Veneto, terra di santi e di esploratori, di eroi e di imprenditori, di contadini e di emigranti. Veneto, sconosciuto ai più. Perché i più si fermano in pianura: in laguna, a Venezia, oppure, a Padova, città universitaria. Spesso, ignorando il resto della Regione: le colline, le montagne, le vallate, gli alpeggi, le montagne mozzafiato che, dal Veneto, si dirigono verso il Trentino, da una parte e il Friuli, dall’altra.
Nel mezzo, abbarbicati sulle creste, ci stanno loro: i montanari-testa dura. Abituati all’asprezza di una vita passati a sottrarre centimetri alla montagna, per poter condurre un’esistenza non certo agiata, ma – quanto meno – apprezzabile. Avvezzi a contare sulle proprie forze per risollevarsi dopo ogni colpo del destino. Allenati a dover fare i conti con le esigenze della natura che li circonda, oltre che con le proprie.
Nel mezzo, ci stanno proprio loro: quelli dei monti. Quelli che, questa volta, se la sono vista brutta.
Più della pioggia, poté il vento. Centinaia gli alberi abbattuti, fino a trasformare completamente il paesaggio della valle dell’Astico e dell’Agordino. L’Altopiano conta i caduti, come, anzi persino peggio che in guerra (neppure i danni ambientali della Prima Guerra Mondiale si erano – infatti – rivelati tanto devastanti): si stima che sia stato abbattuto dal vento circa il 10% del patrimonio boschivo.
Pini ed abeti: sempreverdi possenti, svettanti sulle cime dei nostri monti, tra le nostre valli a fiancheggiare le strade ed i ponti, muti ed impotenti testimoni della nostra storia. Da sempre, simbolo di forza e di stabilità. Invece, questa volta, neppure loro sono stati in grado di reggere alla forza d’urto delle raffiche di vento che hanno imperversato nella regione, nei giorni scorsi.
Scenari apocalittici hanno accolto soccorritori e volontari. Frane, alberi divelti, strade interrotte, corrente elettrica saltata, vie di comunicazione completamente ko. Le riprese aeree dei luoghi che il maltempo di questi giorni ha distrutto sono a dir poco strazianti: in luogo di verdeggianti distese, alberi giganteschi – che, per anni, hanno vegliato, come muti testimoni, sui nostri destini – ora giacciono, inerti, a terra, come birilli d’infantile memoria. Folate di vento impietose hanno devastato, in pochi giorni, quanto la pazienza di decine di stagioni avevano fatto crescere e rinvigorire.
Loro, al posto di noi. Quasi mistica memoria, le loro radici, che proteggevano la solidità del terreno, arrendendosi, hanno sopportato sopra di sé i colpi sferzanti in un ultimo sacrificio, quasi a proteggere gli abitanti della valle da danni ancora maggiori.
A Rocca Pietore (BL), la scuola è chiusa, ma piena di gente. Volontari lavorano per i volontari al lavoro: è infatti presso il plesso scolastico che si sono dati appuntamento, per preparare i pasti ai volontari, arrivato qui da tutta Italia, per dare una mano. «Io non ho forza per spalare. Però so cucinare, quindi sono venuta qui!» dice una di loro. Ecco lo spirito giusto: non ha senso parlare di chi sia più utile; ciascuno può diventarlo, nella condivisione di ciò che ha e ciò che è. Dimostrazione di come, attraverso la quotidiana semplicità, sia possibile coltivare quella resilienza che ci spinge ad affrontare anche le avversità più devastanti e distruttive, con la speranza in un domani migliore.
Diffusi i danni: molto colpite le province di Belluno, Treviso e Vicenza, in particolare i comuni montani, quelli più piccoli, più isolati: quelli con meno risorse immediatamente disponibili, in caso di necessità. Quelli che non guadagnano le prime pagine dei quotidiani e i primi servizi nei notiziari, perché non sono abbastanza glamour per attirare gli sguardi curiosi e modaioli degli spettatori: non sono abbastanza fashion da dettare moda e fare audience.
I grandi media nazionali non hanno concesso grande spazio a quanto accaduto in Veneto: non importa. Chi vive in montagna non cerca la notorietà e sa affrontare, con coraggio, ogni avversità, nella certezza, che non si tratta né della prima né dell’ultima da affrontare.
Coraggio, Veneto: rialzati!
Fonte immagine: Corriere del Veneto
Fonti:
Polenta e capriolo per i soccorritori
Il Giornale di Vicenza