John Beer
è maschio, vive a Padova e ha tre passioni: musica, computer e… birra. Nulla
più si sa di lui. A parte Topolino, non ha mai letto niente in vita sua.
Contrariamente, tra le mie letture sto inserendo un suo libro dal titolo
provocatoriamente attraente: "La classe
fa la ola mentre spiego. Le note disciplinari più pazze d’Italia"
. Risate e
qualche lacrima, compassione per poveri docenti strapazzati, ammirazione per la
creatività di certi studenti. Un po’ di sana nostalgia per i miei "scomposti"
anni di liceo classico. Esempi di sintesi estrema, di artigianato familiare, di
faccende domestiche trasportate in aule scolastiche.
Poi mi
arriva tra le mani lo scritto di un ragazzo che, alle soglie della maturità, in
un tema a proposito dell’attuale generazione di genitori, ha scritto: "Ci avete reso dei teppisti di mezza tacca
perché non siete forti abbastanza. Non ci avete indicato nessuna strada che
abbia un senso, perché questa strada voi stessi non l’avete e non siete
riusciti a cercarla"
. Una combinazione…che ha fatto sbocciare nella mia
anima un pensiero. Sembra – come sostiene Neil Postman – che tutto stia
degradando nel divertimento, che nulla conservi più la necessaria serietà. La
politica e la religione hanno già dovuto fare amaramente le spese di questo
fenomeno. E la gente prende le distanze da entrambe.
"Panem et circenses" sembra tornare a chiedere il popolo!
Forse che
la vita debba essere tutta una festa? Potrebbe… Se non fosse che dietro la
disinvoltura di questa società del divertimento, si nasconde una paura
profonda: dover essere sempre al massimo. Chi può farcela? L’importante sembra
sia non arrivare mai a riflettere, perché i pensieri minacciano di sporcare il
tempo libero.  E noi, esseri umani
imploranti onnipotenza, abbiamo paura delle pause, perché nel silenzio sentiamo
solo il nostro vuoto interiore. Già nel 1943, il coraggioso teologo protestante
Dietrich Bonhoeffer scriveva: "Siamo nel
bel mezzo di un processo di volgarizzazione che riguarda tutti gli strati
sociali"
.
Senza
nulla togliere alla capacità intuitiva di John Beer… mi chiedo: e se invece di
divertimento e disperazione, distrazione e risate la nostra società avesse
bisogno di informazioni che siano degne di questo nome? Che tengano in-forma?
"Il futuro appartiene a coloro che trasmettono alla
prossima generazione motivi per sperare"
(P.T. de Chardin).
Anche
perché serietà…non significa automaticamente assenza di gioia!

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