Settima Domenica del Tempo Ordinario (Anno A)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
(Dal Vangelo secondo Matteo, cap. 5 vv. 38-48)

cambiareNegli ultimi due anni alla Presidenza della Repubblica – subito dopo la caduta del Muro di Berlino – le picconate al sistema valsero a Francesco Cossiga l’appellativo di presidente picconatore. Picconare per svegliare, migliorare, santificare. Picconatore fu anche l’Uomo di Nazareth, che presidente mai Lo fecero e c’è da giurarci mai ambì a tale carica. Ma non per questo le sue picconate fecero meno male di quelle di chi lo succedette nel vano tentativo d’imitarlo. Domenica scorsa si comportò da vero (e dav-vero) bastian contrario: la Legge diceva una cosa, Lui ci doveva mettere lo zampino su tutto. Non certo per cambiare il passato, ma per renderlo simile a com’era abbozzato nei segni e nei sogni dell’Eterno. GlieLa promisero la vendetta, tanto che qualcuno tra i suoi discepoli – qualche passo appena dopo il Lago di Genesaret – iniziò a vedere stagliarsi all’orizzonte l’ombra di un legno duro da guardare. Eppure quella Croce severa non produsse ombra di timidezza alcuna in Colui che teneva il sogno di condurre l’uomo/bestia a ritornare uomo/Dio. La prima versione era la specialità della maga Circe: attraverso il piacere condurre l’uomo a diventare bestia. La seconda fu la sfida dell’Onnipotente: attraverso l’Amore – che solo dopo la sua morte divenne sinonimo di piacere – ricondurre l’uomo alle sorgenti della sua origine.
Oggi la picconata sfiora l’imbarazzo. Se domenica si parlava di omicidi, adulteri e giuramenti da estirpare alla base, oggi si parla di nemici: materia greve e pesante, cosa imbarazzante e discutibile. Il nemico non è mai tale per un favore, bensì per un dispetto: un pezzo di terra mal ereditato, uno sguardo di donna anticipato, una lite sfociata in rabbia, un desiderio mal pagato. Eppure mai s’avverte sotto il Cielo di quaggiù che esista uno che odi e al tempo stesso sia felice. Forse avrà visto gli sguardi biechi dei suoi ragazzi/ex-pescatori, forse le diatribe su appezzamenti della terra di Galilea o semplicemente Gli avranno chiesto di ergersi come giudice di testamenti. Comunque sia, Lui ha picconato e basta: “se amate quelli che vi amano, che ricompensa ne avrete? Non fanno così anche i pagani?” Come altro lo chiami questo se non un invito alla stravaganza? Stravagante nel senso di strano, bizzarro, imprevedibile, imbarazzante. Ecco: imbarazzante sembra proprio la sfumatura che c’azzecca. Imbarazzante è uno che non sta al proprio posto, che si fa scappare una parola fuori luogo, che non rispetta i confini dettati dal buon costume. “Non è a posto”, “è fuori di sé” diranno i benpensanti armati di penna, calamaio, libri e concetti astratti. Eppure quel non essere a posto in realtà è il complimento più bello che si potrebbe sentire dire un cristiano. Perché la sua provenienza gli vieterebbe proprio di rispettare i posti dati dagli uomini, le convenzioni fatte per mantenere lo status quo, le buone misure che trattengono un odio da carneficina: “non fanno così anche i pagani?”. Allora scegliete: o pagani o di Cristo. Se l’opzione va per i primi “buona continuazione”; nella seconda delle opzioni rimboccatevi le maniche: perché il cristiano o è l’uomo del paradosso che imbarazza o è l’uomo della banalità che nulla cambia.

“Il peggior nemico del successo è la paura del cambiamento, perché impedisce alle nuove idee e ai nuovi stimoli di venire allo scoperto. Cambiare sveglia le risorse addormentate, scalda il cuore ed eccita la mente, aumenta la fiducia in se stessi e nella squadra. Illumina la mente. Cambiare è come grattare via da una parete del salotto la vecchia carta da parati della nonna, elegante ma consumata, per dare nuova luce alla stanza con una bella imbiancata.
Non abbiate paura dei cambiamenti, una frase da non dimenticare mai.”
(G. Montali, Scoiattoli e tacchini. Come vincere nelle organizzazioni con il gioco di squadra, Rizzoli, Milano 2008)

Oggi Cristo ha dato il meglio di Sé, perché c’ha detto la cosa che nessuno si sarebbe mai aspettato da un Uomo così composto e dalle buone maniere. Ha raccomandato d’essere imbarazzanti per non tradire l’appartenenza a Lui. Cristosanto, che picconata: e non pensiate che sia solo questione di stravaganza.
Tutt’altro: sembra essere l’unico stile che crea tendenza Lassù.

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