Apaneacqua

Il cartello con scritto “Affittasi” era già stato levato via dal cuore. La stanza degli affetti di Giuda era già stata presa-in-affitto: «Quando già il diavolo aveva messo in cuore a Giuda Iscariota di tradirlo» (Gv 13,2). Affittata quell’amicizia, è giunta l’ora per Cristo: l’ora-esatta per la quale era venuto al mondo, alla quale aveva tentato invano di preparare la sua ciurma di amicizie, l’ora che fece di un giorno feriale qualunque – era un giovedì – un giorno di festa diverso da tutti gli altri. Fu l’ora della grande alzata: «Si alzò da tavola» (Gv 13,4). All’Eterno non piace il posto riservato, ancor meno che gli si imponga di restarvi: preferisce, se può, ammirare il mondo dal basso. Lucifero, invece, vorrebbe far dimenticare a tutti che Cristo si trova in basso. Da-basso, come nello scantinato di una casa, il posto della servitù. L’ultimo assalto del Cristo parte dagli scantinati di casa.
Nessuno, prima, ebbe alcuna avvisaglia di ciò che Cristo voleva fare: nelle logiche celesti l’amore non prevede addestramento, esige lo sbaraglio. “Invito le mamme dei bambini che faranno la lavanda dei piedi il giovedì santo, a lavare i piedi ai loro bambini prima di venire a messa” ha scritto un parroco di città nel foglietto parrocchiale. Cristo, invece, firmò quel gesto di sorpresa, non poteva essere altrimenti: a lavare piedi puliti sono capaci tutti. Satana, pur di amicarsi gli umani, s’annuncia addirittura leccapiedi: li lecca, li strofina, li baciucchia. Il Maestro staziona, invece, su piedi sporchi: unghie incarnite, alluci sbiaditi, dita sporche e odorose per il troppo peregrinare. S’improvvisa lavapiedi, si professa Signore. Il pescatore, uomo d’acqua, da quell’acqua vuole strappare via Cristo: «(Tu) non mi laverai mai i piedi». E’ la professione di scandalo di Pietro: in un Dio così basso sarà cosa ostinata credere nell’impero dell’arroganza. «Se non ti laverò, non avrai parte con me» (Gv 13,8-9). Una confidenza tra due amici ancora una volta scritta sull’acqua: «Io credo non perché vedo ma perché sono stato visto» (E. De Luca). I piedi di Pietro, quelli amici di Giovanni, quelli confusi di Giuda: il Maestro staziona su quei piedi, via-amoris prima della via-crucis. Un gesto d’amore così cortese Giuda mai l’aveva veduto prima: forse Cristo, chino alle fondamenta di Giuda, tenta d’invertire sino alla fine la direzione di quel suo vagare, ritenta ancora una volta di rinforzare i basamenti del loro amore: senza le fondamenta, scordatevi le altezze. Poi, amati, che ognuno vada dove vorrà.
Quando Cristo si alza, anche Satana esce allo scoperto. Dopo l’avvento dell’amore, all’odio non è più concesso di starsene nella tana: «(Sono forse io) Tu l’hai detto» (Mt 26,25). Cristo, nel frattempo, ha già adocchiato quel pezzo di pane in mezzo al tavolo: là andrà a nascondersi, prima dell’arresto. Il Demonio s’è nascosto nel cuore di Giuda, Cristo abiterà in un pezzo di pane, che andrà a finire dritto nello stomaco degli amici: «Prendete, questo è il mio corpo, questo è il mio sangue» (Lc 14,22-23). Nessun umano, a memoria d’uomo, ricordava d’aver mai sentito prima qualcuno giurare di possedere la persona amata al punto da masticarla: se non parve sacrilegio, poco mancò. In dodici ebbero quel privilegio che ancor oggi infastidisce assai: furono i primi dodici sacerdoti della storia. Uomini non-più-uomini: uomini-tabernacoli, a portar l’immagine di Cristo a spasso per il mondo. Qualcuno mollerà: Dio verrà sempre venduto per un prezzo minore del suo valore effettivo. Gli altri, la maggioranza, il loro viaggio lo arresteranno solo tappe di sangue, il martirio: saranno «lettera di Cristo, scritta non con l’inchiostro ma con lo Spirito del Dio vivente» (2Cor 3,3).
Di giovedì – quando ormai s’era messo di traverso alla città, la città gli era andata tutta di traverso – annotò il testamento. Con l’acqua: su piedi sporchi, anneriti. Fattosi pane: in petti gagliardi, mentitori. Il Dio-morsicato sarà l’opposto del Dio-venduto. A pane-e-acqua il mondo, se vorrà, sopravviverà in eterno.

(da Il Sussidiario, 13 aprile 2017)

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