Nessuno si illuda sul finale: pare sia stato tutto tempo perso. Uscitosene di là, il mercato ha ripreso vita. Somigliavano, i venditori templari, agli ambulanti abusivi che popolano le città: sistemano la merce contraffatta sopra dei teli, poi la presentano bene-bene, pronti ad acciuffare al volo teli e mercanzia, qualora la vedetta annunci l’arrivo dei lampeggianti. Puff! Sparito tutto, spariti tutti, là dietro l’angolo, il pilone, là sotto il ponte. Poi, tempo qualche attimo, si rimettono dove stavano prima, a fare le cose di prima: pronti alla vendita, pronti alla fuga, pronti a spacciare per originali merci contraffatte. Tanto sanno che, prima o dopo, ci sarà qualcuno che comprerà, il pesce abboccherà: «La gente non compra per ragioni logiche. Comprano per ragioni emotive» (Z. Ziglar). Sul mercato abusivo del Tempio, Cristo ha avuto lo stesso successo della Polizia con i senegalesi di Castel Sant’Angelo, di viale Condotti: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!» Risultato? Tutto per aria, tutto da rifare.
Tutto come prima: un acquazzone in pieno agosto. E il caldo raddoppia.
In Oriente, Cristo lo sa, i nonni insegnano ai bambini un proverbio: «Non vendere il sole per acquistare una candela». Questo accadeva là dentro: Cristo, senz’ammetterlo, se lo volevano comprare a suon di quattrini, di polli, di arrosti, di pellame e colombe. La fede, già allora, correva il rischio di farsi baratto: “Dio, prendi questo sangue, queste midolla, questa capra: in cambio dammi!” L’idea era quella della Borsa: nella Borsa, ogni volta che qualcuno vende, un altro è lì a comprare, entrambi pensano di essere astuti. Cristo, nel tempio, ha fissato un budget: “Nessun prezzo sulla Grazia!” Loro, venditori d’anime e di colombe, han rigirato la faccenda: “Un budget ci dice ciò che non ci possiamo permettere, ma non ci impedisce di acquistarlo”. Han tirato dritto, Lui ha taciuto. Poi, in privato, ha risposto ai Giudei perché fosse chiaro a tutti chi era, perché reagisse così: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Mammasantissima: non l’avesse mai detto! Il Tempio, le candele, le pezze di formaggio. Gli incensi, le lotterie, la sagra paesana, i biglietti per Gardaland. Costui, a lasciarGli aperta la bocca, avrebbe azzerato il loro merchandising in quattro e quattr’otto. “Non è permesso che dica queste cose, chi è lui? Queste pietre costano, hanno valore, ci han impiegato stagioni, investito soldi, firmato appalti” Spiegate, a gente così, che la ricchezza non è la pietra ma la cattedrale! Stavano tutti a veder le pietre: “I proventi del Parmigiano andranno per il restauro del campanile” ha scritto un parroco in fondo alla chiesa, vicino a delle forme di Grana Padano in (s)vendita. Era in gioco il destino dei sassi del campanile: il fine e i mezzi. Il solito dubbio.
Non perdette tempo: lasciò il sospetto d’aver perso. Ci tenne, però, a fare sapere che Lui non ci stava, che con Lui quelle cose erano giunte al capolinea. Che se Dio è una madre che ama, l’amore di una madre non si va a comprarlo, barattarlo, mendicarlo. C’è, basta, tuttogratis: punto, a capo. Nessuno Gli dette credito? Va detto, ad essere onesti, che qualcuno iniziò a dare retta al Cristo-fustigatore. Ma solo dopo aver iniziato a vedere dei segni. Tardi perché Lui si fidasse di loro: «Gesù non si fidava di loro, perché conosceva tutti. Conosceva quello che c’è nell’uomo» (cfr Gv 2,13-25). Vedendoli ritornare, appena dopo, ai loro posti, non tornò indietro a duplicare il gesto: “Paganini non ripete, signori miei!” Tornerà, la seconda volta, per dire che aveva ragione Lui sui tre giorni lavorativi necessari per rimettere in piedi il Tempio sfaldato. Fatto sta che, d’allora, chi nel Tempio speculava sulle azioni divine gli fece trovare dei chiodi a mo’ d’avviso. Il che non scompose più di tanto Cristo: sapeva bene che investire con successo significa anticipare le anticipazioni degli altri. Anche in questo li aveva anticipati: sarebbe bastato per capire il suo carattere, la sua (vera) provenienza. Bastava volerlo.
(da Il Sussidiario, 6 marzo 2021)
Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: «Lo zelo per la tua casa mi divorerà».
Allora i Giudei presero la parola e gli dissero: «Quale segno ci mostri per fare queste cose?». Rispose loro Gesù: «Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere». Gli dissero allora i Giudei: «Questo tempio è stato costruito in quarantasei anni e tu in tre giorni lo farai risorgere?». Ma egli parlava del tempio del suo corpo.
Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù.
Mentre era a Gerusalemme per la Pasqua, durante la festa, molti, vedendo i segni che egli compiva, credettero nel suo nome. Ma lui, Gesù, non si fidava di loro, perché conosceva tutti e non aveva bisogno che alcuno desse testimonianza sull’uomo. Egli infatti conosceva quello che c’è nell’uomo (Giovanni 2,13-25).
Editoriali della Quaresima 2021
Mercoledì delle Ceneri, Ricordati che sei polvere (di stelle), 17 febbraio 2021
I^ Domenica di Quaresima, Cristo in controvento, 20 febbraio 2021
II^ Domenica di Quaresima, Il divino Lavandaio, 27 febbraio 2021
La Quaresima con Giotto
I^ giovedì, L’ingiustizia e la giustizia, 18 febbraio 2021
II^ giovedì, L’incostanza e la fortezza, 25 febbraio 2021
III^ giovedì, L’ira e la temperanza, 4 marzo 2021
Dal 2 marzo, in tutte le librerie, Dei vizi e delle virtù (Rizzoli 2021), il nuovo libro di Papa Francesco e Marco Pozza
A Padova, nella Cappella degli Scrovegni, uno dei massimi capolavori dell’arte occidentale, Giotto racconta il percorso della salvezza umana attraverso le storie di Gesù e di Maria sulle pareti e il Giudizio Universale sulla controfacciata. Nel registro inferiore, in bianco e nero quasi fossero formelle in bassorilievo, Giotto dipinge le quattro virtù cardinali e le tre teologali alla destra del Cristo giudice, e alla sinistra sette vizi che delle virtù rappresentano il contraltare. Proprio a queste coppie di opposti – ingiustizia-giustizia, incostanza-fortezza, ira-temperanza, stoltezza-prudenza, infedeltà-fede, gelosia-carità, disperazione-speranza – è dedicata la nuova conversazione tra Papa Francesco e don Marco Pozza. Le virtù sono le strade che conducono alla salvezza, i vizi quelle che finiscono nella perdizione: “Le virtù ti fanno forte, ti spingono avanti, ti aiutano a lottare, a capire gli altri, a essere giusto, equanime. I vizi invece ti abbattono. La virtù è come la vitamina: ti fa crescere, vai avanti. Il vizio è essenzialmente parassitario”. Riflettere su questi temi serve a “capire bene in quale direzione dobbiamo andare, perché sia i vizi sia le virtù entrano nel nostro modo di agire, di pensare, di sentire”. Per questo, ogni capitolo è arricchito da un testo di Papa Francesco che approfondisce un tema del dialogo e da una storia di vita che don Marco Pozza ha ricavato dalla sua esperienza di cappellano del carcere di Padova. Perché nella vita quotidiana vizi e virtù procedono sempre intrecciati, e questo libro è un percorso che ci consente di ripensare insieme il compito, difficile e necessario, del discernimento tra il bene e il male.
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