Forse non tutti conoscono un personaggio che alle signore è piaciuto da subito, per… evidenti motivi. Sto parlando di Georg Gänswein, il segretario personale di Papa Ratzinger. E colpì anche me. Perché, nonostante fosse attraente e dal fisico atletico (oltre che più giovane del Pontefice), aveva capito una cosa importantissima. Nonostante avesse palesemente tutte le carte in regola per attirare su di sé l’attenzione dei media, si rendeva perfettamente conto di come le telecamere non fossero per lui.
Certo, anche un Papa che sia consapevole del proprio ruolo non può pretendere il primo piano, perché non è un personaggio dello spettacolo e non è suo compito riempire i rotocalchi e le copertine dei giornali patinati. Naturalmente. Tuttavia, proprio perché chiamato a rappresentare Cristo, è giusto che sia inquadrato; è giusto che abbia visibilità, perché è chiamato a rendere visibile, nel mondo, il volto di Cristo; dovrebbe rendere presenti, nel qui e nell’ora, i gesti di Gesù. Don Georg è un segretario. Se gli “capita” di essere a tiro di telecamera non è per assicurarsi il migliore primo piano, ma deve continuare a svolgere il suo compito di servizio, aiuto e sostegno al Papa. È chiamato invece ad agire nel segreto, a restare nell’ombra. È chiamato alla discrezione. E più è discreto e più dimostra di saper fare bene il proprio mestiere.
Se occupa quel posto, è perché ha ricevuto fiducia e stima. Eppure, non deve e non può aspettarsi un pubblico encomio, un applauso, una prima fila. In pubblico, basterà un cenno d’intesa per comunicare o per ringraziare della collaborazione. Potrà scappare anche un breve ringraziamento pubblico, in un’occasione particolare. Ma di certo non sarà la regola. Ci saranno oltre occasioni, prevalentemente e possibilmente private, in cui poter ricevere un ringraziamento, suggello d’intesa e rassicurazione di ben operare. Perché è anche vero che nulla si può considerare scontato. Né la stima, né la fiducia, né l’amicizia, né la collaborazione.
Ma non può andare diversamente. Perché?
Proviamo ad immaginare se un tecnico, invece di stare in regia, si affiancasse al presentatore… chi curerebbe l’audio, il video, le luci, le riprese? Chiunque conosce l’importanza di queste professioni, sa quanto sia doveroso inserire il loro nome tra i ringraziamenti. Ma non per questo il loro volto dovrà stare sotto i riflettori. Il loro lavoro richiede altro: richiede di lavorare dietro le quinte. Probabilmente al grande pubblico resteranno invisibili, ma non è così importante: il lavoro ben riuscito renderà giustizia al merito più di ogni pubblico riconoscimento!
Del resto, gli ingranaggi consentono all’orologio di funzionare… eppure sono generalmente nascosti sia alla vista che alla comprensione dei più… Neanche le batterie, poi, sono generalmente in bella vista: tuttavia, senza di esse, perfino gli ingranaggi diventano inutile. E la preghiera è la benzina necessaria per mettere in moto la nostra vita….senza la quale continuiamo a fare grandi sforzi, ottenendo risultati “semplicemente” proporzionali ad essi!
Nella società, ma, purtroppo, anche nella Chiesa, troppe volte, sembra sia in atto una competizione, alla ricerca di un prestigio personale che rimane ben lontano dall’essere soddisfazione autentica. “Fate a gara nello stimarvi a vicenda” (Rm 12,9) non significa però farsi la guerra!
Ecco perché, potendo esprimere una riflessione al riguardo, devo confessare la mia ammirazione per quest’uomo. Perché se ci vuole del talento a stare sotto i riflettori, creo non cene voglia meno a restare alla debita distanza di un passo indietro: abbastanza vicino da poter intervenire tempestivamente in caso di necessità, abbastanza lontano per non intralciare l’altrui operato. Tuttavia, neanche questo basta: il Vangelo ci informa che non è sufficiente rimanere “a un tiro di sasso” (cfr. Lc 22, 41), come i discepoli. Sono necessari reale presenza e prontezza di spirito. Stasera alla giusta distanza, ma dormendo, non è d’aiuto.
“Fate tutto per la maggior gloria di Dio” (1Cor 10, 31), è la raccomandazione di san Paolo: la consapevolezza che Dio vede tutto dovrebbe essere rassicurazione sufficiente, per chi ha il cuore pulito. Nulla andrà perduto. Nessuna ingratitudine umana potrà scalfire la fiducia che è stata riposta in ciascuno di noi. Ognuno è protagonista della propria vita. Ognuno è unico e impagabile Per questo non esistono e non possono esistere graduatorie. E, anche quando il risultato non premia l’impegno, gli occhi del cuore, quando sono ben allenati, non mancheranno di accorgersi d’aver ricevuto una misura “ben pigiata, scossa e traboccante”(Lc 6, 38)!