Come ogni anno, arriva carnevale. Con il suo strascico di follia, che prende le forme più stravaganti di maschere, costumi, colori, coriandoli e carri allegorici. Da Rio a Venezia, da Viareggio a Ivrea… tanti sono i luoghi simbolo di questa festa dell’eccesso e della sregolatezza. Che, nel suo significato, dovrebbe essere non una delle tante feste, ma l’ultima delle feste possibili, prima dell’inizio di un “tempo forte” come quello della Quaresima.«A Carnevale ogni scherzo vale» e questa festa riesce a scardinare anche norme civili, dato che – solo e soltanto in quell’occasione – va a farsi benedire la legge di pubblica sicurezza che prescrive il riconoscimento del volto nei luoghi pubblici.
In principio fu il teatro, tanto sospettato per la sua originalità, visto come trasgressivo e amorale (al di fuori della pubblica moralità), tanto che gli attori erano famosi e amati, ma considerati una compagnia inadatta per chiunque appartenesse ai ceti più alti. Era come se, nell’attimo della recitazione, luoghi, tempi e regole fossero come sospesi, così che – solo a teatro! – ogni regola fosse abolita, e non avessero modo di sussistere né lecito né illecito, esistendo soltanto lo svolgersi di un rito catartico, a favore di tutti gli astanti, chiamati a “purificare” le proprie emozioni negative, assistendo a uno spettacolo preparato apposta per loro.
Straordinario notare come la parola persona, solitamente utilizzata proprio per sottolineare la “completezza” e la dignità dell’individuo era, invece, originariamente utilizzare per indicare le maschere di legno indossate dagli autori in scena: il cambiamento di senso avvenne proprio grazie alla filosofia cristiana, che adoperò tale termine per parlare della Trinità. Solo allora, il significato fu poi esteso all’uomo!
Se dal mondo del teatro, passiamo a quello reale, la differenza non è poi così grande. Cantanti –macchiette a far da guru a giovani con una passione (sincera) per la musica. Eterni adolescenti che s’infiammano per le inezie e si disinteressano dei problemi veri e gravosi della società. L’imperante omologazione dietro a vestiti di marca, abiti firmati, che rischiano di diventare più uniformi d’una divisa militare, nel loro essere tutti uguali. Ragazzi, ma anche adulti, tutti tesi ad essere diversi, ma spesso così “vergognosi”, di mostrare il cuore, che si cela dietro una corazza di mille maschere, che prendono le più svariate forte.
Assai di frequente, specie nel periodo dell’adolescenza, la maschera più indossata è il gruppo di riferimento. Amici con cui condividere sogni, passioni in comune. Un “rifugio” da genitori visti – ora – come distanti, incapace di entrare profondamente in relazione con loro. Eppure, non sempre il gruppo è così accogliente come sembra: ci sono regole non scritte che è necessario non infrangere, per potere mantenere la propria vita sociale. Ecco allora la fatica a toglierla questa maschera che ci mettiamo, per difenderci dagli sguardi altrui, e che può avere mille nomi. Poesia, arte, timidezza, griffe, gruppo, compagni di bevute, sport, musica… è solo un elenco indicativo, non sto facendo (in questo momento) una scala di valori. Si tratta spesso di quel corollario di cose che servono a fare da “schermo” alle proprie paure e ad allontanare – temporaneamente – l’esame di coscienza con la propria vita. E spesso, saper prendere ciascuna di queste maschere per il verso giusto, le renderebbe trampolino di lancio per chi decide di essere protagonisti della propria vita….
Ma cosa c’è dietro una maschera, dietro ogni maschera? Un volto! Forse la parte più preziosa, più delicata del nostro corpo. Magari non ci abbiamo mai pensato. In pochi, però, sono autorizzati a toccarlo, perché è una zona sensibile (un’aggressione in quella parte del corpo, facilmente risulterebbe fatale). Solo una persona di cui ci fidiamo davvero potrà avvicinarsi e toccarlo. Ecco perché – ai più – precludiamo il nostro volto! È curioso, del resto, costatare come oggi sia sempre maggiormente nascosto il proprio volto (solo comodità e praticità dei nuovi mezzi di comunicazione o consapevole nascondimento?).
In una società sempre più priva di fede, pare latiti anche la fiducia nel prossimo…