occhio ha guardato l’agenda (la sua dannata agenda!) e diceva a Laura di non partire: “Non è oggi che devono nascere!” Abbiate misericordia di vostro papà, è fatto così, ha un cuore gigantesco: però crede ancora che sia l’agenda a dettare giorni, ritmi, stagioni. Glielo insegnerete voi – lo state già facendo, credetemi – che, d’ora innanzi, il suo tempo non si misurerà più con le lancette dell’orologio ma coi battiti del (vostro) cuore! Sappiate, comunque, che vi aspettavamo, io vi aspettavo da non so quanto tempo: non sapete da quante notti, di notte, sogno i vostri occhi, mi sembra di stringere le vostre manine, far correre i vostri piedini. Sono mesi che inizio a sentire che la felicità è tridimensionale, ha un corpo, un volto, delle prospettive. Oggi, a casa nostra, è Natale, l’inizio di un Quinto Vangelo: “La felicità si fece carne. E venne ad abitare tra di noi”. Vi dico che ero preparatissimo al vostro arrivo, ma non è affatto vero, sto mentendo alla grande: perché alla nascita di una bambina (di due bambine, poi) il mondo non è mai pronto. Io proprio non lo ero, anche se pensavo d’esserlo: ho autostima anche per voi!
Manco il tempo di elaborare l’accaduto ci avete lasciato, comunque. Siete già arroganti come vostro zio: “Spostatevi tutti, fermi tutti: stiamo arrivando noi!” Nemmeno il tempo che quest’idea diventasse legge a casa (aggirando qualsiasi democrazia), che già tutto era cambiato d’improvviso. E’ bastato un attimo, solo due parole – “Sono nate!” -, quattro occhi che fissano il mondo, per capire che nulla sarà più uguale a com’era prima. In un batter d’occhio – il vostro primo batter d’occhio, un fatto storico senza precedenti – avete preso la grammatica di casa nostra e l’avete ridotta a brandelli. Ci avete sottratto l’identità, manco foste due pirati informatici: le mamme si chiameranno nonne, i papà nonni, le nonne scivoleranno in bisnonne. Io, tra frotte d’appellativi, aggiungerò ziommarco. Sandro si chiamerà papà e Lauretta diventerà mammalaura. Che spettacolo: oggi, assieme a voi due, siamo (ri)nati tutti per la prima volta, in una nuova identità: nessuno di noi, ieri, si chiamava così. E’ il potere assurdo di chi nasce bellissimo: tutto le sarà concesso, anche di rivoluzionare la grammatica, senza sentirsi insultare. Anzi! Non so che cosa i vostri cuoricini s’aspettino: oggi, con un’acrobazia che nessun nuotatore riuscirà mai ad imitare, dall’acqua vi siete tuffate fuori, invece che tuffarvici dentro come dai trampolini di tutte le piscine. Due piccolissime Venere in miniatura, di un Botticelli mai così familiare. Vi siete tuffate nel tempo, siete cadute dentro il tempo: dai sogni di mamma e papà – ch’era la casa dove per anni avete soggiornato gratis – oggi avete traslocato direttamente qui, nelle splendide colline odorose di guerra, vini e ciliegie: benvenute quaggiù, bambinebellissime! Non so se questo mondo vi piacerà o se vi arrecherà spavento: nel primo o nel secondo caso, non esiste comunque nessun mondo-di-scorta. E’ qui dentro che, da piccole artiste, imparerete a danzare sulle corde tese, passeggiare su strade sconnesse, accarezzare l’onda come foste due surfiste a Capoverde. Qui, perché dentro questa fantastica storia ch’è la vita, c’è una percentuale di bellezza nascosta gratis per voi due, su misura: andate a cercarvela, ne varrà la pena! Adesso che siete nate, l’altro grande mistero da scandagliare sarà quello di scoprire il perché siete nate: quando lo scoprirete, non so quale dei due giorni, un giorno, deciderete di festeggiare come vostra vera nascita.
Sappiate che sono mesi che, passando davanti a quella doppia-culla nella vostra cameretta, recitando l’Ave Maria, mi sembrava di vedervi già tutte e due all’opera: tutt’intente a sbocciare, pronte a ridere e fare ridere, a piangere e fare la cacca, a succhiare il latte dal seno della mamma, a fare i pugni al cielo per dire Ce l’abbiamo fatta a conquistare la vetta! Sono decine di settimane che, guardando la casa-pancione di vostra mamma (il vostro medico di fiducia), le dico: “Lauretta, ma è tutto vero davvero?” Ancora non ci posso credere che la natura abbia questo potere smisurato di fare nascere bambini e bambine così, a prima vista dal nulla. Guardandovi, però, è tutto dannatamente così vero che prometto di provare a non dubitare più. Se avrò dubbi, verrò in affitto nei vostri piccoli volti: verrò ad abitare con voi. Vi chiedo solo una piccola cosa (voi, in cambio, prendetevi tutto ciò che volete): crescete pure, diventate anche le bambine più fighe del mondo, le donne più felici di questo fantastico pianeta-terra. Però, vi prego (a manine giunte): rimanete sempre bambine, mi si spezzerebbe il cuore se voi perdeste la felicità che avete acquisita oggi.
E’ troppo bellissimo (scusa maestra se maltratto la grammatica) vedere che faccia ha la felicità.
Assieme, ve lo prometto, rinasceremo un’infinità di volte: tutte le volte che vorremo noi. E se qualche volta, pur di rinascere, cadremo tutti giù per terra, in cordata ci rialzeremo. Perchè noi tre non faremo mai errori: al massimo, quando cadremo, per noi rimarranno sempre e comunque dei tentativi errati di felicità.
Forza: andiamo a comandare, gemelline!
(Vostro) ziommarco