sfinge

Gettò per un’ultima volta lo sguardo al portone di casa e indirizzò a quel suo piccolo mondo l’ultimo saluto: «Prese un mantello, allacciò i suoi sandali, e disse a sua madre una parola d’addio che non sarà mai conosciuta» (F. Mauriac). La sua ora era scoccata, l’ora per la quale era venuto al mondo, s’era fatto-grande, aveva investito trent’anni di silenzi, s’era fatto Figlio e pure garzone di bottega. Il giorno in cui partì, partì senza più voltarsi indietro. Partì che il tempo era brutto: “Dove vai, stamattina, che è brutto-tempo? Tempesta!” Gli avranno suggerito le anime pie. Il tempo era pessimo sul serio: «Dopo aver saputo che Giovanni era stato arrestato». Anche per colpa-sua: aveva spinto troppo sull’acceleratore del Regno-di-Dio annunciandolo, promettendolo. Mostrandolo quasi all’opera. Quel giorno, insomma, era il meno indicato per partire e parlare ancora di quelle cose per le quali Giovanni stava vendendo cara pelle e testa. Appunto perché il giorno e l’ora sembravano le meno indicate, Cristo allacciò i sandali: partì. Passò alla storia come il più gran bastian-contrario della storia. Gli hanno incarcerato il suo più caro amico, a mo’ di minaccia per Lui. Lui che fa? Parte! Con sulle labbra le medesime parole per le quali l’amico era stato messo nella gattabuia: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo». Punto.
È pazzesco, Cristo: non c’è minaccia che lo fiacchi, l’attimo meno opportuno è sempre l’attimo a Lui più opportuno. Col vento-contro, senza olio nel motore, il suo fisico scatta come una molla tirata alla perfezione. Prese, dunque, il mondo in contropiede: l’incendio, mano a mano che avanzavano i suoi passi, dilagava. Un fuoco-divorante che mise fuoco persino all’acqua, agli uomini più esperti di acque e di pesci. Quel giorno, a Cafarnao, l’accelerazione fu da brividi: da zero a cento in uno sguardo. Non fu una questione di tempistica – “Da zero a cento in meno di un secondo” recita il marketing automobilistico – bensì di seduzione, d’attrattiva: «Vide Simone e Andrea (…) Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». La prospettiva era poco lusinghiera: pescare era il loro mestiere, ereditato per via di sangue. Quel cambio di destinazione d’uso – non più pesci bensì uomini – parve loro di una grandezza unica: «Subito lasciarono le reti e lo seguirono». Il fuoco era pronto, la legna accatastata, il frutto maturo: Cristo li vide e loro, essendo stati visti, Lo videro. S’accorsero della grandezza ch’era nascosta in quello sguardo: una forza d’urto così la loro muscolatura, pur avvezza a battagliare con i cavalloni marini, mai l’avevano percepita. Era gente povera del lago, la povera-gente del lago: divennero i suoi più fidati compagni a spasso per il mondo. Non erano persone capaci: per questo Lui se li scelse. A scommettere sui vincenti, come a governare con la paura, sono capaci tutti. La sua, se proprio voleva essere una sfida, doveva essere d’avanguardia, la meno scontata. Fu per questo che scelse per sé gli incapaci, che ancora oggi si ostina a scegliere gente poco-capace come me: per poi divertirsi a renderli capaci di quelle cose per le quali si erano mostrati esattamente i più incapaci. È tutta gente che, sul punto di crepare, darà la vita per quel Maestro dal fiuto geniale.
Partì, dunque, nel momento meno consigliato, pronunciando parole che più importune non potevano essere, scegliendosi come compagni di viaggio uomini che più incapaci non ce n’erano. Però partì, cioè non s’arrestò di fronte al fluire lento degli eventi. Per quel suo coraggio di partire – mentre tutti Lo invitavano a riposare ancora un po’ – un giorno vincerà alla grande, perdendo alla grande: la Croce rimarrà il risultato più controverso della storia. Ancora oggi, guardandola, c’è chi dice: “Ha perso tutto!”. E c’è chi dice: “Ha vinto alla grande!” Lui è ancora lì, ad intonare la solita-sfida: «Credete nel Vangelo», immergetevi dentro quelle parole. Altri capiscono il contrario: “Credete al Vangelo”, basta che lo ascoltiate con le orecchie. C’è di tutto in chiesa, stamattina, come quella mattina: Cristo pulisce la Sfinge con spazzolini da denti. È per questo che io guardo a Francesco: è una barchetta da pesca col coraggio di un cacciatorpediniere.
Mi basta quel suo sguardo-infiammato, come bastò ai pescatori quel Suo sguardo-infuocato.

Dopo che Giovanni fu arrestato, Gesù andò nella Galilea, proclamando il vangelo di Dio, e diceva: «Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete nel Vangelo».
Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. Gesù disse loro: «Venite dietro a me, vi farò diventare pescatori di uomini». E subito lasciarono le reti e lo seguirono. 
Andando un poco oltre, vide Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, mentre anch’essi nella barca riparavano le reti. E subito li chiamò. Ed essi lasciarono il loro padre Zebedèo nella barca con i garzoni e andarono dietro a lui (Marco 1, 14-20).

 

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