Correre è senz’altro una questione di fede. In se stessi. Perché quale che sia la distanza, si tratta di piazzarsi su un tracciato e cominciare a inseguire un traguardo. Nella vita siamo abituati, meglio dire allenati, a farlo ogni giorno. La zona partenza è il tavolo della colazione, che sia a casa o sia al bar, il traguardo è quel che realizziamo a fine giornata sul lavoro o nelle altre nostre attività. In una gara, in una maratona, la differenza esiste e la si percepisce dal primo istante: poparti ma non sai se arriverai in fondo. Il dubbio ti attanaglia dal primo giorno di allenamenti e ti insegue per settimane, mesi. Alcuni se ne liberano in fretta, altri solo concludendo la loro corsa e facendosi mettere una medaglia al collo. Per questo serve fede, incrollabile in noi stessi, in quel che facciamo e abbiamo fatto per arrivare alla partenza e in quel che faremo durante la gara.

Fede però è una parola grossa, importante.
Guardando al vocabolario online sul sito del corrieredellasera.it ho trovato questi significati:

1 – Adesione religiosa a una verità rivelata non sensibilmente tangibile, persuasione dell’esistenza di un Dio: perdere, riacquistare la f.

2 – Religione, credo, confessione religiosa: f. ortodossa, luterana; ideologia, pensiero: f. socialista

3 – Il credere fermamente in qlco. o qlcu.: avere f. nel progresso; fiducia, credito: persona, notizia degna di f. || persona di poca f., che non si fida degli altri

4 – Convinta osservanza di quanto è stato promesso SIN fedeltà, lealtà: mantenere f. a una promessa

5 – estens. Anello nuziale SIN vera: portare la f. di matrimonio

6 – Certificato, attestazione: f. di battesimo || far f., attestare, garantire | burocr. in f., formula con cui si conferma e si conclude una dichiarazione scritta

Voi scegliete quello che volete, perché noi in questi mesi parleremo di fede in Dio. E lo faremo con don Marco Pozza, un prete. Lo faremo insieme e correndo, io e don Marco, che per certi versi siamo un po’ il diavolo e l’acqua santa, il diavoletto e l’angioletto, il nero e il bianco, il runner e il maratoneta… E partendo dalla coda dell’elenco, sia chiario: il maratoneta è lui, che solo pochi mesi fa ha scoperto questa sua capacità e da sportivo appassionato l’ha condotta alle conseguenze più naturali: ha corso tre maratone migliorandosi ogni volta, l’ultima a Padova. E così ha convinto anche me a “portarlo” a New York. Non dovevo, non volevo andare nella Grande Mela per l’edizione 2010, invece ci andrò – e sarà un’altra grande avventura, anche se devo ancora decidere di correrla – per seguire quest’uomo, Marco, trent’anni, prete. Un uomo che crede, che ha fede in Dio prima che in se stesso e che ama lo sport come strumento di comunicazione tra le persone e tra i popoli.

Insieme useremo la maratona, sarà una scusa per parlare di vita. Tra un allenamento e una tabella (perché Operazione Gasparotto continuerà a tenere la corsa al centro del blog) infileremo le nostre conversazioni/considerazioni. Don Marco ha una sua “chiesa online” che alimenta pressoché ogni giorno con notizie dal mondo e considerazioni: lo incrocerà con il mio, con il nostro. E così parleremo di noi aggiungendo una voce, una filosofia al nostro modo di correre. Non so ancora cosa nascerà, dove arriveremo nel nostro viaggio che coinvolgerà sia la maratona di New York sia quella di Milano, ma so che sarà un’avventura appassionante perché se ho fede nelle mie capacità di runner, che arriva sempre in fondo anche quando va a fondo…, ho fede in don Marco come uomo prima che come maratoneta. Tutto il resto lo scopriremo insieme correndo in giro per l’Italia, volando negli States e poi correndo verso la maratona di Milano.

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