Ogni persona non solo ha, ma è un volto che – al contempo – nasconde e palesa sentimenti, emozioni, punti di vista, vissuti, traumi, delusioni, intrecciarsi di relazioni.
Ogni volto parla della propria vita; anche senza aprire bocca. Anche tacendo. Per questo motivo, ogni incontro, pur fortuito e – apparentemente – casuale, porta con sé una ricchezza potenzialmente infinita, qual è il deposito di ricordi ed esperienze che caratterizza ciascun essere umano sulla faccia della terra.
Ci sono volti fortemente espressivi, incapaci di nascondere le proprie emozioni, mentre ce ne sono altri che sembrano impermeabili: inespressivi e poco comunicativi. Ma non dobbiamo lasciarci trarre in inganno: a volte, questo è motivato dalla presenza, nel passato, di forti coinvolgimenti personali, magari dall’esito poco positivo; ciò ha portato a sviluppare una “prudenza” nei confronti dei sentimenti o magari una certa sfiducia nei confronti delle persone, che fa eventualmente percepire tale individuo, a chi lo incontra per la prima volta, come freddo e distaccato, quando non altezzoso.
Alle volte, le impressioni che suscitiamo in chi non ci conosce sono inconsciamente condizionate dalle nostre paure, che pensiamo (ci illudiamo!) di essere in grado di celare e invece lasciamo trasparire in controluce, tanto da rischiare che diventino addirittura evidenti nei momenti meno opportuni, in situazioni “socialmente sgradevoli”.
Ciascuno di noi, in modo più o meno velato, porta inevitabilmente con sé quel bagaglio (più o meno scomodo, più o meno agevole, più o meno felice, più o meno sereno, più o meno entusiasmante) di storia personale. Si tratta di ciò che lo ha costruito e fatto diventare ciò che è, nel bene e nel male. Non è possibile rinnegarla, mentre è importante accettarla per quello che è: il nostro punto di partenza, la nostra genesi personale, quella che ci ha formato e influenzato nella crescita e che forse influenzerà l’intero arco della nostra vita, in misura più o meno ampia. Non avrà necessariamente l’ultima parola nel corso della nostra vita (spetterà a noi decidere se lasciargliela oppure no!). Tuttavia, è già possibile immaginare come non solo gli episodi più significativi della nostra infanzia, adolescenza e giovinezza lascino un segno indelebile, ma – con ogni probabilità – sarà così anche durante l’età più matura: ci saranno ricordi (belli o brutti) così intensamente scolpiti nel cuore e nell’animo da pungere ancora, anche ad anni di distanza; ci saranno emozioni e sentimenti difficili da controllare e ci saranno anche “associazioni indebite”, partorite dalla mente, che contribuiranno a mantenere impressi proprio quei ricordi negativi che – al contrario! – preferiremmo cancellare. Anche nel momento in cui razionalmente le individuassimo (diventandone quindi pienamente consapevoli), non sarà comunque facile riuscire a sbarazzarsene. Tutti i momenti in cui abbiamo ricevuto “schiaffi emotivi”, in cui è stata messa in discussione la nostra personalità, la nostra interiorità oppure la nostra integrità fisica e morale, in cui abbiamo perso la padronanza su noi stessi e sulla nostra vita, ritrovandoci in balia della volontà altrui… tutti questi momenti lasceranno sempre, inevitabilmente, un segno in noi, come una cicatrice dell’anima, che potrà richiedere tempi anche lunghi o lunghissimi prima che noi potremo ritrovare il sorriso, la fiducia, il coraggio, per riannodare quei fili che erano stati strappati o lacerati.
Del resto, è anche vero che può capitare, a volte anche in maniera apparentemente fortuita, che la tenerezza riesca a semplificare vie di guarigione altrimenti più lunghe e impervie. Nessuno può affermare – almeno davanti allo specchio – di essere privo di punti dolenti. C’è chi ha ferite da medicare e chi cicatrici da accarezzare; in entrambi i casi, la ricetta migliore per disabilitare l’attivazione di un ricordo negativo è proprio indebolirlo attraverso un ricordo positivo che potrà (lentamente, ma efficacemente) sostituirlo. E l’ingrediente principe di questo procedimento è quella tenerezza che si nasconde dietro alle piccole cose realizzate con affetto, delicatezza e attenzione, che è la caratteristica che (forse nel modo più convincente) ci ricorda la nostra somiglianza con Dio, essendo ciò che ci fa percepire che siamo creature amate e preziose, insostituibili agli occhi di chiunque ci voglia bene, a partire da Chi ci ha pensato dall’eternità.
Forse, proprio per questo, solo tramite la tenerezza è possibile ricostruire la fiducia in Dio e negli uomini, dopo che questa è stata spezzata dalla catena del Male.