Ha capovolto la società inseguendo le sue passioni e rifuggendo l’odore rancido della frustrazione, ossessionato com’era dalla ricerca della perfezione dei suoi prodotti. I visionari – a qualunque rango essi appartengano – spesso non possiedono particolari doti di socializzazione o, ad essere più sinceri, non si sforzano più di tanto di apparire educati o di avere tatto; possiedono, però, una forza visionaria che spaventa i comuni mortali. Ha inventato il futuro anticipandolo ed è diventato leader prima di tutto perchè ha saputo trasmettere l’entusiasmo ai suoi collaboratori fino a rendere semplicissime visioni geniali che ha poi saputo trasformare in splendida realtà.
In questi giorni il mondo piange il genio creativo di Steve Jobs, ex ragazzo americano di periferia. Quella mela morsicata (divenuta simbolo della Apple) è oggi il testamento più bello tramandato ai posteri da un profeta laico che ha insegnato al mondo a sognare rifuggendo – come raccontano coloro che gli sono stati vicino – la stupidità e la disinformazione. Come Michelangelo Buonarrotti anche Steve Jobs era convintissimo che un capolavoro si riconosca dai particolari. E forse proprio per questo il suo senso di applicazione e di metodo erano pari al genio che gli brillava dentro: studiava i suoi bozzetti e rileggeva i suoi scarabocchi come un rabbino studia il Talmud e si impegnava allo stremo per convincere ogni suo dipendente che il contributo di un singolo è essenziale al successo finale del prodotto. Fino a conquistarli con la sua spacconeria tutta americana: “quello che stiamo facendo qui si irradierà come un’onda in tutto l’universo”, amava ripetere nelle sue riunioni di lavoro. Come per tutti i leader di successo è stata la sua determinazione maniacale a fare di lui un autentico visionario. Racconta l’agiografia laica di Steve Jobs che quando si mise in testa di “rubare” il presidente di PepsiCo gli bastò una domanda che divenne un celebre colpo da maestro: “Vuoi vendere acqua zuccherata per il resto della vita, oppure vuoi avere la possibilità di cambiare il mondo?”
Oggi il mondo sembra cercare con ossessione la ricetta per essere vincente ad ogni costo; quest’uomo ha insegnato come nella vita si possa riuscire a gestire una sconfitta dimostrando come se anche inizi col piede sbagliato e non t’arrendi, prima o poi il successo ti sorriderà: troppo spesso non riusciamo più ad immaginare un mondo diverso perchè guardiamo il nostro mondo alla luce di ciò che ha funzionato in passato. Ai giovani che a lui guardano con estasi e rapimento – e che lui ha evangelizzato nella celebre lezione all’Università di Standford nel 2005 – la storia di Jobs insegna che non c’è nulla di più cool che essere una persona capace di immaginare e di creare un prodotto quando nessuno ancora ne avverte la necessità o la possibilità. Quel giorno disse: “Siate autori della vostra vita, non lasciate che altri la scrivano per voi”. E scrivere la storia molto spesso significa essere operai di bottega: anni di addestramento, occhiaie pesanti per aver scrutato il futuro, teste stempiate alla ricerca delle leggi che regolano la storia e il mondo perchè è solo amando quello che si fa che un giorno si partoriranno grandi cose. Più che un prestigiatore Jobs fu semplicemente un creatore di realtà che nessuno aveva mai visto prima ma che tutti avrebbero adottato convinti dopo.
Martin Luther King un giorno ebbe a dire: “Giudica un uomo da come reagisce al fallimento, non al successo”. L’avventura di Steve Jobs ebbe inizio nel garage di casa sua: il monito più bello per continuare a credere che anche un brutto anatroccolo potrà diventare uno splendido cigno. Chapeau, Mr Jobs!