Una legge vecchia, come il mondo ch’è costretta a sostenere: il maschile – fosse pure quello di Dio – di fronte al femminile sbanda completamente. Sarà forse per quella forza tutta femmina ch’è destinata a sostenere da sola le risse del mondo e a spiegare agli uomini le loro leggi: di certo è che dalle origini fino alle moderne camere surriscaldate delle maternità sono loro a dover reggere le sorti del mondo, della fede e pure di Dio. Se lo sono allattate, l’hanno accudito e custodito, l’hanno contemplato trafitto e squartato. Se lo sono raccolte con pietà di donna per poi gustarsi la sua assente presenza in quel mattino di Pasqua tutto ebraico. Gli apostoli – avventurieri esagerati nel parlare di coraggio – se ne stavano dormienti nel cenacolo e si sono persi l’anteprima, rubata da quei passi di donna ai quali pure allora toccò di tenere accesa la speranza durante la notte del Calvario. Credere per loro è sempre non cedere: alla disperazione, ai contrattempi, ai ritardi di Lui e di noi, ai disavanzi di attenzione. Gli uomini cedono per non sentire più la loro voce, perché quell’insistente perseveranza data loro dalla natura sembra rubare loro la vicinanza di Dio: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Dalle un tozzo di pane e che taccia: in fin dei conti per chi qualche week-end addietro ha sfamato una pianura di gente sarà sempre e solo un gioco da dilettante. Quattro briciole bastano: il pasto dei cani sotto la tavola, dei passeri sul davanzale, dei gatti che miagolano sotto il lavandino della cucina. “E’ vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.
In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola.
Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele».
Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni».
Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
(Dal Vangelo di Matteo cap. 15 vv. 21-28)
Ha saziato la sete di prostitute e riaccreditato i loro corpi scrivendo sulla sabbia. Cosa importano i loro peccati insudiciati di lacrime? Loro almeno i segreti li sanno tenere con orecchie discrete e cuori accaldati: le comari, invece, distruggono i legami. Eccola la donna Cananèa, giunta puntuale per ricordare pure a Lui – uomo straniero allattato all’umano da una Donna – che la storia sacra non s’annida nel silenzio dei conventi o nella compostezza del cenacolo, la si alimenta e si feconda in mezzo al sangue e alle macerie dell’umanità. Oggi l’occasione per la storia sacra s’annida sotto il tavolo, il tabernacolo nel quale è custodita la presenza delle donne-cagnolino. Toccherà a Lui, stavolta, – e loro apostoli saranno chiamati a custodire l’eredità – obbedire a tale insistenza. E’ dai tempi di Noè che, costretti o convinti, si deve accettare: l’obbedienza della fede rimane l’unico sbaraglio salutare. “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. Che i tuoi desideri siano colori per i giorni a venire, donna.
In italiano la grammatica distingue il maschile dal femminile con la lettera finale di nomi, aggettivi e pronomi. Nell’ebraico della Scrittura la distinzione passa anche attraverso i verbi. Cosicché all’uomo è chiesto di ricordare, alla donna di incidere. Si ricorda e si tramanda la legge, si incide e si riproduce la vita. E pure la fede, che della vita è la sfumatura che le attribuisce un senso, una eco, un volteggiare d’ali per poter alzarsi dalle miserie del tempo e scatenarsi come bagliore di speranza. Perché anche i cagnolini si cibano di ciò che cade dalla tavola dei loro padroni.
Oggi è una donna Cananèa a stringere i denti per permettere alla speranza di non rattrappire. Domattina sarà una donna Nazaretana a reggere le sorti del mondo: la sua Assunzione, in tempi di crisi, sarà a tempo indeterminato. Perché prima di tutto all’uomo servono motivi per sperare. Di tutto il resto ci s’accorge per conseguenza. E la speranza nella Scrittura tiene il passo discreto e deciso della donna: “Davvero grande è la tua fede, donna”. Detto da Lui non è un semplice complimento.
Una legge vecchia come il mondo ch’è costretta a sostenere: il maschile – fosse pure quello di Dio – di fronte al femminile sbanda completamente. Sarà forse per quella forza tutta femmina ch’è destinata a sostenere da sola le rissa del mondo e a spiegare agli uomini le loro leggi: di certo è che dalle origini fino alle moderne camere surriscaldate delle maternità sono loro a dover reggere le sorti del mondo, della fede e pure di Dio. Se lo sono allattate, l’hanno accudito e custodito, l’hanno contemplato trafitto e squartato. Se lo sono raccolte con pietà di donna per poi gustarsi la sua assente presenza in quel mattino di Pasqua tutto ebraico. Gli apostoli – avventurieri esagerati nel parlare di coraggio – se ne stavano dormienti nel cenacolo e si sono persi l’anteprima, rubata da quei passi di donna ai quali pure allora roccò di tenere accesa la speranza durante la notte del Calvario. Credere per loro è sempre non cedere: alla disperazione, ai contrattempi, ai ritardi di Lui e di noi, ai disavanzi di attenzione. Gli uomini cedono per non sentire più la loro voce, perchè quell’insistente perseveranza data loro dalla natura sembra rubare loro la vicinanza di Dio: “Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!”. Dalle un tozzo di pane e che taccia: in fin dei conti per chi qualche week-end addietro ha sfamato una pianura di gente sarà sempre e solo un gioco da dilettante. Quattro briciole bastano: il pasto dei cani sotto la tavola, dei passeri sul davanzale, dei gatti che miagolano sotto il lavandino della cucina. “E’ vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.
Ha saziato la sete di prostitute e riaccreditato i loro corpi scrivendo sulla sabbia. Cosa importano i loro peccati insudiciati di lacrime? Loro almeno i segreti li sanno tenere con orecchie discrete e cuori accaldati: le comari, invece, distruggono i legami. Eccola la donna Cananea, giunta puntuale per ricordare pure a Lui – uomo straniero allattato all’umano da una Donna – che la stroia sacra non s’annida nel silenzio dei conventi o nella compostezza del cenacolo la alimenta e si feconda in mezzo al sangue e alle macerie dell’umanità. Oggi l’occasione per la storia sacra s’annida sotto il tavolo, il tabernacolo nel quale è custodita la presenza delle donne-cagnolino. Toccherà a Lui, stavolta, – e loro apostoli saranno chiamati a custodire l’eredità – obbedire a tale insistenza. E’ dai tempi di Noè che, costretti o convinti, si deve accettare: l’obbedienza della fede rimane l’unico sbaraglio salutare. “Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri”. Che i tuo idesideri siano colori per i giorni a venire, donna.
In italiano la grammatica distingue il maschile dal femminile con la lettera finale di nomi, aggettivi e pronomi. L’ebraico della Scrittura la distinzione passa anche attraverso i verbi. Cosicchè all’uomo è chiesto di ricordare, alla donna quello di incidere. Si ricorda e si tramanda la legge, si incide e si riproduce la vita. E pure la fede che della vita è la sfumature che le attribuisce un senso, una eco, un volteggiare d’ali per poter alzarsi dalle miserie del tempo e scatenarsi come bagliore di speranza. Perchè anche i cagnolini si cibano di ciò cge cade dalla tavola dei loro padroni.
Oggi è una donna Cananea a stringere i denti per permettere alla speranza di non rattrappire. Domattina sarà una donna Nazaretana a reggere le sorti del mondo: la sua Assunzione, in tempi di crisi, sarà a tempo indeterminato. Perchè prima di tutto all’uomo servono motivi per sperare. Di tutto il resto ci s’accorge per conseguenza.
E la speranza nella Scrittura tiene il passo discreto e deciso della donna: “Davvero grande è la tua fede, donna”. Detto da Lui.