Stefano Baldini ha dato l’addio alla corsa a Trento, qualche giorno fa (la foto di Giancarlo Colombo è perfetta! Come sempre). E’ stato il più grande maratoneta italiano di sempre. Lo ha ammesso anche Gigliotti, il tecnico che lo ha allenato e che prima di lui aveva vinto con il grandissimo Gelindo Bordin.
Oggi, domenica, a Chicago il campione olimpico che ne ha raccolto l’eredità, Sammy Wanjiru, ha vinto la maratona (2.06’24”) staccando negli ultimi 1500 metri Tsegaye Kebede, etiope. E’ il secondo successo consecutivo per il keniano che oggi è considerato il più forte nella specialità. Uno di quelli che quando corre, per come corre, ancora ti emoziona nonostante la superiorità ancora nettissima sul resto del mondo che va di corsa. Lui ha bissato il successo del 2009 e tra le donne la russa Liliya Shobukhova ha fatto lo stesso.
SENTIMENTI IN CORSA Parto da Chicago e la prendo da lontano, oggi, per parlare d’altro. Di pensieri che si inseguono mentre corri, sopratutto mentre ti alleni perché in gara – spesso – non hai troppa voglia di distrarti, vuoi gustarti tutto sino in fondo, emozioni e pensieri, immagini e colori, urla e canti che accompagnano la tua gara. In allenamento è diverso. Almeno per me. Spesso esco senza musica e senza nulla, per guardarmi attorno e “sentire” il mondo attorno a me, oltre che me stesso; altre volte mi piazzo la musica alta nelle orecchie, per pensare ad altro, magari per non pensare. Tempo fa uscivo con una radio piccola piccola, fantastica, e mi muovevo tra le onde, da Radio Maria a Radio Popolare, da M2O a Radio Montecarlo. La scelta se vuoi ascoltare la radio è davvero vastissima.
FINO A BESLAN Ma non è di questo che volevo parlare/scrivere oggi. Sono alcuni giorni che mentre corro penso ad altro, alla fortuna se posso. Dopo Berlino il fisico mi ha un po’ abbandonato, la vita di tutti i giorni è tornata a imporre i suoi ritmi e le difficoltà. Ho corso pochino, ma quando ci sono riuscito ho ringraziato Dio. Davvero. Mi sono stupito, deve essere l’effetto di don Marco, sentire e leggere le sue emozioni nella preparazione di New York, vivere le avventure di don Camillo… Mi ha riportato a pensare a Dio, ad altro. La morte terribile di Sarah in questi giorni ha fatto il resto, entrando nel profondo del mio pensare/sentire. Morale… mercoledì ero a far la spesa con la mia mamma, ho chiamato un amico scoprendo che nei prossimi mesi avrà una battaglia dura da combattere con e per la persona che ama contro un brutto male. Poi sono uscito a correre e ho guardato il cielo, ho ringraziato. Correvo e pensavo a loro. A Sarah, alla moglie del mio amico e poi ho ascoltato la musica che in quel momento mi suonava nelle orecchie. Tra i pezzi rock era finito anche Giovanni Allevi, con il suo Foglie di Beslan… Quante tragedie il mondo è costretto a incorniciare ogni giorno, e quante volte noi non ci accorgiamo che siamo solo ai margini, spesso lontani e sicuri di tante tragedie – presenti e passate -. Ho guardato il cielo e ho sussurrato un grazie, perché la mia vita vive le normali difficoltà di tutti i giorni e non situazioni al limite della follia. Il mio problema è il mutuo piuttosto che un muscolo dolente. Mi fermo qui, prima di diventare inutilmente retorico, penso che correndo si facciano spesso pensieri simili. Volevo condividerli con voi, insieme al mio grazie, allargarlo a tutti voi che da anni mi fate compagnia in corsa o sul blog, in viaggio o in edicola.
FUTURO PROSSIMO Raccontato quel che mi frulla per la testa in queste ore, non solo corsa… Torno nei miei affari quotidiani, al lavoro, ai progetti. Alla disfida di Fidenza – con tutti voi e contro don Camillo: da lui devo contenere il distacco in 8 minuti la mattina del 24… – alla corsa di domenica prossima – se non recupero, sarà certamente la Green Race a Milano al Parco delle Cave, allungherò le distanze più avanti – al 31 ancora a Milano per beneficenza (iscrivetevi: tutti i soldi che versate, da 10 euro a quel che volete andranno a progetti dedicati a ragazzi e bambini), con il Media Challenge Coca Cola. Poi New York, altre emozioni da vivere e da raccontare, questa volta ai margini della corsa, seguendo don Marco/Camillo e gli altri cinquantamila. Ho cercato una foto dell’anno scorso. Sembro veramente pazzo, ma forse è semplicemente un misto di gioia e soddisfazione, la stessa degli altri due milioni di italiani che ogni settimana si mettono le scarpe per corricchiare, chi un pochino chi tantissimo. Nel profondo siamo tutti uguali, animati dalla stessa passione.