Veronique

Pilato è un giudice quaraquaquà. Ha il cuore che assomiglia ad una agenzia di affitti. “Affittasi!” ha appeso sulla fronte. Affitti brevi, affitti lunghi. Al posto dei monocali-bicamere-tricamere, però, lui affitta pensieri già pensati. È uno che giudica a seconda dell’umore della folla: vuol piacere a tutti, questo è il fatto serio e ridicolo. “Vorresti sapere a cosa sto pensando, Mammamia – bisbìglia con lo sguardo Cristo alla Madonna – Chiaro: tutto dipende da che giudice prende in mano il tuo fascicolo (Amen)”. Quand’era in vita, Lui faceva risuonare le parole nel cuore degli uomini; adesso in quella specie di tribunale, imbastito alla rinfusa, non vuole più parlare. Glielo dice con la bocca chiusa: “M’avvalgo della facoltà di non rispondere. Quello che dovevo dire, l’ho detto tutto”. Cede solo un attimo, quando Pilato, nel pretorio, vuol fare il saputello di fronte alla Sapienza: «Tu sei il re dei Giudei?» Domanda d’aceto, insulsa, tautologica. Cristo, misericordioso, ribatte con chiarezza: «Dici questo da te oppure altri te l’hanno detto sul mio conto?» (Gv 18, 33-34). Smascherato, Pilato! “Non è vendetta, nemmeno un moto d’ira – si confessa il Cristo – È che ne ho le scatole piene di stare assieme a gente che pensa pensieri già pensati. Gente che affitta pensieri: Pilato, per me, stasera deve chiudere la sua agenzia d’affitti”. No, quella di Pilato non è cattiveria, è il dramma dell’uomo politicamente corretto: forse, a furia di maneggiare il codice penale, si è lasciato viziare dal lusso e dalla prepotenza. “Capisco che stia maledendo il caso che gli è capitato tra le mani – prova a giustificarlo Cristo – ma basterebbe usare un po’ il cervello per capire ch’è tutta una macchinazione. Vabbè! (Amen) E così sia”.
Ha fatto vincere, ha fatto vivere Barabba: «Barabba era un brigante» (Gv 18,40). Capiterà sempre così, quando lasci scegliere alla folla incarognita e prostituita: sceglierà Barabba, sempre, al posto di Cristo. “Chissenefrega, avanti! – si ripete l’esortazione del Padre – Devo credere che sono il suo Figlio prediletto, l’amato. Mi fido, croce in spalla, forza cuoremmio”. Il pensiero degli amici è costante: spariti tutti, come passeri dopo una sassaiola. Eccetto Maria, non c’è più nessuno che venga a sedersi nell’intimo della sua tana di solitudine: “Un piano di riserva? mi sta chiedendo qualcuno. Quale piano di riserva: l’amore non ha piani di riserva. Quello se l’inventeranno i miei successori. Per questo, vedrete se sbaglio di tanto, ne incontrerete a bizzeffe di credenti molli e insoddisfatti”.
Tutto è compiuto! Nessun puledro, stavolta: croce in spalla! «Mammamia, guarda che ti sento addosso, anche se non ti vedo!». Qui, su per il Calvario, le botte le danno al Figlio, ma il tormento è di Maria. In tanti assistono allo spettacolo: quando passa si spostano leggermente, indietreggiano per pudore o per un malcelato sospetto d’esser giudicati infami a compatirlo. Veronica, invece, se ne frega di tutti, di tutto: passerà alla storia come la donna politicamente (s)corretta. Si stacca dal gruppo delle donne che si battono il petto e fanno lamenti a Gesù. Forse manco appartiene a quella ciurma di femmine: “Io, da bambina, mai avrei immaginato d’arrivare a questo punto – si dice tra sé mentre va incontro al Cristo-sfigurato – Eppure è per questo che sono nata, lo sento. Adesso lo capisco!” Veronica l’impavida: non ha paura, nessuna vergogna. La sua non è burocrazia: già in tante, forse pagate, fanno le lamentazioni. Lei è lei: Lo vede, s’intenerisce, si avvicina. Gli asciuga quel suo dolcissimo Volto con un fazzoletto, Gli toglie «la comune polvere, la polvere di tutti, la polvere della sua faccia; incollata dal sudore» (Ch. Péguy). Nessuna distanza, va a mescolasi col più Grande Condannato della storia: “Grazie, Padremmio: dopo la pavidità di Pilato, Veronica è la tua risposta al mio cuore!” Questo gesto avrebbero dovuto farlo gli apostoli, altro che fuggir via come pavidi fuggiaschi. Hanno la faccia così sozza che hanno deciso di non inserirla nei loro Vangeli: “Si raccomanda la censura!” si sono accordati loro quattro. Chissenefrega! A Veronica basta il sorriso di Gesù: “Pago quel che c’è da pagare – risponde alla folla cretina – ma al cuore non è dato di comandare”. Appeso alla croce, Cristo ripensa a quel fazzoletto. La dolcezza vincerà sempre sulla violenza: “Grazie Veronique!” Lei, da lontano, poggia il viso sul fazzoletto sporco di sangue.

(Leggi il Vangelo della Passione secondo l’evangelista Giovanni)


Editoriali della Quaresima 2021
Mercoledì delle Ceneri, Ricordati che sei polvere (di stelle), 17 febbraio 2021
I^ Domenica di Quaresima, Cristo in controvento, 20 febbraio 2021
II^ Domenica di Quaresima, Il divino Lavandaio27 febbraio 2021
III^ Domenica di Quaresima, Vendono il sole per comprare una candela, 6 marzo 2021
IV^ Domenica di Quaresima, Chiaroscuri sui pipistrelli13 marzo 2021
V^ Domenica di Quaresima, La voglia di Te è più forte della voglia di me20 marzo 2021
Domenica delle Palme, Il Diomendicante e il frutto della Passione, 27 marzo 2021
Giovedì Santo, Masticami, Giuda. Ovverosia del Giovedì Santo1 aprile 2021

La Quaresima con Giotto
I^ giovedì con Giotto, L’ingiustizia e la giustizia, 18 febbraio 2021
II^ giovedì con Giotto, L’incostanza e la fortezza25 febbraio 2021
III^ giovedì con Giotto, L’ira e la temperanza4 marzo 2021
IV^ giovedì con Giotto, La stoltezza e la prudenza, 11 marzo 2021
V^ giovedì con Giotto, L’infedeltà e la fede, 18 marzo 2021
VI^ giovedì con Giotto, L’invidia e la carità25 marzo 2021
VI^ Giovedì con Giotto, La disperazione e la speranza, 31 marzo 2021

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Dal 2 marzo, in tutte le librerie, Dei vizi e delle virtù (Rizzoli 2021), il nuovo libro di Papa Francesco e Marco Pozza

A Padova, nella Cappella degli Scrovegni, uno dei massimi capolavori dell’arte occidentale, Giotto racconta il percorso della salvezza umana attraverso le storie di Gesù e di Maria sulle pareti e il Giudizio Universale sulla controfacciata. Nel registro inferiore, in bianco e nero quasi fossero formelle in bassorilievo, Giotto dipinge le quattro virtù cardinali e le tre teologali alla destra del Cristo giudice, e alla sinistra sette vizi che delle virtù rappresentano il contraltare. Proprio a queste coppie di opposti – ingiustizia-giustizia, incostanza-fortezza, ira-temperanza, stoltezza-prudenza, infedeltà-fede, gelosia-carità, disperazione-speranza – è dedicata la nuova conversazione tra Papa Francesco e don Marco Pozza. Le virtù sono le strade che conducono alla salvezza, i vizi quelle che finiscono nella perdizione: “Le virtù ti fanno forte, ti spingono avanti, ti aiutano a lottare, a capire gli altri, a essere giusto, equanime. I vizi invece ti abbattono. La virtù è come la vitamina: ti fa crescere, vai avanti. Il vizio è essenzialmente parassitario”. Riflettere su questi temi serve a “capire bene in quale direzione dobbiamo andare, perché sia i vizi sia le virtù entrano nel nostro modo di agire, di pensare, di sentire”. Per questo, ogni capitolo è arricchito da un testo di Papa Francesco che approfondisce un tema del dialogo e da una storia di vita che don Marco Pozza ha ricavato dalla sua esperienza di cappellano del carcere di Padova. Perché nella vita quotidiana vizi e virtù procedono sempre intrecciati, e questo libro è un percorso che ci consente di ripensare insieme il compito, difficile e necessario, del discernimento tra il bene e il male.

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