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Non fare il pagliaccio!” Esclamazione di sfottò. A volte, velata da un sotterraneo ma reale desiderio denigratorio; altre, per sorvolare con leggerezza su atteggiamenti puerili, poco consoni o ilari! A un adulto della miglior specie non si confà!
Per far ritornare alla luce, invece, la freschezza e la bellezza del bambino sano che c’è in ciascuno di noi ci hanno pensato dei bambini di Barcellona! Genesi di una storia da pelle d’oca!
Clown senza frontiere” prende vita quasi 25 anni fa, solo il potere del piccolo poteva scuotere l’adulto assopito.
Dei bambini di una scuola di Barcellona un giorno benedetto hanno incontrato un clown professionista. Nello stesso periodo, erano in contatto con altri bambini, come loro, di una scuola dei Balcani. In quegli anni in quel lato dell’Europa i bombardamenti e il continuo rombo degli aerei in assetto da guerra erano pane e rumore quotidiano. In un ordinario scambio tra bimbi, la domanda che risvegliò da un immobile sonno l’adulto anestetizzato dalla sofferenza fu di una semplicità inaudita: “Voi sapete cosa ci manca più di tutto? Ridere!”.
Il sorriso, il grande assente! Un’azione così sottovalutata eppure di portata mondiale! È così che queste creature spagnole, intuitive e creative, hanno ben pensato di “spedire” dall’altra parte dell’Europa un clown che a loro volta li aveva fatti ridere.
Di regalo in regalo, da semplice viaggio “suggerito” a organizzazione mondiale! Il sorriso è stato contagioso! Questi clown, tutt’oggi presenti in tantissimi paesi in tutto il pianeta, possono raccontare e narrare storie di sorrisi esplosi nel silenzio e di speranza riaccesa. Uomini e donne professionisti in tutto il globo terrestre, in punta di piedi entrano in case o villaggi o campi di frontiera, al confine, quello vero, quello dove un passo più in là rischi di venire fucilato, luoghi teatri di disastri. In terre segnate dalla guerra, dall’odio, dai soprusi, dalla lotta alla sopravvivenza quotidiana entrano questi clown, valigia alla mano, passo felpato come l’ospite che non vuole invadere e semplici sorrisi.
Donne e bambini, i poveri senza voce, quelli che nessuno vuole stare a sentire e  “anche solo una semplice reazione come sorridere ricorda loro di avere una voce”. Nessuna ideologia da portare, nessuna soluzione, nessuna selezione di pubblico, solo occhi che tornano a guardarsi, sguardi che si alzano e che si accendono. Musica, circo, teatro, ingredienti universali per ricreare contatti complici al di là di caste, ruoli, gerarchie.
Stupidità illimitata” per ridare vita al bambino dentro ciascuno, nessuna idiozia ma solo leggerezza. Il clown gode e scherza dei propri errori, “ama cadere”! E fa sentire ciascuno ancora in diritto di rilassarsi, anche solo per qualche ora. Incontri e speranze riconsegnate a bambini che si sentono dimenticati da un mondo troppo impegnato a farsi la guerra e che per la prima volta si accorgono di esistere. Finalmente qualcuno dirà, in chissà quale altra parte del globo, che loro ci sono!
Questa di “Clown without borders” è una storia di ordinaria follia, di occhi e cuori che hanno saputo cogliere, vedere, amare e reagire di fronte alla “fame” che aveva incrociato la loro vita. Storia di uomini che si son messi al servizio di chi passa una vita intera a nascondersi e sopravvivere. Intuizione di trasparenza e profondità bambina che ha dato vita a un circolo virtuoso di bene. Occhi e cuore aperti allora! Anche noi! Per saper cogliere la “fame” che ci cresce attorno e per  lasciare libero spazio alla creatività dell’Amore e delle sue risposte così s-travolgenti!

 

Ringrazio personalmente Sara, colei che mi ha narrato questa storia e che con “Clown in valigia” collabora con questa organizzazione internazionale.


Per saperne di più:

https://clownswithoutborders.org/projects/turkey-july-2017/

https://clownswithoutborders.org/about-us/

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