Il ritardo è tratto saliente di un matrimonio, pepe sulla minestra in un giorno tutto particolare nei cuori amanti. Pur accanito sostenitore della puntualità, una quasi forma di fanatismo, ammetto che un leggerissimo ritardo rispetto all’orario previsto – qualche pugno di secondi – rende accattivante l’istante, l’attesa. Di solito, al mio paese, è la sposa a tardare: qualche attimo di ritardo è cagione di suspence – “È partita da casa? Speriamo non trovi traffico! Forse ha cambiato idea?” -, ma troppo ritardo è motivo di brontolii soffusi: “È un ritardo esagerato. Comincia male! È un’ora che la stiamo aspettando”. Il ritardo, quand’è esatto, porta alla piena maturazione del desiderio, quand’è esagerato è la causa della stanchezza del desiderio: “Mi sono stancato d’aspettare, Vado!”. La Buona-Notizia di Cristo è l’avventura di uno sposo in ritardo: «Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono». Non dev’essere stato ritardo di poco conto: per quello basta un caffè al bar, qualche confidenza sul vestiario, quattro passi sul sagrato della chiesa. Dev’esser stato gigante se tutte e dieci le spose si sono rovesciate in un sonno profondo. Smunte per troppa attesa: “Ormai non arriva più. Sedotte e abbandonate: buonanotte, sognatrici”. Luci e cuori spenti.
Lui arriva. A ragionar con la sua logica quello che per noi è ritardo per lui è l’istante massimo della puntualità. Valle a capire le sue ore: «Dio è sempre una sorpresa e, dunque, non sai mai dove e come lo trovi, non sei tu a fissare i tempi e i luoghi dell’incontro con Lui» (Francesco, Evangelii gaudium). Gli dai appuntamento, Gli fissi posto-e-ora, sogni che Lui sia puntuale. Lo è stato, lo è, lo sarà: il soprannome di Dio è Puntualità. Lo è, a modo suo: nessuno conosce la creatura – coi suoi ritmi, esigenze, fastidi – più del Creatore. Sostenere il contrario, che la creatura conosca meglio il Creatore, è ustionarsi al fuoco dell’amore: «Presero sonno tutte e si addormentarono». Il sonno è di Satana, l’attesa è di Dio. Che rovina il sonno di Satana con un grido: «Ecco lo sposo! Andategli incontro!». L’amore è voce nel silenzio, luce dentro il buio, presenza nell’assenza: annunciarsi quando tutto sembra perduto, il sogno pare andato in frantumi, l’amore ridotto a frammenti. Un’iradiddìo di attestazioni in merito, una sfilza di città, fatti accaduti: Betlemme, Cafarnao, Naim, Betania, Gerusalemme. Aggiungetene: sono tutte le tappe di un Dio che pare essere perennemente in ritardo rispetto alle urgenze di quaggiù. Poi, perse tutte le speranze, «ecco lo sposo!”». Gridare non è parlare: è verbo urgente, azione imminente, avvisaglia. Agguato, imboscata, stupore. Fretta: «Andategli incontro!» In ritardo, è sempre lo sposo. Corrergli incontro, incrociarne lo sguardo, è già perdonargli d’essere giunto tardi: è pur sempre l’Amato. Ritrovato l’amore, dei ritardi si parlerà dopo: l’importante è abbracciarsi forte. Ritrovarsi nell’ora in cui ci si sentiva perduti.
La voce grida: «Eccolo, andate!”». Sveglia, alzatevi, correte: sta arrivando, andategli incontro. Perché solo andandoGli incontro si svela la ragione del suo tardare: ha tardato perchè verificassimo di quanto olio siamo capaci. «Dateci un po’ del vostro olio (…) No, che non venga a mancare a noi e a voi. Andate dai venditori, compratevene». Più che maleducazione di donne è verità sacrosanta: quell’olio non può essere prestato. L’amore è opera, operazione, costruzione: l’opera d’amore c’è, oppure non c’è. “No, andate e amate. Poi tornate con l’amore raccolto, perché donato”. È materia seria il ritardare di Dio: ritarda per allenare il desiderio, il suo ritardo è verifica della quantità d’olio a disposizione, il grido è risveglio dal sonno. Strano che tutti facciano brutta figura: lo sposo in ritardo, le lampade senz’olio, la porta che si chiude, la gente che sta fuori. Cristo esagera per svegliare e concentrare. E’ la più strana faccenda mai accaduta: con l’Amore sono vietati i ritardi. Se chiede che i suoi siano accettati, sin quasi a sognare il suo ritardo per misurare il nostro desiderio di Lui, ai nostri Dio non s’abituerà: esserci – quando il treno passa, lo sposo arriva – è imparare a vivere da-Dio. Con-Dio: nulla è più fastidioso d’accorgersi che la batteria è scarica quando la chiamata è urgente, Dio sotto-casa. Arrivato per fare una foto con te.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola:
«Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Matteo 25,1-13).
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