Oltre ad Arianna c’è di più.

Perché si può vincere e si può perdere, nella vita come nello sport: ma tutto è sempre e solo una maledetta questione di velocità, quella che cantava Bach nell’avventura del suo celebre Gabbiano Jonathan. O i centimetri del celebre discorso di Al Pacino dentro lo spogliatoio nel film Ogni maledetta domenica. L’ho riguardato decine e decine di volte in questi mesi di preparazione e di fatica perché in quel frame ci sta il mio vero segreto. Di ragazzo, di sportivo ma sopratutto di sacerdote. Mi fa commuovere e riflettere, sentire gigante e piccolissimo, sorridere e piangere. Mi fa sentire una giovane storia desiderosa di conquistare il mondo centimetro dopo centimetro nella mia più difficile sfida professionale: quella di tenere un cuore ordinato per essere un Suo campione.
Perché due sono le possibilità.

O noi risorgiamo come uomini o cederemo un centimetro alla volta, uno schema dopo l’altro fino alla disfatta.

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A poche ore dallo start (9.40 a.m.), nel mentre si riposano le gambe in albergo, ho immagazzinato tutto l’incitamento che mi è arrivato oltreoceano da tantissime parti: dagli amici della carta stampata (Avvenire, Sport Week, La Gazzetta dello Sport, Il Giornale di Vicenza, Il Mattino di Padova, Il Romanista), agli amici più cari che non mi abbandonano mai, fino ai semplici naviganti di internet che – imbattutisi per caso in un sito un po’ creativo e profumato di freschezza –  si sono affezionati ai nostri sogni. Fino ad appropriarsene fino in fondo. Domattina la sveglia sarà prestissimo, ma per rincorrere un sogno nulla è di peso. Mi dicono tutti che a New York non si migliora il primato: io mi impegnerò, ci proverò, cercherò di finalizzare i quasi 1400 km d’allenamento fatti. Ma me ne parto già vincitore: per aver creato attorno al nostro progetto un clima di simpatia che nemmeno osavo immaginare. Se non riuscirò a migliorarmi, ci riproverò un’altra volta. Se mi migliorerò, domani sera mi porrò da subito un altro obiettivo. Perché la mia vita è una questione di centimetri da grattare alla rassegnazione.

E, a preghiere fatte, farò tesoro di quel magnifico incontro fatto con Sua Maestà Haile Gebrselassie, il primatista mondiale della Maratona. Dopo una foto scattata in disponibile compagnia e quattro parole in inglese, m’ha fatto l’augurio più bello: Go priest, go!

Correre: voce del verbo vivere! Da sposare col il numero 2913, wave 1, orange.

Un abbraccio a tutti

don Camillo e Peppone

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