Il luogo comune del “solus spiritus”, dogma dell’uomo postmoderno, vacilla pericolosamente di fronte alle immani tragedie che si consumano, nell’indifferenza generale dei media e del mondo che si ritiene progredito.
Eppure, a rifletterci con attenzione, il rispetto in modo maniacale e assoluto di tale dogma è abbastanza ridicolo, a mio avviso. Non tiene conto – infatti – dell’integrità della persona, che non può in alcun modo essere scissa tra la sua anima e il suo corpo. Perché il suo corpo accompagna tutta la sua esistenza terrena: dunque come sarebbe possibile fare del bene solo ed esclusivamente alla sua anima?
Il rispetto della vita e la sua dignità è in pericolo ogni giorno, i diritti di tanti esseri umani sono calpestati impunemente, anzi legalmente, con la complicità più o meno diretta degli Stati.
Ci sono immagini shockanti, come quelle che il voyeurismo della rete ci suggerisce essere la “nuova buona informazione”. E sulla rete corre il video della bimba cinese investita due volte, tra l’incuranza generale. Dimentichiamo però, sull’onda dell’emozione, dettagli importanti: il primo è quello che, in altre occasioni, i soccorritori sono stati chiamati a risarcire la vittima, il secondo dettaglio non trascurabile è che quando parliamo di Cina parliamo del Paese con il maggior numero di esecuzioni capitali e di quello in cui l’aborto selettivo delle bambine è usato come metodo contraccettivo – e spesso forzato – per il controllo delle nascite.
In tanti luoghi, la situazione è – a dir poco – generalizzata e angosciante. La Somalia, e in generale il Corno d’Africa, ne sono l’esempio più emblematico.
In nome della libertà e della sovranità statale, lasciamo che la sopraffazione dei più forti sui più deboli sia la legge non scritta che governa i Paesi che permangono nel sottosviluppo, anche per volontà di alcuni loro clan.
Tutta l’inadeguatezza del mondo occidentale si radicalizza nel suo ostinarsi a invocare la “non ingerenza”, che esaspera l’incapacità di comprendere che, in assenza di un assetto politico stabile, in assenza di una economia oculata e progettuale, gli aiuti umanitari non fanno che mantenere gli Stati più poveri assoggettati al potente di turno e alle potenze internazionali. Pur arrivando – magari, non sempre! – alla sussistenza, non sono portati né a uno sviluppo, né alle precondizioni necessarie e indispensabili perché quest’ultimo sia favorito.
Gli aiuti internazionali servono e sono i benvenuti, ma esclusivamente in occasione di catastrofi naturali, o – comunque – per un limitato periodo di tempo, volto a “tamponare” un effettivo bisogno imprevisto e urgente della nazione interessata. Ma gli aiuti “a pioggia” non possono e non potranno mai costituire il criterio principe attraverso i quali entrare in dialogo con le necessità della popolazione.
A meno che non si voglia assecondare il gioco delle parti, favorire i “prepotenti” di turno e continuare a stringere la morsa nella quale sono costretti tanti uomini per il solo fatto di essere nati nel lato “sbagliato” del mondo, è necessario trovare strategie più incisive: a partire dalla lotta alla corruzione e alle mostruose falle burocratiche, che restano i principali fautori di sperpero delle risorse destinate alle Ong.
E, mentre i media continuano a ignorarlo, ci sono milioni di figli dell’uomo che muoiono, nell’indifferenza generale. Perché la Somalia è solo uno dei tanti luoghi in cui le lotte tra clan continuano a mietere vittime e a contribuire ad un ulteriore impoverimento di alcune tra le regioni più disagiate del mondo, come il Corno d’Africa, che ultimamente sta anche affrontando una grande carestia che mette in ginocchio la già piagata agricoltura di quella terra dal destino incerto.
In una situazione tanto disagiata, in cui alla fame, alla guerra, alle malattie, si aggiunge anche la carestia, quale futuro può prospettarsi per questi fratelli più piccoli?
Non possiamo pensare che tutto questo non ci riguardi, solo perché è lontano.
Insegnaci, Signore, a non amare solo noi stessi,
a non amare soltanto i nostri cari,
a non amare soltanto quelli che ci amano.
Insegnaci a pensare agli altri,
ad amare anzitutto quelli che nessuno ama.
Concedici la grazia di capire che in ogni istante,
mentre noi viviamo una vita
troppo felice e protetta da te,
ci sono milioni di esseri umani,
che pure sono tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame
senza aver meritato di morire di fame,
che muoiono di freddo
senza aver meritato di morire di freddo.
Signore abbi pietà di tutti i poveri del mondo;
e non permettere più, o Signore,
che viviamo felici da soli.
Facci sentire l’angoscia della miseria universale
e liberaci dal nostro egoismo.
(Raoul Follerau)
Riferimenti:
- “Il flagello della Somalia”, di Rodolfo Casadei , da Tempi n.41 , anno 17, del 13 ottobre 2011, pagg.28-31, riportato sul sito Tempi.it
- “Somalia, due milioni di bambini malnutriti”
- Il Kenya rischia nel pantano somalo
- Truppe keniote in Somalia