VAJONT, 9 OTTOBRE 1963 – 9 OTTOBRE 2013
Quasi vent’anni per costruire una diga, che ha dato posti di lavoro a tante persone, salvo poi provocare circa 2000 vittime (una stima precisa è impossibile da fare, poiché l’impatto ha fatto rimanere ben poco delle vittime) nell’intera valle e cancellando interi paesi (Longarone, a fondo valle, ma anche Rivalta, Villanova, Pirago, Faé, Erto): di fronte alla furia dell’acqua, che tutto ha inghiottito, solo il campanile di Pirago (frazione di Longarone) ha resistito, quasi miracolosamente, come un monito a sperare contro ogni speranza.
La diga del Vajont. Una diga che è un gioello d’ingegneria, roba da far invidia a chiunque. E lo è talmente che, anche dopo il disastro che ha distrutto un intero paese e cancellato dalla faccia della terra migliaia di persone, essa è ancora in piedi, praticamente immutata.
Magra consolazione, direte.
A cinquant’anni dalla strage, tuttavia, cercare colpevoli o affermare con forza l’evitabilità di quella tragedia, rischia di essere pura retorica.
Ricordare però quello che è stato si fa necessità non procrastinabile e forma di rispetto nei confronti delle vittime di un paese spazzato via dalla forza dell’acqua di un’onda anomala di forza senza pari.
Ulteriori informazioni: Wikipedia: Disastro del Vajont