Disteso sul divano di casa mia, dopo un’altra levataccia (aereo alle 8) la maratona di Berlino è qualcosa che mi riempie ancora la testa. In mattinata in aeroporto ho rivisto partenza – che emozione – e arrivo (che duello tra Patrick Makai e Geoffry Mutai, divisi da appena 2 secondi…). io? Me la sono goduta, ho finalmente raggiunto e superato il muro dei 30 e dei 35 chilometri (l’ho ritrovato muscolarmente un po’ più in là, al 38°, ma ormai non poteva che rallentarmi un po’ senza rovinare nulla) sono arrivato sul traguardo correndo. Stanco ma non stravolto, in fila per le medaglie mi sono persino messo a ballare waka waka chiacchierando. Insomma, stavo benissimo. E’ stato l’inizio di una giornata davvero serena, riposante e piena. Conclusa a tavola a casa di amici – grazie Giuliana per la gnoccata e grazie a Valeria per l’ospitalità; grazie a Stefano e Sandro (3.24′, complimenti) per la discussione accesa e profonda sulla nostra professione giornalistica; grazie a Sabina per la straordinaria compagnia -. Mancava solo Cristina, rientrata con un volo della sera insieme a tanti altri amici. La prossima volta – a Firenze, con la squadra? – ci organizziamo per una grande festa tutti insieme.
La mia giornata è scivolata via felice, un po’ come la mia gara. Dopo aver perso praticamente tutti, da Luca ad Andrea De Luca, da Adriana a Sabina, da Enrico a Omar, e via (elenco lunghissimo). Dopo aver mancato di poco Andrea e Simona, o il mitico Renzo Barbugian in gara otto giorni dopo una gara di 6 ore (vinta, primo assoluto e devo dire che se lo meritava per quanto ci dà dentro da anni sia a correre sia a far correre tanta gente) sono arrivato in griglia, sotto la pioggia. Ma con la cremina magica (ve ne parlo al prossimo post…) e la compagnia sempre sorpresa e sorridente di Cristina, che dopo New York ha conquistato anche Berlino. Lei odia la pioggia, la teme e si è coperta in maniera esasperata, una sorta di burka plastificato che ha tenuto per tutta la gara con stoicismo e coraggio, è sempre più un personaggio, una donna con la quale correre non può non essere divertente. Siamo partiti insieme, con un amico preso al volo e perso subito ma che cito. perché Antonio è un italiano fiero di seconda generazione “i miei genitori sono emigrati, io vivo e lavoro a Stoccarda” ci ha raccontato dopo un Forza Azzurri e un “cinque” pieno di carica. Chissà come gli è andata, sembrava uno da tre ore… Noi, io e la Cri, ce la siamo presa calma e dopo sette-otto chilometri ci siamo divisi, come è giusto che sia in una corsa simile, ognuno deve seguire il suo istinto, il suo progetto. Io andavo a circa 5’40” e non volevo forzare. Non mi sentivo pronto, anche se sentivo di potercela fare e sentivo al mio fianco il capitano, aver corso la mezza di Monza con Elio la settimana prima mi ha stancato un filo ma sul piano emotivo mi ha lasciato una carica straordinaria. E poi ho corso da solo per il resto della gara, guardandomi attorno, vivendo la città, applaudendo i bambini che suonavano i tamburi o i jazzisti fuori dai bar, imprecando con un signore che ha scatenato la sua tromba da stadio a due metri dalle mie orecchie sotto un ponte (per di più) ma generalmente gustando ogni passo. Ho battuto anche l’ipoglicemia combattendola dal 10° con un primo assaggio di gel (gesto ripetuto ogni 4-5 chilometri, in tutto due bustine consumate) mi sono bevuto un dito d’acqua ogni 3-5 chilometri e dopo la mezza ho anche accelerato un attimo. Forse è stato un errore, ma volevo provarci. E sino al 35° tutto ok, credo anche per merito del freddo e della pioggia (che mi piace davvero) la crisi per me è arrivata al 38°, quando le gambe hanno detto che non c’era più forza (sarà che da venti minuti non pioveva più ed avevo… caldo?). Andava tutto bene, ma non giravano più tanto e allora mi sono gestito, volevo correre sull’Unter den Linden e quindi ho frenato. Il resto lo sapete.
La foto? Mi piace da impazzire. L’ha scattata Sabina, che è arrivata gioiosamente al traguardo e mi ha raggiunto sulle scale del parlamento tedesco, dove facevo stretching e altro… Il sorriso e la mia maratona sono per lei ma anche per tanti altri, a cominciare da Marco, un runner tra i tanti amici ai quali ho pensato domenica. Su Facebook si definisce simpaticamente Lo Scatenato. E racconta la sua passione e i suoi allenamenti, condendo il tutto con fotografie di ogni tipo. Ho pensato a lui perché ci mette una passione e una carica straordinarie, inarrestabili. Quelle giuste per correre, vero, ma anche per fare centro nella vita. E dopo Marco, grazie Rudy, ad Alfio, a Oscar, a Elio il capitano, a tutti quelli che si sono fatti vivi prima e dopo la corsa. A Cinzia, che ci mette tanta pazienza… a Irene ed Erica per quel suo: vola, corri e torna!
GLI ALTRI E DON CAMILLO Io correvo a Berlino, insieme a tanti di voi. Ma tanti altri si scatenavano in casa o appena fuori, come Luca che insieme ad Alfredo, Paola, Antonella e Matteo ha corso a Lugano. O come Omar, il mitito collega che si occupa con grande precisione del calendario che noi/voi avidamente consultiamo sul blog: lui era alla maratona di Budapest. Dove diluviava ma si è regalato un notevole 3.48′ in condizioni proibitive. O come il mio don Camillo, che sulla strada per New York ha vissuto un fine settimana particolare tra Ascoli e San Benedetto: sabato è arrivato, si è impossessato del pettorale numero 1 che gli organizzatori gentilmente gli hanno riservato e la sera ha celebrato messa per tutti, runner in testa, all’aperto. Il mattino dopo eccolo in corsa, come al solito con impegno e forza, con passione e sacrificio, con amore e dedizione. Con tutte quelle qualità che fanno animano tanti di noi – praticamente tutti direi – e che applicate alla vita di tutti i giorni possono regalarci altre grandi soddisfazioni. Lui ieri si “lamentava” per qualche secondo in più, ma credo non valuti la durezza della gara e quella della preparazione che si è imposto in un periodo già piuttosto duro per il suo lavoro e i suoi studi teologici. Don Camillo è vero che sei uno sportivo trentenne di grandi potenzialità, che hai amici molto in alto – e so che a qualcuno hai chiesto di distrarsi un po’ guardando a Berlino… – ma sei anche un uomo e ogni tanto in gara si paga la fatica dei tanti impegni, che a volte è anche solo quella di avere una parola per tutti. Era una gara importante, l’hai onorata e hai onorato quel numero 1 facendo un altro passo importante verso New York 2010 e Milano 2011. Ma ora un caricatissimo Peppone (alias, il sottoscritto) aspetta la sfida del 24 ottobre a Fidenza: non mi darai più di 8 minuti!
In tutto questo, chiudo con un’altra foto, bellissima, scattata da Capasso venerdì mattina sotto Galleria Vittorio Emanuele nell’alba milanese, alla 530 Run. Un paesaggio splendido che ha accolto tra le vie del centro di Milano oltre mille persone legate dalla corsa, diventate amiche spesso per la corsa. Adoro dormire, ma stavolta alzarmi prima delle 5 ha avuto un senso. Grazie a Sergio per l’idea, grazie a Fabrizio ed ai marziani per il supporto all’idea.
NOTA – E’ possibile commentare questo post anche sul blog di Manlio Gasparotto cliccando qui.