Date loro una ragione per sperare e loro vi dimostreranno che la speranza è il punto d’appoggio per tenere sollevato il mondo: il grande cruccio che era di Archimede. Carissimi ragazzi, c’è una fetta di umanità che in questi giorni volge lo sguardo alla Spagna: per una volta l’interesse non è per Lloret de Mar, per Ibiza o per la movida di Barcellona. Stavolta gli occhi sono per voi, giovani di tutto il mondo in cammino per ricercare l’Autore della vostra vita. Il vostro silenzio colorato, la smisurata voglia di cantare e l’appassionante esperienza del gemellaggio ricordano al mondo che a volte basta un briciolo di speranza per ri-costruire sopra le macerie. Tanti dicono di scommettere su di voi, pochi alla fine ci scommettono veramente. E voi finalmente l’avete capito: si svuotano i comizi di facce giovani, si svuotano le chiese appesantite di moralismo e incenso, si scolorano le aule dove il sapere dovrebbe essere di aiuto per il futuro. E per contemplare il Volto del vostro Dio siete disposti a fare migliaia di chilometri, come nelle migliori storie che ci parlano dell’amore, della seduzione, dell’appassionante sfida d’essere amati e d’essere amanti.
Voi l’avete capito che solo Lui scommette veramente su di voi. Su quel prato dove vi siete dati appuntamento non c’è una rockstar ad aspettarvi, un grande uomo d’azione o di politica, non ci sono stelle dello sport o dello spettacolo. C’è il silenzio ospitale di un Uomo che davvero scommette sui giovani. C’è tutta una storia che vi assicura che Lui non vi tradisce. Aprite la Bibbia e cercate i lineamenti del piccolo Davide che sfidò Golia. Di quel Geremia che si lamentava d’essere troppo giovane al cospetto di una smisurata fiducia. Della bellissima storia di Tobia invitato da un angelo a sposare la sua donna. Di Giosuè, il condottiero giovane chiamato da Dio a traghettare il popolo dopo Mosè. La storia di Samuele e di quegli apostoli sui quali s’è poggiato il peso di una Storia Sacra. La storia fantastica di Maria, ragazza giovanissima ma tremendamente capace di Cielo. Potessero parlare racconterebbero tutti lo stupore nel sentirsi troppo fragili e deboli di fronte alla grandezza smisurata della missione che li aspettava. E assicurerebbero che Dio non ha spostato neppure in maniera impercettibile lo sguardo su di loro da come l’aveva poggiato il primo giorno che ad essi pensò. Vi ritroverete davanti all’Eucaristia: non ci saranno i rombi delle discoteche o le luci magnetiche delle spiagge catalane, i drink e i cocktail delle grandi occasioni. Ci sarà il mormorio di un vento leggero – simile a quello che rivelò il Cielo al profeta Elia – a caricare di speranza le vostre giovani esistenze. Perché oggi il messaggio cristiano è rimasto quello di un tempo: inedito, delicato e sensibile all’animo umano. E’ rimasto la proposta più bella che accende la libertà, quella libertà che non è un elenco di comodità e di diritti ma l’invito ad inoltrarsi in un territorio vuoto con un pugno di sillabe tra le mani: “Sii forte e fatti animo (…) Il Signore stesso cammina davanti a te” (Es 31,7-8). Dio vi darà la gioia di avvertire la sua Voce dove gli altri avvertono solo silenzio o frastuono: c’è sempre qualcuno nella moltitudine al quale Dio si rivela per poi chiedere di condividere la bellezza di quel Volto.
Qualcuno criticherà il vostro andare da Lui, il vostro radunarsi in massa, l’entusiasmo col quale v’inginocchiate di fronte all’Uomo della Croce: non importa, loro il tempo per sperare l’hanno già avuto e quasi sempre hanno perso. Quando voi tornerete – e troverete un’Italia un po’ più triste e rassegnata di quella che avete lasciato – trovate il coraggio di testimoniare al mondo che essere cristiani oggi non è una sfiga della quale vergognarsi all’ombra delle dicerie, ma la sfida più avvincente nella quale l’uomo possa imbattersi per far splendere il meglio di sé. E di Lui.
Perché il futuro appartiene a coloro che trovano sempre il coraggio di sperare.