Né bella né sexy. Ma certamente intraprendente e volitiva. E non poteva essere altrimenti in quel nord-est produttivo che sull’intraprendenza ha costruito grattacieli, tristezze e polvere. Un "doposcuola" gradito quello che un’educatrice ventitreenne – in forza al Seminario dei Padri Scalabrini di Bassano del Grappa – offriva a cinque ragazzini extracomunitari. Forse un concetto di integrazione un po’ troppo spinto. O un malriuscito tentativo di concentrare nozioni, sentimenti ed educazione nello spazio di una lezione scolastica. Un po’ diavolo e acqua santa in una scuola gestita da religiosi. Eredi e figli di una chiesa fatta di uomini dove, al di là delle parole, la donna è in qualche misura ancora sospetta e sospettata.
Bersaglio fallito: per troppo zelo, per noncuranza, per ingenuità. Eppure oltre al teorema di Pitagora e alla mole de I fratelli Karamazov, alle poesie da memorizzare (fino a togliere loro il sapore) e le equazioni da sciogliere pure il cuore bramerebbe una considerazione maggiore tra i programmi scolastici. Cuore come centro della spiritualità e dell’intelligenza, delle passioni e degli affetti. Ma anche della decisione e della volontà. Fu volontà del Cartesio filosofo additare al mondo esterno la fonte della conoscenza. Condannando in gattabuia la lucentezza dell’interiorità fino a renderla responsabile degli insuccessi cognitivi. Così oggi, abilissimi nell’apprendere il segreto delle tecnologie ultima generazione, c’imbattiamo in giovinezze che dei sentimenti conoscono e abusano il contenuto. Senza che nessuno abbia spiegato loro le istruzioni d’uso. Ingobbiti sui corsi d’informatica, massacrati d’informazioni sulle nanotecnologie e sulle particelle, indottrinati sullo scudo spaziale e i protocolli di Kyoto non sanno più che farsene delle emozioni. Cioè del loro vissuto. Semplicemente le ignorano. Le temono. Le fuggono. Le nascondono. Tanto sull’uscio di casa, a campanella suonata, una domanda sulla situazione del cuore si fatica a intercettarla. Si sentono quesiti sui risultati scolastici, resoconti di pagelle, cronache di impegni. Ma del cuore nessuno sembra interessarsene. Qualora un velo di tristezza offuscasse un week-end la colpa è sempre della "tempesta ormonale" o del "ci siamo passati tutti per quell’età".
Non volendo accorgersi che un’educazione del cuore e un’alfabetizzazione dei sentimenti ringiovanirebbero la stanca permanenza mattutina sui banchi.
Banchi intagliati col temperino per sfogare sentimenti mai compresi.
O spiegati.