Questa volta, lascerò spazio a un giovane sacerdote di Milano, che ha voluto regalarci una riflessione con cui iniziare questo nuovo anno.
Mi auguro che ciascuno possa raccogliere spunti interessanti per il proprio cammino personale, sia che sia già impegnato nella propria parrocchia o in altri luoghi ecclesiali, sia che si trovi in un punto differente del cammino di fede.

oratorio-m-immacolata1Per diversi mesi, la Diocesi di Milano ha riflettuto su un nuovo progetto di pastorale giovanile coinvolgendo i sacerdoti, i decani, i vicari episcopali e, in particolar modo, il nostro Arcivescovo emerito Dionigi Tettamanzi.

Il nuovo progetto, pubblicato la scorsa primavera, prevede che la pastorale giovanile abbia, innanzitutto, una forte connotazione missionaria. Dice il Card. Tettamanzi che “è necessario che la comunità cristiana raggiunga tutti i giovani, non soltanto quelli che già sono coinvolti nei cammini di fede”. Dunque una pastorale giovanile che, oltre a conservare l’esistente, sappia coraggiosamente cercare quanti ancora sono lontani dalla fede in Gesù. Proprio per questo nel progetto si insiste sul contatto che la pastorale giovanile delle parrocchie e dei decanati debba avere contatto anche con la vita sociale e civile, in particolare il contatto col mondo della scuola.. Sempre il Card. Tettamanzi dice che “La pastorale giovanile non si deve imprigionare dentro le istituzioni ecclesiali”.

Insieme ad un coraggioso slancio missionario, per poter realizzare questo annuncio ai vicini e ai lontani, occorre che ci sia un più ampio coinvolgimento, specialmente laicale. Il trinomio tanto caro al nostro Arcivescovo emerito della comunione-collaborazione-corresponsabilità, trova proprio nella “corresponsabilità” un aspetto molto importante. Proprio grazie al battesimo ricevuto, occorre riscoprire il sacerdozio comune dei fedeli, tale per cui ogni uomo o donna è chiamato in prima persona a portare questo annuncio e a sentirsi protagonista nella trasmissione della fede. Dunque non solo preti e suore, ma anche e soprattutto i laici devono essere corresponsabili in questa missione.

 

Un aspetto interessante, legato alla figura del prete in oratorio, è che “il sacerdote, nel nuovo assetto istituzionale, è chiamato a precisarsi in un ruolo meno legato alla gestione complessiva e più direttamente inerente agli aspetti pastorali e spirituali, attraverso l’annuncio del vangelo, la celebrazione dei sacramenti e la proposta formativa più ampia, rilanciandolo in un’ottica più missionaria ed evangelizzatrice”(così è affermato nel documento del nuovo progetto di pastorale giovanile, III volume, pag.52-53).

Infatti, valorizzando la figura laicale, viene a delinearsi il nuovo ruolo del direttore dell’oratorio, chiamato “a svolgere il suo servizio in riferimento alla regia complessiva dell’oratorio, attuando il progetto educativo, in stretta intesa con il responsabile ultimo e favorendo il più possibile un ampio e ordinato concorso di corresponsabilità” (III volume, pag.49).

Ci sarebbero tanti altri aspetti da mettere in luce e da spiegare. A mio parere la dimensione della missionarietà e della corresponsabilità sembrano quelle più significative, costituiscono le sfide che siamo chiamati a raccogliere all’inizio di questo nuovo anno pastorale.

Per me prete, ciò significa mettermi coraggiosamente in gioco, riscoprendo la sensibilità missionaria verso i lontani, verso quanti non hanno ancora incontrato il Signore, vincendo la facile tentazione di dedicarmi “solo” a quanti già frequentano i nostri itinerari di fede.

Dall’altra mi sento interpellato a riscoprire ciò che è essenziale nel ministero, suscitando al tempo stesso una rinnovata corresponsabilità soprattutto nel mondo laicale.

Con queste nuove prospettive ci si prepara ad iniziare le sfide di questo nuovo anno, senza mai dimenticare che non siamo soli, ma è il Signore a guidare i nostri passi.

 

Un sacerdote di Milano

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