luciana-littizzetto-su-vanity-fair-.asp35982img1Nata e cresciuta per prendere in giro il mondo intero – fino a sbattere il suo carrello tra gli scaffali della Coop –, la sua faccia è divenuta l’emblema della satira che fa cultura. Assieme a Roberto Saviano e Fabio Fazio, sta solo aspettando che il premier Silvio Berlusconi firmi un altro “editto bulgaro” per censurarli in modo da divenire agli occhi della gente vittime illustri di una demagogia politica che loro tanto condannano. Luciana Littizzetto – volto satirico di Rai Sinistra 3 – stavolta l’ha combinata grossa. Osando oltre il lecito, ha smascherato la sua crassa ignoranza in materia religiosa. Probabilmente a forza di parlare della Iolanda furiosa e dei dolori del giovane Walter (pseudonimi di ciò che rende l’uomo e la donna capaci di procreare) ha iniziato a dare di matto mostrando che il suo umorismo finisce laddove ha inizio l’ignoranza.
E’ successo due domeniche fa nella trasmissione di RaiTre “Che tempo che fa” (una di quelle sotto il mirino della censura, grazie a Dio) quando riaccendendo una sua vecchia e inesausta passione – quella di attaccare la Chiesa e i suoi esponenti – ha iniziato a fare la sua lezione di catechismo spalleggiata da quel Fabio Fazio emblema e immagine dell’intelligenza moderata italiana. Ci mancava Saviano (rigorosamente con la mano sotto il mento) per poter contemplare la Trinità Laica della buona novella della TV italiana. Scossa e moralmente interpellata dalla situazione dell’emergenza di Lampedusa e dei suoi clandestini, la Luciana Furiosa – che, ne siamo certi, ospita nelle sue ville barconi interi di immigrati – s’è scagliata contro la Chiesa colpevole, a suo dire, di non aprire le porte a questi fratelli bisognosi. L’ha fatto con quella sua punta d’ironia e di sarcasmo che, però, non è riuscita a occultare l’ignoranza in materia di Vangelo. Evocando il discorso della montagna – quello che dichiara beati i poveri, gli operatori di speranza e i puri di cuore (che sta al capitolo 5 del Vangelo di Matteo) – ha costruito la sua romanzina aggiungendoci frasi che nel Vangelo di Matteo stanno al capitolo 25 laddove, in pieno Giudizio Universale, Gesù Cristo rilegge la storia costruita quaggiù: “ero nudo e mi avete vestito, ero malato e mi avete visitato, ero carcerato e siete venuti a trovarmi”. Probabilmente nella sua arroganza pensava che ad una che parla di Iolanda e di Walter (cambiateci i nomi, per favore) tutto sia concesso, anche quello di poter usare a proprio uso e consumo la Buona Novella del popolo cristiano. Mettendosi poi la coscienza a posto invitando qualche volta don Andrea Gallo per farlo paladino di un loro cristianesimo sui generis.
Ovviamente pochissimi cristiani, presi dalle risate prodotte dal tintinnare di certe metafore luride e scurrili, si saranno accorti della gaffe potente della comica di RaiTre: ma è così che il cristianesimo oggi viene messo alla berlina. Fino a quando la Provvidenza entra attraverso i suoi canali privilegiati e smachera l’ignoranza di una che il Vangelo, probabilmente, l’ha letto solo a spizzichi. Purtroppo per lei discutere di Buona Novella non è come discutere su che tempo che fa. Adesso attendiamo che il prossimo monologo del politologo Saviano sia dedicato alla macchina del fango che l’ignoranza getta su una certa fetta di chiesa. Quella che, lontana dalle telecamere, ha scoperto che prima della Iolanda e di Walter (cambiate i nomi, per favore) i dolori dell’umanità sono altri. E si infangano le mani per illuminarli con la speranza che viene dal Vangelo. Quello che, tranello per lei (quant’è comico il Vangelo), la Luciana Furiosa ha ampliamente dimostrato di ignorare.
D’altronde quelli sono concetti molto alti da trattare e testimoniare per chi, ironicamente ma neanche tanto, pensa che la cultura abiti tra la camera di Iolanda e il bagno di Walter.
Con conseguenti dolori fisici mensili.

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