Per i
ciclisti è semplicemente un "muro" su cui firmare gesti atletici. Per gli
artisti è una piazza nella quale esibire capacità canore. Per gli amanti
dell’arte è una chiesa da contemplare nella sua armonica dolcezza. Per me
rimane il segno visibile di quella fede appresa dalla sapienza degli anziani.
Il santuario di Monte Berico è questo. E’ molto di più: è lo sguardo di una
donna che nasconde sotto il suo mantello la frenesia di una Vicenza spietatamente
di corsa. Cittadini di una cultura che predica la morte di Dio, la fede
semplice della nostra gente rimane baluardo di una civiltà passata alla quale
dovremmo più spesso rinfrescare le nostre radici. Ma perchè inginocchiarci
quando un’aria anonima vuol far apparire ridicola la nostra fede? J. Evola
scrive: " Ad un’unica cosa si badi: a rimanere in piedi in un mondo di rovine".
Se è vero
che non ci fidiamo più dell’anima per i troppi tentativi falliti, la preghiera
rimane un’arma potentissima per non smarrire la vicinanza con noi stessi
nell’ammasso del mondo. Pensare d’essere operativi senza pregare è come
decidere di sollevarsi da terra tirandoci per i capelli. Ma oggi la preghiera
sembra fuori luogo: il sospetto che Dio nasconda qualcosa in vista della nostra
felicità ha sponsorizzato il peccato originale. Ma è anche l’origine di ogni
nostro distacco dalla spiritualità. Con il prezzo – parafrasando una
considerazione di U. Galimberti – che i nostri sguardi si incontrano ma molto
spesso solo per evitarsi. Il santuario custodisce la storia di una donna
meravigliosa, Maria di Nazareth. Una ragazza i cui pensieri non erano campati
in aria, i cui gesti erano nascosti dentro il perimetro delle cose concrete.
Anche se andava in estasi, non si sentiva dispensata dalla fatica di stare con
i piedi per terra. Maria pregava ma non ha mai vissuto il dramma di non sapere
chi era o di tremare per non riuscire a diventare ciò che sognava.
Nel 1951 La
Pira fu eletto per la prima volta sindaco di Firenze. Subito
domandò a 21 monasteri di clausura di pregare ogni giorno per il suo comune. Nel
discorso d’insediamento disse: "Abbiamo
ventun comunità puntate verso il cielo"
. Ogni mattina sostava a lungo a
pregare prima di andare in municipio. Ripeteva: "Come potrei stare con questo popolo nel nome di Dio, se non stessi in
preghiera con Dio?"
.
In ginocchio. Per innalzarci!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

My Agile Privacy

Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. 

Puoi accettare, rifiutare o personalizzare i cookie premendo i pulsanti desiderati. 

Chiudendo questa informativa continuerai senza accettare. 

Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: