In una normale mattina di aprile, con la testa già in piena attività, visualizzo mentalmente il planning della giornata e nel frattempo metto in moto la macchina. Frizione, retro, specchietto. Gesti automatici dal gusto di una ritualità che regala argini sicuri a giornate che prendono deviazioni impreviste. Come un mistero si accende una spia arancione, una macchinina illuminata “zigzaga” sul cruscotto. “Partenza in salita assistita”, dice il display. D’istinto rido e subito penso a Marco, il mio non solo amico ma pure amico meccanico, che sicuramente mi avrebbe preso in giro se fosse stato lì, sottolineando la mia poca affinità col mondo automobilistico e la mia oramai ufficiale “sfiga” in questo rapporto donna-motore! L’aria da mercoledì santo deve avere “infestato” il mio abitacolo già di prima mattina e il cuore, quello si!, si è messo in moto.
Partenza in salita assistita.
Eccolo sul versante assolato di quel monte poco fuori le mura di Gerusalemme, piegato ma non spezzato, sotto al peso di una croce dall’odore umano, sotto al peso di ogni peccato, di ogni gesto di violenza compiuto da quell’uomo così follemente amato. Più che una partenza, ha il sapore di una sconfitta in salita e, a quanto pare, neanche tanto assistita! Nemmeno Pietro che sembrava il preferito è lì! Se la sono fatta sotto tutti. E Andrea? Giacomo? Non parliamo poi di Giuda! E questi, Gesù, sono gli amici che avresti scelto per cui dare la vita? Non hai fatto una grande mossa questa volta! E tuo Padre dov’è?! Facile aprire i cieli sul Giordano e tuonare con voce imponente “Tu sei il mio Figlio prediletto, in Te mi sono compiaciuto” (Lc 3,21) e poi, quando si arriva al dunque, essere il grande assente!
Ti vedo raschiare il fondo per cercare le ultime briciole di forza per muovere un altro passo verso la morte. Quante donne si sentono profondamente capite in questa lotta a chi sa sopportare più dolore. È una salita senza sosta. Ma è davvero assistita? Anche per noi? Anche per me, quando non trovo pace e annaspo nel buio? Anche per Maria, alle prese con la chemio che la sta mangiando a poco a poco? Anche per Alessandro alle prese con una dipendenza da spaccio? È assistito anche lui? Sei stato assistito anche tu Gesù quando urlavi “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Urla che puzzano di solitudine, di disperazione, di chi è stato letteralmente dimenticato da Dio!
E ci sono certe vite già col fiatone in partenza. Devono sgomitare dentro al cuore di una mamma che deve trovare la forza di accettare questa nuova creatura dentro di sé, imprevista, e mettere a soqquadro ogni programma. E allora anche per Ettore c’è una partenza in salita, e anche se questa madre non ci crede, è assistita! Non è sola! In fondo non lo è mai stata! C’è una rete di amici, una famiglia pronta ad ascoltare ogni giusto, comprensibile e umano dubbio. C’è la forza di un Amore misterioso che nel silenzio opera nel cuore scelte di coraggio anche quando la tua vita viene totalmente sconvolta e ti senti guidato, accompagnato, non più solo, assistito. La spia di quella macchina arancione che sbanda a destra e sinistra e fa una fatica assurda a trovare la propria strada è tutta di Chiara, che in questo istante sta sperimentando e gustando il suo primo giorno in questo mondo. La vittoria di chi ce l’ha messa tutta per esserci, di chi c’ha messo il cuore, ogni singolo battito anche se non del tutto a ritmo.
Nel tragitto verso il lavoro, quella spia si è conficcata dentro, ha aperto ogni file dell’archivio “partenze in salita” e con un sorriso pacifico ripenso a Francesco e Giulia. Una storia d’amore davvero normale che ad un certo punto si è trovata di fronte ad una montagna da scalare. In certi momenti nella vita o sali o non scoprirai mai quale vista mozzafiato potrai godere da lassù. Salire costa sacrificio, costa combattere contro quella subdola domanda del “chi me l’ha fatto fare?!” O del “chi te l’ha chiesto tutto questo?!”. E sei in debito d’ossigeno, hai le vesciche, tirano i muscoli e dietro a quella curva…no, non sei ancora arrivato! Eppure sali. Quell’amico ti ha detto che ne vale la pena, e ti fidi. Quell’amica crede in te molto più di quello che ci credi tu e ti senti assolutamente inadeguata ma qualcosa dentro ti fa aprire al cambiamento e continui a macinare chilometri.
Accanto ad ogni partenza in salita c’è sempre una Madre che da lontano guarda, ama, prega per te.