Luserna (TN) – A Passo Vezzena nevica: le previsioni del colonnello Giuliacci sono state tutte rispettate. Siamo a 1402 m., nel Trentino autonomo, ad un passo dal vecchio confine tra gli imperi. Ora di quella diatriba rimane “L’osteria al Termine” come ricordo di passaggi, di incontri e di rappresaglie. Il termometro segna -11°: un tempo da lupi. Tempo da vin brulè (come dicono quassù), di bocconcini al capriolo, gulasch con polenta di Storo. Oppure i mille formaggi che trattengono un’alchimia che li rende unici al mondo: il Vezzena DOP di Lavarone, quello Mezzano e Vecchio. Si mangia e si dorme. Domani si lavorerà.
Un uomo sbuca solitario dall’ultimo tornante della salita: e non poteva essere altrimenti. Protetto da una tuta tecnica Asics e con il sudore ghiacciato sul volto. Sul suo Garmin 430 stanno registrati 23,57 km. E’ il 3 gennaio 2011. Chi scrive pensava che queste cose esistessero solo nei cortometraggi polari di Licia Colò. Oppure nel funambolico mondo di un atleta dal sapore tutto particolare.
Buon anno, don Marco!
Dammi del tu, per favore e buon anno anche a te. Benvenuta nel mio mondo segreto. Oggi per strada non c’era traffico: si correva da Dio (detto da un prete, la battuta funziona).
Diciamo che il tempo favorisce più il caminetto che la strada.
Sono prospettive diverse dalle quali guardare il mondo con la stessa convinzione: è la passione che fa crescere un progetto. E io di progetti ne avrei parecchi in cantiere per l’anno che è appena sorto.
Andiamo con ordine. Ammesso che il concetto di riposo non ti appartiene, come hai trascorso queste vacanze?
Nel modo più veneto che m’abbiano insegnato: lavorando. In realtà faccio il lavoro che sognavo fin da bambino, quindi ho la fortuna di divertirmi lavorando. Alla sera approdo nella mia stanza sfigurato dalla stanchezza. Ma è sempre meglio che arrivarci sapendo d’essere stati vittime e carnefici di una giornata inutile. La cosa più bella che ho fatto in questi giorni è stato celebrare le feste del Natale in compagnia della piccola comunità cristiana di Lavarone (TN). Prete con loro, per loro e assieme a loro. Quassù è un porto di mare: ma è nei porti che s’intrecciano splendidi incontri, inedite strette di mano e si asciugano lacrime inaspettate. Dopo questo viene tutto il resto.
Il resto, per l’appunto.
Ho macinato un centinaio di km di corsa a piedi, il 99% corsi abbondantemente sotto lo zero termico. E mi sono concesso tre belle giornate sugli sci. All’insaputa del mio tecnico Peppone Il Magnifico che avrebbe temuto per le mie ginocchia. Ma non potevo resistere alla lusinga di fare due volte il Giro del Sella-Ronda. Un mix di sport, poesia e meditazione. E poi sciare è l’occasione creativa che conosco per rivedere vecchi volti, stringere delle mani, conoscere nuove persone. Come te, del resto (puff! smascherata).
Smascherata! Partiamo dallo sport. Obbiettivi per il 2011.
Mi dispiace: partiamo dalla sponda opposta. Quella giusta.
Prego.
L’unico obbiettivo – quello per raggiungere il quale m’invento e m’innamoro di tutto il resto – è sempre il solito da sette anni a questa parte: crescere sempre più come sacerdote, appassionato del Dio al quale ho dato fiducia. E che mi ha dato fiducia. Sarà un anno delicatissimo questo, per tanti motivi: siamo nel settimo anno, quello che gli esperti del settore (ci tengono ad essere chiamati così, ndr) chiamano della “grande crisi”. E’ un po’ come il 35° km di una maratona. Oppure la Foresta di Aremberg nella Parigi-Roubaix dei ciclisti. O il Muro di Huy alla Freccia Vallone. Insomma, un momento cruciale: sarà lui a decidere come sarà il futuro. Di una corsa, di un’esistenza. Questo è il mio obbiettivo primo.
Per salvare il quale c’è tutto un mondo nascosto e intricato. Partiamo dallo sport.
L’appuntamento è per la mattina del 10 aprile 2011, Fiera di Rho, Milano. La Maratona organizzata da La Gazzetta dello Sport, il punto d’arrivo (e di ripartenza) del progetto messo in piedi con il mio amatissimo Peppone. Per quel giorno ho già preparato un biglietto con annotato dei numeri. C’ho scritto un tempo (top secret). Il 17 gennaio comincerò la preparazione quotidiana e meticolosa: dodici settimane è il massimo che la mia testa riesca a sopportare. In mezzo ci aggiungerò delle gare, compatibilmente con i miei impegni di prete. Mi piacerebbe correre la Corsa di Miguel (23 gennaio 2011), la Roma-Ostia (27 febbraio 2011), la Maratona di Roma (20 marzo 2011) per un dovere di riconoscenza alla mia squadra (Villa Aurelia – Forum) e qualche altra partecipazione per acquisire il ritmo gara. La tabella è già pronta sulla scrivania: i km superano il migliaio abbondantemente. Mi mancherà la neve delle mie montagne mentre me ne starò esule in quel di Villa Pamphili a Roma.
Ma spero di guardare la Madonnina sul Duomo di Milano col sorriso.
Sport quest’anno significa anche ciclismo. La prima tua grande passione.
Eggià. Quest’anno sarà l’anno di una scommessa per la quale ho messo in gioco la mia giovane faccia. E la mia scommessa si chiama Danilo Di Luca. Sarà l’anno del suo grande rientro in gruppo dopo una pesante squalifica per doping. Ma sarà anche l’anno nel quale la sua storia diventerà un’occasione bella per mettere in piedi un progetto sportivo-culturale da rivolgere al mondo dei giovani. L’ho preso per mano quand’era nel baratro, assieme ci siamo guardati in faccia e siamo ripartiti. La sua fiducia nei miei confronti è stata una delle sorprese più inaspettate capitatemi a sacerdozio avvenuto. Parlerò a fine stagione: per ora ci credo.
Una bellissima pagina su La Gazzetta dello Sport di qualche giorno fa titolava: “Patto Di Luca. Rinato grazie ad un prete-maratoneta”. Firmata da Pier Bergonzi, un altro che si è adottato don Marco (anche se lui si dice sempre debitore di Peppone nel mondo Gazzetta). Lunedì mattina un’altra pagina raccontava di cosa sono capaci i giovani quando stringono alleanza tra di loro. Insomma: difficile dire dove non ci metta lo zampino questo prete battagliero e dalla forza d’animo smisurata.
E’ vero che ti sei messo pure a fargli da procuratore?
Ne dicono tante! Se hai del tempo da perdere c’è tutta una letteratura su don Marco che si allarga giorno dopo giorno. Diciamo che ho tentato il tutto per tutto per ri-aprirgli la strada. Se uno sbaglia deve pagare, ma ha pure il diritto di ripartire. E Danilo sa che gli amici che ha attorno adesso (pochissimi ma fidati e disinteressati) sono dei lottatori indomiti ed esigentissimi. Con il mondo e con lui stesso.
Organizzagli una sorpresa.
Già fatto. Ma è una sorpresa, per cui non te la racconto.
Nemmeno a me?
(ci pensa. Poi fa un sorrisetto) Va bene: però non la scrivi.
Lo sport e la tua passione per la scrittura. Diciamo: il talento per la scrittura.
Scrivere è per me l’occasione di abitare il mondo che sogno di poter contribuire a migliorare con la mia esistenza. Il 2011 sarà l’anno di un sogno che si realizza. La pubblicazione del mio primo romanzo. Diciamo la verità: sono due. Il primo uscirà a metà gennaio e sarà il racconto romanzato dell’avventura newyorkese della maratona (titolo top secret), con allegato un cortometraggio. Era partito come una piccola idea tra amici, alla fine sta uscendo un piccolo capolavoro. E un debito di riconoscenza alla città di Roma che mi ha adottato in questi anni: con i suoi profumi, le sue serate e le nottate passate nell’apecar di un gruppo di bombolari scatenati. Vedrà la luce grazie alla fiducia di un grosso editore e di due amici che, oltre al fidato Peppone, sono entrati a far parte della nostra squadra: Stefano Baldini (oro nella Maratona ad Atene 2004) e Alex Schwazer (oro nella 50km di marcia a Pechino 2008). Sono il più piccolo di tutti: in mezzo ad una foresta di giganti.
E l’altro?
L’altro è il romanzo che avevo nel cuore da anni. E’ nato in quindici giorni di ispirazione assoluta (un giorno ho scritto per 18 ore di fila) dopo la Maratona di Venezia 2009. Ha avuto la fortuna sfacciata di farsi trovare pronto mentre un treno ad alta velocità passava: ci è salito e fra poco vedrà la luce. E’ un omaggio al mondo che mi ha educato: lo sport, la scuola e la vita di prigione. Oltreché al mondo della Chiesa che ne esce bastonato e promettente. Diciamo che mi sto allenando anche per affrontare la guerra che scatenerà.
L’oste lo riconosce e si mette a ridere pure lei. Porta qualche stuzzichino di formaggio, polenta e salame. Ci racconta di quando l’ha raccolto per strada l’ultimo dell’anno in macchina mentre stava per svenire dal freddo (erano -15°). Ma ci racconta pure della messa di mezzanotte di quest’anno a Lavarone: “La gente è uscita piangendo. Mai visto una messa simile”. I giorni successivi tutto un tam-tam di passaparola per ascoltare quel prete strano. Poi se lo stringe (l’oste avrà avuto 60 anni, ndr) e giura di averlo adottato nel suo rifugio. Fino ad appendere una foto con il suo autografo. Lui l’ascolta sorridente. Fuori la neve scende copiosa.
E la Francia?
Mi dovrò organizzare. Sai: c’ho una procuratrice scatenata che in un momento di crisi generale mi sta aprendo delle strade degne del miglior “Marchionne in gonnella”. Il nostro libro Asini dalle matite colorate è sbarcato in Francia e dovremmo andarci per dibatterne con i ragazzi. La cosa è interessante: in tre mesi ha già venduto – grazie al passaparola – oltre 10mila copie. Ed era partito tutto per caso. Come le canzoni di Vasco Rossi.
Due romanzi, due maratone, un dottorato universitario e tutta una vita da sacerdote da portare avanti. Una vita a tutto gas. Pensi di dormire un po’?
Mi toccherà. Perché anche il riposo fa parte di un programma di allenamento (allo sport e alla vita) serio e funzionale. So già che mi dovrò costringere, ma lo farò. O almeno ci proverò.
A settembre 2011 si torna a Padova. Ricorda?
Padova? Accipicchia… (e si gratta i capelli). Che tempo fa in città?
E stasera?
In queste sere raduno la mia famiglia: quella naturale e quella che si va componendo strada facendo. E’ un modo semplice e giovane per riacquisire familiarità con le cose semplici che hanno scritto la storia della mia famiglia. Posso permettermi una cosa?
Fai pure?
C’è posto anche per te. Una sedia vuota c’è sempre attorno al mio tavolo. Però attenta: scommettiamo che quando entriamo si mettono a ridere?
(“sempre il solito! – è l’accoglienza che ci riserva una delle ragazze sedute al tavolo – Una ragazza brutta manco a pagarla vicino a te?!”)
Grazie del complimento!
Se anche la bellezza di una ragazza serve per testimoniare che nel mondo c’è ancora speranza per le cose giovani, ben venga. E grazie a Dio!
Chi scrive ha conosciuto questo prete su Facebook tre mesi fa. Ha scoperto di avere tante cose in comune: la giovinezza, la casa in montagna e mille passioni nascoste. Ma sì, chissenefrega: pure la bellezza c’abbiamo in comune (si può dire che un prete è bello?). Domattina si riparte. Treni, aerei, voli di andata e ritorno. E una vita di corsa. Io lo seguirò tutto quest’anno per raccontare assieme a lui lo strano percorso di un giovane alla ricerca della Felicità. Per poi con-dividerla con chi incrocia nel suo cammino.
Forte di quel sorriso sul volto che da anni è la gioia di chi lo ama e la disperazione dei suoi detrattori. Ma a chi è nato fuoriclasse non gli si può impedire di spiccare i voli. O, come direbbe simpaticamente lui, “fate pure gli imbianchini, ma lasciate che io rimanga pittore”.
Buon viaggio, maratoneta di Dio.
(e.l.)