L’affermazione più bella alla fine è uscita dalla bocca di due comici. Nell’Italia orgogliosa d’essere la patria del diritto – anche se come dice Beppe Grillo in realtà “è tutto storto” – è significativo che la miglior riflessione politica in questi giorni di bufera nazionale sia uscita dalla satira di Luca e Paolo. Ogni volta che prendevano il microfono in mano nessuno sapeva cosa sarebbe uscito dalla loro verve satirica: il materiale a loro disposizione era troppo vasto per poterne prevedere i confini e le preferenze. E cercare di evitare complicazioni diplomatiche. Mentre di Roberto Benigni – maestro e genio dall’indiscussa capacità oratoria e motivazionale – si poteva prevedere il bersaglio, sui due comici pendeva quel pizzico di attesa preoccupata che ben s’addice a chi lavora con l’arte, la poesia e la musica. Alla fine, forse, sono stati una piacevolissima sorpresa e in quattro sere sono risuciti a pennellare i costumi, il pensiero e le preoccupazioni di un’Italia sempre al centro delle attenzioni.
L’hanno fatto con educata e ironica sincerità. E questo alla fine è stata una lezione mostratasi civile senza dover per forza sfociare nella barbarie verbale. Il segreto l’ha spiegato uno di loro due nella conferenza stampa: “ci interessa affrontare le idee e prendere in giro il costume, mai la persona”. Sulle idee e sui pensieri si può discutere, animarsi e contrapporsi: sulle persone è già più difficile perchè quando entra in gioco il carattere, la simpatia/antipatia e la posizione l’imparzialità è messa a dura prova. La situazione politica e giudiziaria di questi giorni sta facendo discutere molti cervelli, sopratutto laddove una situazione complicata e dalla difficile decifrazione necessita di una sana imparzialità per essere letta, tradotta e purificata. Così complicata ch’è forte il rischio di abbandonare le idee per combattere le persone. Finendo con il dare l’impressione che l’accanimento sia una forma di vendetta personale nei confronti di un avversario ostico da mettere in “cassa integrazione”. La storia non si costruisce sulla satira e sulla comicità, ma la satira e la comicità possono aiutare la storia a leggere le situazioni dall’altra parte della medaglia. Luca e Paolo non hanno nascosto o evitato di trattare gli stessi identici temi sui quali ci s’accanisce in questi giorni: li hanno semplicemente trattati con satirica imparzialità. E questo, forse, è riuscito a smuovere la coscienza delle persone pensanti in maniera molto più profonda di quanto sia riuscito a fare una certa fetta d’Italia in queste ultime settimane. Non hanno assolto nessuno e non hanno giudicato nessuno: hanno raccontato le vicende in modo sereno.
Che sia stata per l’ennesima volta l’arte a produrre questo, è ulteriore monito del quale far tesoro. La prosa ben s’addice a chi vuole mantenere statica una situazione, la poesia (e con essa la musica) è propria di chi vuole innestare una visuale nuova dentro una prospettiva vecchia. L’esistenza del sapiente è travaglio, sofferenza e perplessità. Ma è anche stupore, imprevedibilità, arte ludica. E’ per questo che chi vuol smuovere le coscienze deve arrischiarsi nuovi modi di denuncia: l’indovinello, l’enigma, la similitudine, il paragone scherzoso, l’allegoria, la comicità. Che, inaspettatamente, riescono laddove altrettanto nobili istituzioni e facoltà mostrano di inciampare.
Luca e Paolo non hanno beatificato nessuno: come non hanno condannato nessuno. Hanno semplicemente vinto applicando la filosofia di Christof Innerhofer (tre medaglie ai recenti mondiali di sci): “ho imparato che per andare forte ogni tanto bisogna fermarsi”. Per cambiare – qualora fosse necessario – uno stile d’accusare e di difendersi.