Il DNA è come Dio. È ovunque. (Law & Order)
Lo riconosci subito, una doppia elica che si ripete all’infinito é sinonimo di DNA: la scatola nera del nostro esistere, il seme di senape della nostra umanità, la tipografia clandestina della nostra anatomia. Una spirale che, attorcigliandosi al tronco dell’albero del tempo e dando del filo da torcere a molti scienziati, si é scelta una dimensione misteriosa e affascinante: dall’oratorio di una cellula -come un immenso archivio, come un libro sempre aperto- narra senza posa di volti, miriadi di informazioni e di imprese che si tramandano, di generazione in generazione. Dondolandosi su doppie corde di molecole, tanti anelli si legano ad un’unica spina dorsale. Risalendo infatti la spirale, quasi alla radice, troviamo l’alfa, il principio di tutte le cose, Colui che ci ha creati. Seguendo con lo sguardo questi fili ondeggianti, come fili di collane che l’Amore ostinatamente scelse di impreziosire, troviamo Marta e Maria. Due sorelle, stesso DNA. Eppure così diverse! Una dedita al fare, l’altra al riposare. Una dedita a parlare, l’altra ad ascoltare. Nello spazio tra queste onde -sul ponte molecolare di Betania- stanco per il lungo cammino fu accolto Gesù. Nello spazio in cui le parole si convertono in Parola, Marta é affanno e iniziativa premurosa; Maria é sosta e sostanza di ciò che ascolta. Marta depone ai piedi dell’ospite reclami per la sua scarsa attenzione e lamenti per la pigrizia della sorella. Maria depone silenzio, per prolungare il suo riposo. «Marta, Marta!– viene ri-chi-Amata- tu sei occupata in troppe faccende, ma d’una sola cosa c’è bisogno». Il vero fare é ascoltare, l’azione che non nasce dalla contemplazione é affanno. L’enzima della contemplazione contiene implicitamente l’azione: contempl-azione. Questo enzima caratterizza la figura del discepolo: Marta e Maria si sviluppano lungo le curve ondulate di un unico DNA, quello di ogni discepolo che trova la sua conformazione e la sua identità nella Parola: “Chi ascolta la mia Parola e la mette in pratica, questi é mio discepolo” e ancora “Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica”. Marta e Maria abitano in noi in modo inseparabile, sono inscritte nel nostro DNA, sono il nostro DNA. É consentita solo una piccola ma necessaria variazione genetica: il fare di Marta deve togliere l’io e mettere Dio, il riposo di Maria deve diventare servizio ai fratelli. Marta deve riposare in Maria, Maria deve agire in Marta. Una deve sedersi, l’altra alzarsi. Si diventa veramente fratelli quando, nell’accogliersi, ci si ascolta; e Dio diventa veramente Dio quando Lo si ascolta. Ascoltando si conosce, conoscendo si ama. Amando si fa, facendo si ama. Questa é la formula per computare l’algoritmo sullo spartito della parte migliore che non ci sará tolta: l’esperienza di un Dio che si fa nutrire per sfamarci, che si fa accogliere per essere accolto, che si fa amico per guadagnare la nostra amicizia, che si fa uomo per darci salvezza. Un Dio che (in)scrive -da sempre e per sempre- nel patrimonio genetico di tutta l’umanità il suo DNA: DEUS NOMEN AMORIS.