E se negli
zaini, pitturati come fiori d’autunno e incisi di improvvisi e teneri graffiti
d’amore, se ne stesse nascosta pure la Bibbia? Tra l’Etica
di Aristotele e un trattato di economia, tra il Codice di Diritto Civile e
quello Tributario, tra manuali di medicina e strumenti di laboratorio… qualcuno
potrebbe averci inserito pure quel libro
fatto d’aria, d’eterno e di stupore giunto a noi con il nome di Scrittura
Sacra. Infilato nello zaino per imparare a calarsi nell’anima.
C’ho
pensato mentre fissavo una ragazza che, salita sul treno che porta il viandante
da Ferrara verso la città del Santo, mi scippava con lo sguardo qualche riga di
questo misterioso e avvincente racconto di salvezza. Una Bibbia oggi?! Sembra
un non senso, un sospirare antiche
usanze, un’assenza di razionalità. Poco più che una credenza già dichiarata
inattiva di fronte alla storia. Ricordo che a scuola pesava come un macigno
l’affermazione di Feuerbach: "L’uomo
potrà affermarsi pienamente in tutte le sue dimensioni solo quando avrà
veramente soppiantato Dio (…) per sbarazzarsi di una funzione mutilante e
paralizzante". Se questo è il respiro della modernità, chi s’aspetterebbe
mai un ritorno alla religiosità, una sete di divino nei sentieri della storia,
un desiderio di rituffarsi dentro l’anima prima di mettersi a correre? Non è
mera fantasia: è una sfida che interpella nel profondo l’uomo, che lo costringe
(per fortuna) a camminare, che gli impone sentieri esigenti ma prolifici di
spaziosi orizzonti. Se è vero che non basta una Bibbia per essere cristiani lo
è altrettanto il fatto che grazie a quella Parola e su quella Parola nasce la
bellezza della nostra fede. Una Parola abitata da un Dio che, molto spesso, ci
sbatte nella polvere per scarcerare l’altra faccia della medaglia. Un Dio che
c’allena a scrutare i segni dei tempi facendo tesoro della drammaticità della
storia quotidiana – sempre paurosa di essere sull’orlo del fallimento – e del
dialogo con l’uomo che, da millenni, tenta di dipingere una nuova forma di
vita. "L’unica cosa di cui sono sicuro è che io vivo il senso del mistero,
che evidentemente è comune tanto all’uomo di ragione che all’uomo di fede"
(N. Bobbio).
Questi
sussulti messianici sono da intercettare, interpretare, elevare per costruire
una storia che non sia sempre e solo storia di nebbie autunnali.