"Me l’ha
regalato papà per la bella pagella" – risponde orgoglioso e composto il ragazzo
seduto in treno per Vicenza. Lui colpito dal mio interesse, io colpito per la
sua concentrazione. Immaginavo fosse un regalo per commemorare la Giornata della Memoria di
qualche giorno fa. Invece mi fece ricredere: "Questo è stato un grande". Il titolo era: Adolf Hitler, Mein Kampf ("La mia battaglia"). Peccato che
Erasmo da Rotterdam c’avesse già messo il copyright, altrimenti lo si sarebbe
potuto intitolare L’elogio della follia.
Che, a confronto, rimase una satira bonaria sulla demenza del mondo. Appuntava
pure dei passaggi: alunno modello, lettore appassionato, fans convinto.
Speriamo solo non li abbia schematizzati per poi illustrarli nelle giornate di
autogestione!
Non ho
osato chiedere un parere sull’Olocausto: quali emozioni risvegliasse la memoria
di quello sterminio, l’obbrobrio di quei giorni. Non volevo rischiare di ideare
la continuazione versione 2008 di quel libro tanto accattivante quanto letale.
O forse solo per non disturbare la sua attenta vivisezione. Non sapevo cosa
fare: biasimare, compatire o ignorare? Ho preferito dedicare dei minuti per
ripensare a quel popolo – ebreo per sangue, fede e cultura – così tanto
martoriato lungo i secoli. Bollato come deicida, dall’anno 70 vive disperso per
il mondo scambiandosi ogni anno il sogno di rivedersi a Gerusalemme. Contro di
lui spesero parole pesanti pure eminenti Padri della Chiesa: per Sant’Efrem erano
"cani circoncisi", San Girolamo li definiva "serpenti ebraici", per San
Gregorio erano "gli uccisori del Signore, gli assassini dei profeti". Un papa,
profondo conoscitore dell’uomo per non riconoscerne il potenziale di demenza racchiuso,
umilmente si scusò se una certa interpretazione della Bibbia può aver
contribuito ad accendere pericolose scintille in forni crematori già
surriscaldati a puntino. Guardavo quella svastica in copertina e ci vedevo in
filigrana una storia di uomini, di idee, di lotte e di sconfitte, di sfide
intellettuali ed esistenziali. Una storia tutta vera! Pensai: la prima edizione
uscì nel 1925 e fino al 1933 vendette 230.000 copie. Deduco che i tedeschi
conoscessero le intenzioni del loro Adolf ben prima delle azioni.
Eppure gli
diedero appoggio! E oggi qualche papà fa doni funesti a figli dalle pagelle
irreprensibili!
Genio e
squilibrio: che miscuglio…