Lo tampinano dovunque egli vada. Col sogno cucito addosso ch’è sempre il medesimo: farlo cadere nella trappola. L’ennesimo porta la firma di uno ch’era esperto della legge: «Maestro, che devo fare per ottenere la vita eterna?» (liturgia della XV^ domenica del tempo ordinario). Mica chiedono cose di bassa lega quelli che l’accostano: circa la vita eterna vogliono sapere. Anche un’altra volta, allora toccò ad un giovane di stupita compostezza, la domanda fu la medesima. Anche la risposta che Cristo diede alla domanda rimase la medesima. A domanda rispose con domanda: «Nella legge che cosa sta scritto? Che cosa vi leggi?» Mica è un gabelliere il Rabbì: siccome per qualcuno la Legge è tutto, allora partiamo da ciò che sta scritto nella Legge. Che, stranamente, sembra non saziare più se, per giustificarsi, l’esperto sente il bisogno di un affondo «Chi è il mio prossimo?». Ancora una domanda, dunque, all’uomo che alle domande amò sempre rispondere con domande. Oppure con racconti che, alla fine della fiera, altro non sono che domande messe in prosa.
Tipo questo: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e si imbattè nei briganti i quali, avendolo spogliato e percosso, se ne andarono lasciandolo mezzo morto». Inizia la sfilza delle figure barbine, uscite dritte e dirette dalla bocca del Misericordioso: «Un sacerdote scendeva (…) Un levita vide e passò oltre». Forse erano appena usciti dal luogo di culto, dunque avevano ancora il nome di Dio sulle labbra: «E gli altri intanto si baciavano solo sulla bocca, ma io Ti mangiavo tutte le mattine» (D.M.Turoldo). L’hanno mangiato, eppure vanno oltre. Anche il terzo va oltre: oltre la sua provenienza, oltre la sua impurità, oltre il suo essere forestiero: «Un samaritano gli passo vicino e, vedendolo, ne ebbe compassione». Anche gli altri due hanno visto: hanno visto e hanno tirato dritto. Questo, invece, quando vede prova-compassione. Mica la compassione di chi dice “poverino, guarda cosa ti è capitato” e, girato l’angolo, si frega le mani “ti sta bene, tientela adesso”. La compassione è tanta-roba, materiale tecnico del Cielo, di Gesù si dice che gli prendesse un crampo allo stomaco quando vedeva l’umano ferito, slabbrato, irriso e deriso. Il crampo è il nemico numero uno degli sportivi: incrociatelo anche una sola volta e non dimenticherete più quel ghigno impietoso, fatale che infila nei muscoli. Quando un atleta ha i crampi alla muscolatura, bestemmia la cattiva sorte, s’arresta. Quando Dio ha i crampi allo stomaco, s’arresta e inizia a benedire la cattiva sorte. Per farla diventare l’appuntamento con la grazia, la buona-sorte «S’accostò, fasciò le ferite, caricatolo sulla propria cavalcatura lo condusse ad una locanda e si prese cura di lui». Gli fa-spazio nella cavalcatura, come chi aggiunge un pugno d’acqua alla minestra di fagioli già in bollitura. Basta poco ed è paradiso.
Adesso che ha risposto, pur senza rispondere affatto, all’esperto il Cristo-coi-crampi lascia una domanda: «Chi di questi ti sembra sia stato il prossimo per l’uomo che s’era imbattuto nei briganti?» Anche stavolta, come con il fariseo Simone, l’interlocutore non è uno sprovveduto C’azzecca: «Colui che ha dato prova di pietà verso di lui». La testa c’è tutta, ragazzo-esperto. Accendi il cuore, ci siamo: «Và e anche tu fa allo stesso modo». Che, poi, non è poi così tanto ciò che il Maestro chiede; a ben pensarci, tra l’altro, non è nemmeno così poco ciò che, sotto traccia, suggerisce di fare. Il problema, per l’uomo-esperto come per me, è che Dio chiede sempre tutto, anche il tutto: fermati! La grandezza del samaritano potrebbe stare tutta qui: aver fermato la sua corsa – chissà a quale incombenze pure lui era atteso – per far salire nel suo tempo chi, per chissà quale sfiga, venne pestato come un caco da briganti di turno. Chissà cos’avrà pensato, tra sé, l’esperto. Pensieri giganti: “D’ora innanzi farò anch’io così”. Meschini: “Proprio il samaritano, guarda caso, fa bella figura”. Pensieri d’un sospetto grazioso: “E se il mondo si cambiasse proprio così?” Pensieri aperti da un Dio-poeta: ai richiedenti di turno non risolse mai una questione. Scelse di porgere loro una storia perchè, specchiandosi in essa, scorgessero che volto avevano. Che volto avrebbero potuto avere, qualora lo volessero per davvero.