Cala la sera, con essa
un tetro silenzio scende.
Gabbiani in schiera,
prima in ordine gerarchico saettavano.
Nel cielo infinito.
Voraci su avanzi di cibo
dalle finestre lanciato.
Sono svaniti!
Chiudo gli occhi, vedo
l’uomo col bimbo,
che spesso,
nella mia visione s’accompagna.
Si tengono stretti per
mano, l’altra portata
alla fronte.
Di spalle su uno scoglio
guardano il mare smisurato.
(Cielo infinito, di Antonio P., ergastolano detenuto al Due Palazzi di Padova)
Dopo la visita del Papa a Rebibbia, gli ergastolani rinnovano l’appello al Papa, tramite una lettera condivisa con la Comunità Papa Giovanni XXIII, fondata da Don Oreste Benzi, che dal 2007 cammina al loro fianco in questa ricerca di una pena giusta e umana. Ma da allora, purtroppo, nulla è cambiato per questi circa 1.500 detenuti. Don Oreste ha sempre appoggiato il superamento dell’ergastolo e qualche giorno prima della sua morte, alle Settimane Sociali del 2007 ha detto: “Adesso inizia lo sciopero della fame a Spoleto, nel supercarcere, per l’abolizione dell’ergastolo. Hanno ragione. Che senso ha dire che le carceri sono uno spazio dove si recupera la persona se è scritta la data di entrata e la data di uscita mai? È una contraddizione in termini. Perché non devono aver il diritto di dare prova che sono cambiati? Non è giusto questo.”
E’ una contraddizione in termini che complica la Speranza.