Cani che Gli stanno alle calcagna, con le bave alla bocca. Ossessionati da una Legge che, stando a quello che accade negli ultimi giorni, non è più capace di garantire la felicità del cuore. Vogliono i miracoli a tutti i costi. Pure i discepoli – quanto dev’essere stato frustrante, al Cristo, che anche gli amici fidati fossero così duri di cuore – vogliono tutelarsi dal soffrire. Vedono un malato, per loro è tutto chiaro: «Chi ha peccato perché sia nato cieco: lui o i suoi genitori?» Questi sono pazzi: “Se non preghi, Dio non t’aiuta. Chiedigli subito scusa, altrimenti ti punirà”. Ti farà nascere cieco: qualcuno s’è mai chiesto che gusto ci provi Dio a battere nel fisico un uomo come fosse un foresto che non è del casato? Era già stato scritto: «Per l’invidia del diavolo la morte è entrata nel mondo» (Sap 2,24) Gli amici non capiscono, i nemici s’accaniscono perché han capito molto bene: la loro presunta-verginità sta per essere chiamata prostituzione-intellettuale. Per questo vanno matti per i miracoli: per distrarsi dal loro perpetuo incontrare Dio nelle carte-bollate della Legge. «Né lui ha peccato né i suoi genitori». “Siete tutti fulminati anche solo a pensare questo!” A Lui, d’essere il loro giocattolo, non gl’importa: nulla lo imbestialisce più degli applausi per i miracoli, «come l’artista urtato dalle lodi che si prodigano ai suoi abbozzi, lui che custodisce nel proprio cuore l’opera ignota al mondo» (F. Mauriac). Incapaci di vedere nei miracoli l’accendersi del Regno. Il miracolo è un abbozzo, il gioiello è la certezza che Dio è all’opera; tocca, si lascia toccare, è amante e amore. S’infuriano gli altri: «Quest’uomo non viene da Dio, perchè non osserva il sabato». Tutto quel trambusto, per un gesto d’amore: «(Gesù) vide un uomo cieco dalla nascita» Lo vide cieco, sognò per lui la vista: «Và a lavarti nella piscina di Siloe». Dio sogna che nessuna casa resti scarsa di festa. Detto-fatto: «Andò, si lavò, tornò che ci vedeva». C’è qualcosa di più bello di vedere carne-che-spurgava risanata? D’aver ritrovato il figlio-perso? Pare di sì: anche stavolta viene prima il sabato dell’uomo, il catechismo vale più d’avere incontrato Dio. Riverirlo è ciò che conta per l’uomo. D’essere-amato sogna Dio. “Non distraetevi con il bozzetto, fissatevi sull’opera d’arte”: «È perché in lui siano manifestate le opere di Dio».
Non ha colpa. Dunque lo guarisce: perché s’accorgano dello sbarco di Dio sulla terra. No, non può essere Amore: ha rotto il sabato, dunque è un emerito peccatore. Lo dicono loro, i pipistrelli-di-sacrestia. Gli altri – i guastati di Dio – non gl’importa nemmeno sapere chi fosse, figurarsi se importa che giorno era. Ciò che conta è che il dramma si sia mutato in danza: «Mi ha messo del fango negli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Risponde come una colomba che si è poggiata sul limitare di una tana, della tana delle volpi. “Dite che quello è un peccatore? Non lo so, che m’importa, cosa cambia? Ricordo solo che prima ero cieco, adesso ci vedo. Punto. Che me ne faccio dei vostri ragionamenti. Io sono in festa” Non c’è nulla che faccia rabbrividire come l’accorgersi che il vicino è in festa quando il proprio cuore è nell’astio. A forza di dire cose-scontate, son pure loro scontati nel risolvere la questione: «Lo cacciarono fuori». Sempre così: ciò che disturba va spostato. Se a romperci è l’Amore, che vada a vivere all’estero.
Fuori-città lo cacciano: «Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori». Fuori-città – mica per rivalsa, solo per tenere le cose bene in ordine – Dio gli prenota il colloquio: «Credi, tu, nel Figlio dell’Uomo». Per troppa gioia non immaginava esistesse una luce ancor più grande di quella del sole: per uno ch’è nato cieco, vedere il sole pare essere tutto. Eppure, stavolta, non è ancora saziato: «E chi è, Signore, perché io creda in Lui?» Sempre così: dopo essere stati guariti, non si è mai sazi d’andare alla ricerca di ciò che è meglio per noi, di chi è meglio per noi. Il sole, al confronto, è un puntino giallo: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Era cieco, ma aveva le idee chiare: sognava carta-e-penna per scrivere lui ciò che percepiva nelle pupille: che sole, d’ora innanzi, andrà scritto maiuscolo. Dio è il suo Sole.
Gli altri, i preti, sono ancora lì a parlare di sabato, di peccato.
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita e i suoi discepoli lo interrogarono: «Rabbì, chi ha peccato, lui o i suoi genitori, perché sia nato cieco?». Rispose Gesù: «Né lui ha peccato né i suoi genitori, ma è perché in lui siano manifestate le opere di Dio. Bisogna che noi compiamo le opere di colui che mi ha mandato finché è giorno; poi viene la notte, quando nessuno può agire. Finché io sono nel mondo, sono la luce del mondo».
Detto questo, sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa “Inviato”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.
Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Allora gli domandarono: «In che modo ti sono stati aperti gli occhi?». Egli rispose: «L’uomo che si chiama Gesù ha fatto del fango, me lo ha spalmato sugli occhi e mi ha detto: “Va’ a Sìloe e làvati!”. Io sono andato, mi sono lavato e ho acquistato la vista». Gli dissero: «Dov’è costui?». Rispose: «Non lo so».
Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Ma i Giudei non credettero di lui che fosse stato cieco e che avesse acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È questo il vostro figlio, che voi dite essere nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori di lui risposero: «Sappiamo che questo è nostro figlio e che è nato cieco; ma come ora ci veda non lo sappiamo, e chi gli abbia aperto gli occhi, noi non lo sappiamo. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga. Per questo i suoi genitori dissero: «Ha l’età: chiedetelo a lui!».
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Da’ gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Quello rispose: «Se sia un peccatore, non lo so. Una cosa io so: ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Lo insultarono e dissero: «Suo discepolo sei tu! Noi siamo discepoli di Mosè! Noi sappiamo che a Mosè ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo stupisce: che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma che, se uno onora Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta. Da che mondo è mondo, non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Se costui non venisse da Dio, non avrebbe potuto far nulla». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori.
Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui. Gesù allora disse: «È per un giudizio che io sono venuto in questo mondo, perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono, diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo ciechi anche noi?». Gesù rispose loro: «Se foste ciechi, non avreste alcun peccato; ma siccome dite: “Noi vediamo”, il vostro peccato rimane» (Giovanni 9,1-41)
La foto di copertina è tratta dal sito www.santamariallafonte.it: Giovanni Vanzulli, Il cieco nato.