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Perdersi è di un attimo. Anche ritrovarsi sarà di un attimo. Dei nonnulla che, quando s’annunciano dietro il ferro delle patrie galere, somigliano a delle enormità poderose: «Mi chiamo Zhang Jianqing, ho 30 anni, vengo dalla Cina. Sono in Italia da diciotto anni, la maggior parte dei quali passati in carcere». Per chi abita le galere, l’oscurità è un abito che t’addossano perché tu impari ad indossartelo da solo. E’ il segreto di Lucifero, il cui secondo-nome è Menzogna: ancorarti al passato ch’è stato bestemmia e fantasia, al tuo carattere «violento e superficiale», ad una noia sedicenne e sedicente che ti è stata maestra nell’«inventarti la storia che andavo a lavorare lontano dalla nostra abitazione per poter stare fuori la notte, divertirmi, sentirmi potente». Ammaliati dalle sirene, rimaste quelle di sempre: «Lo sballo, i soldi e le ragazze». La galera tortura la speranza: condannarti all’odio – verso te stesso, gli altri, anche il Cielo – è lo strumento consunto ch’è tutto suo. Un’arma tracagnotta, eppur efficace.

L’articolo integrale su Credere in edicola da venerdì 29 gennaio.

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