Porte automatiche, porte manuali, porte scorrevoli. Porte di ferro, di bronzo e di rame. Porte, portoni, portoncini. Porte d’entrata e d’ingresso, porte d’uscita e d’emergenza, porte blindate e finte porte. Ci sono porte che si aprono con una chiave, altre con una fotocellula, altre ancora troncando un lucchetto. Le peggiori, quelle che non si aprono, si scassinano: i ladri, in questo, sono maestri e professionisti, pure briganti, profetici. Quella del carcere somiglia più al portone di una stalla che alla porta blindata di un’oreficeria: eppure anche quella porta un giorno s’aprirà. Non per prima, non per ultima: nessun privilegio, nessuna condanna, bensì la più feriale delle possibilità. Una spavalderia abbozzata nel nome della Grazia, sospinta sulla rotta del Crocifisso-Risorto, musicata nelle note di De Gregori: «La storia non si ferma davvero / davanti ad un portone / la storia entra dentro le nostre stanze / e le brucia / la storia dà torto o dà ragione» (La storia). Non si ferma la storia, non s’arresta la misericordia: c’è un torto, c’è una ragione. C’è anche un assurdo, un quasi-insulto al buon senso di quaggiù: l’illogico degli uomini è la logica di Dio.
Dalla porta della galera, gli umani han fatto entrare certi uomini giocoforza, a torto, a ragione: “Pagate e marcite. (Amen)”. Per quella stessa porta trapassa oggi un annuncio ch’è irriverenza e carità nel medesimo atto: “Pagate e risorgete (Così sia)”. E’ l’altra faccia della porta, anche della medaglia: da una porta si entra, dalla medesima si potrà un giorno uscire. La giustizia è un ingresso, la misericordia è un’uscita, la giustizia e la misericordia sono la tessitura di un’imboscata primordiale, primaverile: che nessuno, calato il sipario, scopra d’essersi andato perdendo. Anche solo smarrendo. In queste domeniche, rannicchiati come sardine a pregare dentro la nostra chiesa-di-galera, ho tentato di rendermi familiare questo ossimoro fastidioso pregato in un prefazio: «Dove abbondò la colpa, sovrabbonda la tua misericordia in Cristo nostro salvatore». Mica facile farlo proprio senza capottarsi indietro dalle risate. Un ossimoro che domenica, però, diverrà segnaletica: la chiesa di una patria-galera muterà in chiesa di giubilo e di misericordia. Come dire: lupo e agnello, pantera e capretto, vitello e leoncello. Anche la vacca e l’orsa. Di più, sin quasi a lambire la sommità dell’insensatezza più insulsa, della Grazia più spavalda: «Il lattante si trastullerà sulla buca dell’aspide» (Is 11,8).
S’aprirà anche la nostra porta pesante, con buona pace di chi la vorrebbe murata per sempre, blindata per tutti i secoli a venire. Rimarrà aperta non tanto per fare uscire loro, quanto per fa entrare tutto il resto: un “entrate e vedrete” molto simile a quel “venite e vedrete” che costrinse gli apostoli medesimi a fare i conti con la nudità, con la realtà, con la sudata fatica di chi cerca la verità, scansando l’illusione della perfezione. Una porta non rende angeli chi dietro quella porta vi abita, ma potrebbe rendere meno luciferini i pensieri di chi, forse libero, varcando quella porta scoprirà che la Grazia, vista da fuori, è assai ardimentosa da capire. Da prevedere. Da domenica la parrocchia del carcere terrà la-porta-spalancata: perchè, entrando, l’uomo tocchi le assurdità di Dio, faccia i conti con i tragitti rocamboleschi della Grazia, s’alleni alle imboscate del cielo. Dopo Saulo/Paolo, nulla è più stato come prima: se è accaduto a lui di scoprirsi caduto, «d’ora innanzi, nel destino di ciascun uomo, vi sarà questo Dio in agguato» (F. Mauriac). Un Dio-scassinatore di porte, Dio-riparatore di storie.
(da La difesa del popolo, 25 dicembre 2015)
In diretta-streaming e radiofonica la celebrazione dell’apertura della Porta Santa nella parrocchia del carcere di Padova
Domenica 27 dicembre 2’15, salvo imprevisti dell’ultimo momento, la celebrazione con l’apertura della Porta della Misericordia nel carcere “Due Palazzi” di Padova verrà trasmessa a partire dalle ore 9.45 in diretta streaming sui seguenti siti: www.diocesipadova.it, www.difesapopolo.it, www.bluradioveneto.it. Verrà anche trasmessa anche radiofonicamente sulle frequenze di BluRadioVeneto 88.7, 94.60 e per l’Altopiano di Asiago 91.9.