cenerentola

Come piegarsi dalle risate! Un giorno uno va a messa e sente pronunciare dal prete, tra le righe del Vangelo, il nome di Barak Obama, di Tony Blair e di Wladimir Putin, sente parlare della potenza di Ahmadinejad, dell’impero di Pietro Ferrero, di Bill Gates e di Mister Facebook e per dirti l’anno preciso in cui sta avvenendo una svolta epocale ti avverte che in quel momento era premier Mario Monti spalleggiato dai sign. Bersani PierLuigi e Alfano Angelino. A dir il vero potrebbe esserci anche l’aiuto del pubblico, magari per dirti che autorità religiosa massima in quel periodo è Joseph Ratzinger e – per rispetto della pluralità – seguirebbero tutti i rappresentanti delle varie religioni. O pseudo tali. A te sembra d’aver sbagliato chiesa, o che il prete abbia troppa fantasia! Invece alla fine senti la firma: Parola del Signore!
Cosa c’entrano oggi Tiberio Cesare, Ponzio Pilato, Erode, Filippo e Lisania? C’entrano eccome. L’evangelista è stato costretto a elencare sacerdoti, governatori, tetrarchi e tutto l’ambaradam perché tu la smetta di pensare che il cristianesimo sia qualcosa di astratto (liturgia della II^ Domenica d’Avvento). C’entrano per costringerti a credere che la Parola di Dio scende sempre su uomo che abita con coraggio la storia e il luogo in cui vive. E se non ti bastasse fra qualche giorno Dio stesso diventerà storia. Uomo: carne, passi, sudore, paura, cibo, carezze, urla, pani moltiplicati, profumo di pesci arrostiti.

Ascoltate quest’unico, importante ammonimento! Non considerate mai empia la sfera profana semplicemente perché non parla di Dio. Definire empia una sfera della creazione e della provvidenza divina, questo sì che è empio: nega il potere di Dio sul mondo. Ma ciò costringerebbe Dio a confinare se stesso alla religione ed alla chiesa (Tillich P., L’irrilevanza e la rilevanza del messaggio cristiano per l’umanità oggi, Queriniana, Brescia 1998)

Ma chi è questo primo fra gli uomini che ha incontrato Gesù e se n’è accorto? Un uomo dal destino spinoso, un profeta in ritardo, un personaggio che sembra sbagliato – messo com’è a far da cerniera a due testamenti -. Un personaggio che sembra nato senza un perché. La vecchia Elisabetta – parente troppo prossima di quella ragazza di Nazareth per non esser coinvolta in una storia dagli intrecci misteriosi – al crepuscolo della vita regala luce, respiro e passi ad un figlio grave e ossuto che veste pelle di capra, nutre il corpo di insetti figli del deserto e di erba ma si asterrà sempre da bevande inebrianti. Se lo guardi tra i suoi simili appare come lo sfortunato della compagnia: è arrivato troppo tardi per far carriera come profeta ma è arrivato troppo presto per far carriera tra gli apostoli. Vita sbagliata, insomma. Vita imprevista e imprevedibile perché le vie del Signore che lui vorrà spianate non saranno mai pronte, la sua testa cadrà nel bacile, scura e macabra com’è sempre vissuta. Eppure non molla: mai accetterebbe di vendere per un piatto di lenticchie la propria personalità. Ma tu capisci che per comportarsi così nel mondo degli uomini ci vuole fegato, altro che storie. “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri”. Parole sfasate anche per questi giorni, perché se rallenti il passo rischi di farti ricoverare per le risate. Penso manchi molto meno di poco che la nostra città somigli ad un bastimento assurdo che può slacciare le àncore di momento in momento. In questi giorni uomini e donne si trasformano in formiche a trascinare nel loro buco quanta più roba sono capaci, e la sera della vigilia si faranno murare vivi nel formicaio e stuccheranno ogni fessura perché la felicità non scappi. Capisci perché Giovanni, l’uomo dell’acqua e dei tuoni, non poteva avere vita facile? Non sogna lo sgabello di Tiberio Cesare, la poltrona di Erode, la platea e l’acqua di Pilato: sogna di essere servo del Signore, non degli uomini e dei loro sogni. E in questo mondo di schiavi è l’unico modo per essere liberi veramente, essere servi del Signore. Se l’uomo non capisce che c’è un solo Dio a cui chinare il capo e piegare le ginocchia cambieranno i nomi, i volti, le fisionomie ma rimarranno sempre schiavi di padroni.
Il volto di Tiberio Cesare, il potere di Ponzio Pilato, la storia di Erode, Filippo e Lisania non sono citati a caso in un Vangelo solitamente così parco di accenni storici. C’è un mondo che attende. L’alunno attende il voto, il paziente l’esito dell’esame, la mamma il figlio da scuola, il bambino l’acqua calda dalla doccia, l’innamorato il bacio dell’amata. L’albero attende le stagioni, il mare i fiumi, il fuoco l’ossigeno, l’affamato il cameriere, lo stomaco il cibo, la moglie il marito. Nella Scrittura c’è attesa: per entrare nella terra promessa, per ricevere il perdono dopo l’infedeltà, per una vittoria, per un urlo disperato. Tutto vive di attese: il mondo, la politica, lo sport. La vita, praticamente, è un’enorme, confusa, disorganizzata, pericolosa, splendida e chiassosissima sala d’aspetto. E’ sempre in attesa. E l’uomo, per accorciare l’attesa, pone una scadenza. Ma la scadenza crea un’altra attesa e così il gioco non finisce mai. Non è un problema: siamo nati per attendere. Attendendo, ci addormentiamo: è anche bello dormire pensando che è sempre stato così! Ma quando l’attesa si fa storia? Quando ti senti costretto a cercare l’uomo nella sua nudità, cercare l’anima, la storia, il nostro essere bambini? Quando ciò che attendi si piazza davanti a te? Quando l’Atteso diventa Uomo? Quando intuisci che Dio non è uno scherzo della Befana?
Ci fosse nel vangelo una segnaletica stradale oggi troveresti un cartello appostato sul tuo vagabondare: “Attenzione, terreno sconnesso”. Perchè a sottovalutarlo troppo, quel Bambino diviene un terribile imprevisto.
Chiedilo ad Erode, il Tetrarca della Galilea.

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