All’inizio della Quaresima, un piccolo dono che ci arriva da un Monastero di Clausura della riviera ligure. Suor Cristiana – voce e cuore amico del nostro sito – ha scritto una Via Crucis prendendo spunto dalle riflessioni che di giorno in giorno vengono postate e commentate nelle nostre bacheche. La pubblichiamo volentieri, come piccolo segno di attenzione e di simpatia per tutti i cercatori di Dio che in questa Quaresima la vorranno usare.
In parrocchia, nel segreto delle proprie case, nell’intimità di un cenacolo spirituale o nella vita di un gruppo: qualunque sia la destinazione, la lasciamo come dono a chi la vorrà usare. Con un grazie a questa sorella suora che ha tradotto in preghiera il nostro riflettere.
Buona Quaresima 2014!

viacrucis

La via crucis – così la racconta don Marco Pozza – ci introduce nella vicenda che ha cambiato il corso della storia. Laddove la santità è la somma di canti festosi e cena imbandita, passione e tradimento, abbandono e sofferenza, attesa e tripudio: l’album fotografico del Vangelo della passione è uno spaccato inimitabile del quotidiano vivere dell’uomo. Tre giorni che saranno un unico grande giorno: il mistero splendido di un Dio che non s’arresta di fronte alle ambiguità e ai tradimenti dell’uomo ma s’inerpica solitario fin sul Calvario della derisione per spalancare la primavera di un sepolcro trovato vuoto. Con quel poco che gli rimase – un pugno di chiodi e un pezzo di legno – fece riaprire il corso della storia; tanto che da quel giorno imparammo che non si nasce vincitori ma che il vincitore è semplicemente un sognatore che non si è mai arreso.

I stazione
Il Getzemani

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsemani, e disse ai discepoli: – Sedetevi qui, mentre io vado a pregare -. E, presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: – la mia anima e triste fino alla morte; restate qui e pregate con me,… e avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: – Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice!

L’Uomo più ambizioso di tutta la storia dell’umanità. Un Uomo arrivato a trent’anni senza spendere parola alcuna, posò il mantello da garzone nella bottega e se ne andò. Trent’anni di silenzioso apprendistato: una vita da garzone. Il primo passo dell’Uomo Ambizioso è quello di lasciarsi tentare da Satana per essere uomo fino in fondo, per condividere con noi la prima legge di chi nasce uomo che si chiama tentazione. Tentato per smascherare la putrida meschinità del Demonio. Forse può dire di conoscere le tecniche migliori per mettere in crisi me, strampalata creatura impastata di fango; ma di fronte a quell’Uomo/Dio impazzisce per lo smarrimento e la stanchezza di un lavoro che si è logorato nel corso dei secoli. (don Marco Pozza)

II stazione
Il tradimento di Giuda

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Subito, mentre ancora Gesù parlava, arrivò Giuda, uno dei Dodici. Appena giunto, Giuda gli si avvicinò e disse: « Rabbì » e lo baciò.

Il nemico facendomi da specchio, m’innervosisce a tal punto da farmi sentire nudo, spoglio, rachitico di fronte a Iddio. Un nemico a testa perché tutti possano ricordarsi come si fa a vincere l’inimicizia: è da sempre che la vittoria del carnefice è completa quando l’odio che lo anima contagia anche la vittima. Cristo lo seppe e vinse Pilato, ridusse elegantemente al nulla scribi, farisei e dottori vari. Non lasciò che il nemico gl’invadesse il cuore con l’inimicizia dell’infelicità. E per questo vinse anche il tradimento di Giuda: lasciò libero l’uomo di baciarlo per poi venderlo. Libero d’essere irriso e deriso da chi aveva amato d’un amore folle, inimitabile. Alle sue parole non credettero in tanti; ancor oggi molti le ripetono ma non le seguono. Pure c’arrabbiamo perché il mondo va storto e smorto: “Amate. Punto e a capo”. Qualcuno ci riesce e lascia l’uomo nell’imbarazzo più sparuto: perché tutto ciò non è impossibile per chi, d’amor posseduto, vince la bestialità con i gesti folli dell’amore bambino. (don Marco Pozza)

III stazione
Gesù consegnato nelle mani degli uomini

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Quelli gli misero le mani addosso e lo arrestarono.

La Passione è l’anteprima di una storia di passioni che arriva fino al dramma dei barconi infossati nel mare di Lampedusa o dei posti di lavoro andati perduti sotto gli occhi tetri di troppi padri di famiglia. Fino alla vita della gente che, povera e ferita, è così delusa da non accorgersi più d’aver accanto un Dio altrettanto ferito da condividere la paura della morte. E’ la solitudine liturgia che oggi interroga chi crede davvero che il Vangelo abbia la forza di parlare a tutti gli attimi della storia. Non la solitudine che Gesù spesso va cercando per ricaricare il suo spirito e spostarsi da quella folla che lo stava fraintendendo, ma la solitudine arrecataGli da Pietro, Giacomo, Giovanni e compagnia bella.

IV stazione
Gesù condannato a morte

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Pilato uscì di nuovo verso i Giudei e disse loro: «Io non trovo in lui colpa alcuna. Vi è tra voi l’usanza che, in occasione della Pasqua, io rimetta uno in libertà per voi: volete dunque che io rimetta in libertà per voi il re dei Giudei?». Allora essi gridarono di nuovo: «Non costui, ma Barabba!». Barabba era un brigante.

Facciamo un bilancio di ciò che ci è rimasto e ditemi se non ci convenga interrogare ancora una volta Cristo, stargli vicino un attimo. Vicino a un povero, a un reietto, a un condannato, … non vi potete trovare a disagio. Cristo è dei vostri, non v’è ragione che vi mostriate diffidenti (…) Può darsi, se l’accostate così, che le impalcature di ogni genere che gli avete visto d’intorno, non le vediate più; che parecchie cose che continuano a circolare sotto il suo nome, non siano sue: che lo vediate finalmente, com’è e come vuole essere visto: fratello, guida, salvatore (…) in un momento in cui non abbiamo né fratelli, né guide, né salvatori (…) Ecco, Egli è con noi, la pietra angolare della novità che vogliamo. (don Primo Mazzolari)

V stazione
Gesù rinnegato da Pietro

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

“Non conosco quell’uomo! E un gallo cantò”. Parte da Gerusalemme il rush finale della strana campagna elettorale del Profeta di Nazareth. Al comizio festoso sulla piazza del mercato non si presenta a bordo di un pullman o sulla cabina di un elicottero: preferisce la groppa di un puledro a ricordo delle promesse fatte ai suoi pescatori-elettori. Scelse l’ulivo come immagine sintesi. Chi tentò bambinescamente di copiarne la scelta avvertì subito la differenza: era l’Uomo e la sua idea a rendere forte quel ramo. Da allora si disse: “Un ulivo non fa primavera”.
Il ritrovo è alle porte della città santa: poi il Messia proseguirà verso l’altura del Calvario (venerdì santo) facendo sosta con i suoi collaboratori presso il Cenacolo (giovedì santo), attraversando il giardino degli Ulivi per arrivare oltre il sepolcro domenica mattina. Un tour di tutto rispetto per serbare una promessa rimasta celebre: “Dopo tre giorni risusciterò”. Lo seguono in tanti. Tutti, verrebbe da dire. Ma a giudicare dalla platea del Venerdì, meglio ridimensionare le cifre “da manifestazione”: lo segue chi lo ama. A vederli sfilare ci son parecchi volti noti alle cronache locali. Di uomini: Simone, Giacomo di Zebedeo, Giovanni, Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota. Ma anche Caifa, Ponzio Pilato, il sacerdote Anna, Lazzaro. Volti di donne: Salome, Maria di Magdala, Mamma Maria, Maddalena, le donne di Gerusalemme. E poi, saltellante tra i piedi di questa ciurma festante, un animale – evidente nella sua cresta – a fare compagnia al puledro affaticato: un gallo. Non è fanta-Scrittura: è Vangelo. E dentro le stradine del Vangelo abita ancora questo gallo. Una delle figure più fastidiose che la Scrittura ospiti al suo interno. Il puledro cammina al posto di Gesù, il gallo sussurrerà al Pietro impaurito lontane promesse fatte all’Amico. Come la fata turchina nel Pinocchio di Collodi – o come la volpe al principe di Saint-Exupèry – il gallo che fece lacrimare Pietro oggi è oggetto di continue intimidazioni. Necessita di un sistema di scorta! Soprattutto quando attraverserà luoghi pericolosi: casa mia, Palazzo Madama, Piazza San Pietro, Montecitorio, il fiume Po, Padova. I fucili sono già caricati. Basta premere.
Almeno Pietro un’anima la serbava: cantato il gallo, pianse amaramente.
A noi oggi il chicchirichì del gallo rimanda all’osteria del paese dove sulla griglia s’arrostisce il galletto. O, se canta all’alba, i galletti del Mulino Bianco. Lui canta. Noi rispondiamo: “Buon pranzo”. Pietro piangeva: aveva un’anima lui! (don Marco Pozza)

VI stazione
Gesù schernito

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Pilato uscì di nuovo, e disse loro: «Ecco, ve lo conduco fuori, affinché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa». Gesù dunque uscì, portando la corona di spine e il manto di porpora. Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!»

La secolarizzazione, che si presenta nelle culture come impostazione del mondo e dell’umanità senza riferimento alla Trascendenza, invade ogni aspetto della vita quotidiana e sviluppa una mentalità in cui Dio è di fatto assente, in tutto o in parte, dall’esistenza e dalla coscienza umana. Questa secolarizzazione non è soltanto una minaccia esterna per i credenti, ma si manifesta già da tempo in seno alla Chiesa stessa. (Benedetto XVI) Così i preti mai come oggi appaiono una sorprendente stonatura. Non più privilegi umani: la castità, la solitudine, più spesso l’odio, lo scherno e, soprattutto, l’indifferenza di una società che sembra non aver più posto per essi: ecco la bella parte che ci siamo scelti. Ma perché c’è un sogno: quello di sentir risuonare nel cuore della gente l’esclamazione divenuta celebre nella taverna di Emmaus: “non bruciava il nostro cuore mentre egli ci parlava per la via e ci spiegava le Scritture?”(don Marco Pozza)

VII stazione
Gesù caricato della croce

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Allora [Pilato] lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota.

Con testarda tenacia ho nutrito il desiderio di libertà, ma non mi è stato possibile fuggire da questo carico, sempre meno sopportabile; non mi stato possibile fuggire dal peso che gli altri hanno caricato sulle mie spalle, senza chiedermi nulla, né consenso né permesso, incuranti delle mie ginocchia traballanti.
Grazie Signore, perché mi hai liberato a modo tuo e non come io ti ho chiesto. Non hai tolto la croce dalle mie spalle, mi hai insegnato come portarla. Mi hai aperto la porta della conoscenza quando mi hai persuaso che il tuo giogo è dolce, il carico leggero. (Marica Bodrozic)

VIII stazione
Le cadute di Gesù

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti.

Il credente proprio perché sa che c’è senso, può e deve compiere con gioia e alacremente l’opera della storia, anche se dal suo piccolo angolo, avrà la sensazione che il suo resti un lavoro di Sisifo e che il masso del destino umano venga continuamente, di generazione in generazione, sospinto in alto, per poi scivolare sempre in basso, rendendo così vane le fatiche precedenti. Chi crede sa che si va avanti, non si gira intorno.. Anche il cristiano potrà essere assalito dagli incubi angoscianti dell’inutilità di tutto. Ma nel suo incubo penetra la voce salvifica e trasformatrice della realtà: “Coraggio, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Il mondo nuovo non è un’utopia, ma una certezza cui andiamo incontro nella fede. (card. Joseph Ratzinger)

IX stazione
Gesù incontra sua Madre

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Simeone parlò a Maria, sua Madre: “Egli è qui per la rovina e la risurrezione di molti in Israele, segno di contraddizione perché siano svelati i pensieri di molti cuori. E anche a te una spada trafiggerà l’anima”.

Sua Madre serbava tutte queste cose nel suo cuore. Non potevano mai capire, le ragazze di Nazaret, che l’amore di Maria non aveva fondigli, perché il suo era un pozzo senza fondo. Santa Maria, donna innamorata, roveto inestinguibile di amore, noi dobbiamo chiederti perdono per aver fatto un torto alla tua umanità. Ti abbiamo ritenuta capace solo di fiamme che si alzano verso il cielo, ma poi, forse per paura di contaminarti con le cose della terra, ti abbiamo esclusa dall’esperienza delle piccole scintille di quaggiù. Tu, invece, rogo di carità per il Creatore, ci sei maestra anche di come si amano le creature. Aiutaci, perciò, a ricomporre le assurde dissociazioni con cui, in tema di amore, portiamo avanti contabilità separate: una per il cielo (troppo povera in verità), e l’altra per la terra (ricca di voci, ma anemica di contenuti) . Facci capire che l’amore è sempre santo, perché le sue vampe partono dall’unico incendio di Dio. (don Marco Pozza)

X stazione
Gesù spogliato delle vesti

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

I soldati poi… presero le vesti di Gesù, ne fecero quattro parti – una per ciascun soldato – e la tunica. Ma quella tunica era senza cuciture, tessuta tutta d’un pezzo da cima a fondo.

Chi crede nell’Eucaristia non sta con le mani giunte, ma tiene le maniche rimboccate. Se la testa è leggermente inclinata non è per deviante misticismo, ma per intraveder nelle fessure strade nuove in cui lanciarsi. Perché nel profumo di quel pane spezzato annusa la forza del sogno. Diventa un insoddisfatto. Un insofferente delle mezze misure. Uno deciso a perdere tutto pur di tentare l’avventura della nudità più povera di fronte a Dio. E quando c’è di mezzo Dio sognare è un dovere. (don Marco Pozza)

XI stazione
Gesù perdona si suoi uccisori

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

“Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”

La chiesa immaginata da papa Francesco come un ospedale da campo dopo una battaglia. Una Chiesa in cui più che le diagnosi pedisseque e moraliste risuona l’annuncio degli annunci: “Dio ti cerca e ti sta trovando. Non te lo perdere, altrimenti sei perduto”. E’ l’incrocio nel quale Dio fissa l’appuntamento con loro, gente condannata e abituata ai tempi lunghi della galera. Di giorno in giorno, di domenica in domenica, di stagione in stagione quell’annuncio attecchirà nel senso più botanico del termine; con lo sguardo del Vangelo ciò che oggi sembra irrecuperabile, domani sarà recuperabile. Qui s’impara a desiderare l’impossibile degli uomini; che è poi il possibile di Dio. nel nostro “ospedale da campo” s’impara a proprie spese, e non senza fatica d’umiliarsi, che l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono. Punto e a capo.

XII stazione
Gesù crocifisso

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”

Nella fredda solitudine di un Golgota quasi deserto, venne crocifisso il Figlio di Maria e il cantore della speranza. Rimase quel grido strozzato, pesantissimo perché uscito dalle labbra di un Uomo che si diceva Dio: “Dio mio, Dio mio: perché mi hai abbandonato?” Ci sono giorni in cui anche Dio sembra lontano e sulla terra dell’uomo cala l’oscuro presagio di una notte dura da abitare: la notte dell’angoscia. La Morte sbatte in faccia alla Vita la sua illusa vittoria. E Lui, Maestro non fugge dalle responsabilità, si lascia provocare dal grido angosciato. Non teme la bestemmia, non persegue vie di vendetta. Per Lui schiodare tre chiodi e scendere dalla Croce sarebbe un gioco da principiante.Sarà un miracolo facile, quasi nemmeno un miracolo. Ma non lo fa, perché il Maestro è complice di chi s’imbatte nella tempesta e gli offre la sua Croce per condurlo a casa: scialuppa di salvataggio, ancora di salvezza. (don Marco Pozza)

XIII stazione
Gesù Muore

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Ma egli, dando un forte grido, spirò. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!”.

Non pensavi che la tempesta potesse arrivare per te all’improvviso, non te l’aspettavi. Ma resisti. Vuoi resistere anche se le vele non ti sono più compagne, le gomene non ti rassicurano, il timone è fuori uso. E allora, sul legno di una barca o su un letto di corsia rinfacci la tua domanda: “Maestro, non t’importa che moriamo?” E aspettando che il miracolo avvenga, tenti di balbettare le parole del salmo: “Sono sfinito dal gridare, i miei occhi si consumano nell’attesa del mio Dio” (Sal 69,3-4). Lo fai, perché ti hanno detto che c’è un Dio esperto in tempeste, conoscitore di venti, navigante di uragani. Ma la tempesta è lo spazio in cui ogni illusione di Dio svanisce, lo spazio in cui la bestemmia è l’ultima preghiera che rimane.
“Maestro, non t’importa che moriamo?”. “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”. Da mezzogiorno alle tre: anche la morte ha le ore contate. Eppure, senza fede, si scapperà terrorizzati, perché tutto sembra essere maledettamente folle. Per chi rimane risuonano splendide le parole del profeta Isaia: “Sentinella, quanto resta della notte?” (Is 21,11). (don Marco Pozza)

XIV stazione
Gesù deposto nel sepolcro

Ti adoriamo Cristo e ti Benediciamo, perché con la tua santa croce hai redento il mondo

Dopo questi fatti Giuseppe di Arimatea, che era discepolo di Gesù, ma di nascosto, per timore dei Giudei, chiese a Pilato di prendere il corpo di Gesù. Pilato lo concesse. Allora egli andò e prese il corpo di Gesù.

Riceve il corpo di Cristo, se ne prende cura e lo depone in un sepolcro, in mezzo a un giardino che ricorda quello della Creazione. Gesù si lascia seppellire come si è lasciato crocifiggere, nello stesso abbandono, interamente «consegnato» nelle mani degli uomini e «perfettamente unito» ad essi «fino al sonno sotto la lastra della tomba» (S. Gregorio di Narek).

Preghiamo
Signore Gesù Cristo, hai fatto tu la morte del chicco di grano, sei diventato il chicco di grano morto che produce frutto lungo il corso dei tempi, fino all’eternità. Dal sepolcro risplende in ogni tempo la promessa del chicco di grano, dal quale viene la vera manna, il pane di vita nel quale tu offri te stesso a noi. La Parola eterna, attraverso l’incarnazione e la morte, è diventata la Parola vicina: ti metti nelle nostre mani e nei nostri cuori affinché la tua Parola cresca in noi e produca frutto. Tu doni te stesso, affinché anche noi abbiamo il coraggio di perdere la nostra vita per trovarla; affinché anche noi ci fidiamo della promessa del chicco di grano. Aiutaci a diventare il tuo “profumo”, a rendere percepibili le tracce della tua vita, in questo mondo. Come il chicco di grano si rialza dalla terra come stelo e spiga, così anche tu non potevi rimanere nel sepolcro: il sepolcro è vuoto perché lui – il Padre – non ti “abbandonò negli inferi, né la tua carne vide corruzione” (At 2, 31, Sal 16, 10 LXX). No, tu non hai visto la corruzione. Sei risorto e hai dato spazio alla carne trasformata nel cuore di Dio. Fa’ che possiamo rallegrarci di questa speranza e possiamo portarla gioiosamente nel mondo, fa’ che diventiamo testimoni della tua risurrezione.
Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.
(Amen)

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