QUADRATO01

Adoro, quando sono in fila alle Poste, sbirciare quello che la gente scrive sulle buste, prima del nome del destinatario: “Egregio, dottore, reverendo, stimatissimo, pregiatissimo, signora, cavaliere”. Una sorta di santificazione-del-nome sulla carta che poi, a seconda del tipo, dice anche la specificità di una lettera. Come di una lettera, così è del Padre nostro, il cui esordio è stato da batticuore: «Padre nostro che sei nei cieli». Abbiamo gustato l’ebbrezza d’invocare Dio “Padre”, Padre-nostro. Che, a conti fatti, è l’esatto contrario della solitudine, il suo estremo opposto. Anche con Dio, però, capita come con tutte le creature: posso conoscerle di vista, ma solo se conosco il loro nome posso dire di conoscerle davvero. «Le lettere del proprio nome – scriveva Elias Canneti – hanno una terribile magia, come sei il mondo fosse composto di esse. Sarebbe pensabile un mondo senza nomi?» (La lingua salvata) Perché nel nome sono nascoste un’iradiddìo di cose, tant’è che sentirsi chiamare per nome ci procura il batticuore. Le parole hanno un significato, i nomi hanno un potere: nelle pagine della Scrittura Sacra certe chiamate sono così forti da far cambiare il nome che si porta-in-dote. Nel nome c’è origine e destinazione.
Ci fa sentire dei pezzi-unici, fatti-su-misura.
Qual è il nome di Dio? È strana questa storia: di solito sono altri a scegliere il nostro nome. Dio, invece, è l’unico che se lo sceglie: «Io sono colui che sono» confida a Mosè. Che nessuno, pronunciandolo, pensi di possederlo: «Dio solo ha il potere di nominare se stesso. Il suo nome non può essere pronunciato da labbra umane. Il suo nome è la sua parola» (S. Weil). L’unico desiderio di Dio è che il suo nome non venga bestemmiato, che «sia santificato»: che non venga pronunciata questa parola, eccetto quando non si può fare a meno. Ma cos’è il nome, cos’è santificazione-del-nome? Ho conversato, per strade randagie, con lo scrittore napoletano Erri De Luca, da anni il mio teologo di riferimento. E con suor Caterina Maria dell’Eterno Padre, reclusa nella clausura di Napoli: tutto valzer di nomi.
Una puntata sul nome, sul nome più ardito e folle: quello di Dio, della divinità. Cancellare il nome di Dio è il tentativo dei falsi profeti. Il salmo 6 contiene una riga che m’imbarazza, fin quasi a strattonarmi, quando lo prego: «Nessuno tra i morti ti ricorda. Chi negli inferi canta le tue lodi?» Se nessuno intona il nome di Dio, Dio è assente. Il destino della sua presenza è legato al nostro chiamarlo per nome: «Sia santificato il tuo nome». E’ come se Dio avesse bisogno di una cassa di risonanza – l’uomo, la mia miseria – per fare in modo che tutti sentano come si pronuncia correttamente il nome.
Léon Bloy scrisse: «Esiste un’unica infelicità: quella di non essere santi». Che, a conti fatti, è il nocciòlo di questa seconda invocazione del Padre-nostro: “Fa’, o Dio, che il mio nome non sia d’inciampo alla bellezza del nome-tuo”. Che Dio nasconda il suo nome nella miseria del mio nome, è roba da non prendere sonno.

Buona settimana!
don Marco Pozza


Un grazie d’esordio. Per l’esordio
E’ andata in onda mercoledì sera, 25 ottobre 2017, su Tv2000 la prima puntata di Padre Nostro, un programma di Andrea Salvadore e Marco Pozza, con la partecipazione straordinaria di Papa Francesco. Sento il dovere di ringraziare di cuore tutti voi per l’inaspettata risposta nella serata d’esordio: quasi 300.000 telespettatori ci hanno seguito dall’inizio alla fine della puntata. La vostra fiducia la leggiamo come invito a continuare su questa strada: fare televisione può essere un’occasione valida e fruttuosa di dire-Dio laddove l’uomo racconta la sua vita, intrecciandone fascino e meschinità. Vi aspettiamo mercoledì sera (1 novembre) alle ore 21.00, su Tv2000 per la seconda puntata dal titolo «Sia santificato il tuo nome», Per ulteriori info, consulta il sito di Tv2000.



 RIEPILOGO DEGLI ULTIMI ARTICOLI PUBBLICATI

Credo in un solo Dio. Che è il Dio della gelosia

Il mestiere di Dio

«Padre Nostro che sei nei cieli» – (I^ Puntata)

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