Come Red e Toby

Da piccola, amavo molto un cartone animato che narrava la vicenda di due animali, solitamente nemici (una cane ed una volpe), ma che i casi della vita avevano fatto incontrare e diventare amici. Dopo ulteriori vicende e litigi, i due hanno modo di salvarsi la vita a vicenda, anche se alla fine si rendono conto che è necessario che i loro destini si separino.

Il Battista e il Nazareno: rivali?

L’immagine del cagnolino e della volpe che, da amici, scoprono che le loro vite sono incompatibili porta un po’ a pensare al Battista e al rabbi di Nazaret.

Le loro vite sono inscindibilmente divise, eppure la rivalità è tale solo per chi guarda loro in modo superficiale. Sono i discepoli del Battista ad essere preoccupati che il neoarrivato “rubi la clientela” al predicatore più esperto. Nel Vangelo[1], si fa riferimento al primo incontro[2], in cui Giovanni battezza Gesù: rievocatolo, il capovolgimento della situazione in cui vediamo Gesù battezzare più di quanto faccia Giovanni richiama una sorta di sgarbo del Galileo. Almeno, tale è la lettura dei discepoli del cugino.

La consapevolezza del Battista

Al contrario di quanto, forse, ci saremmo aspettati, però il Battista non asseconda affatto le recriminazioni. Anzi. Così come nel primo incontro al Giordano, il Battezzatore è pienamente consapevole dei limiti della propria missione. Non mostra alcuna invidia né alcun risentimento rispetto all’affronto del suo parente. Sa di “dover diminuire”[3], ma, sorprendentemente, ciò non rappresenta, per lui, alcun motivo di sgomento o paura. Abbraccia la sua fine “regressiva” con amore e condiscendenza al disegno divino.

Piccole e grandi invidie

È particolarmente significativo soffermarsi su questo, perché, anche nel fare il bene, molto spesso, noi tendiamo a mettere avanti il nostro ego: è bello ottenere un risultato soddisfacente, ma, più ancora, inseguiamo la possibilità che il bene ottenuto possa avere una targa con il nostro.

Uno sguardo oltre

Giovanni, sorprendentemente, pare essere oltre queste piccolezza, tanto è concentrato sul progetto che Dio gli ha affidato e, pur non comprendendolo in modo totale, ha presente il suo destino inglorioso. Del resto, a ben pensarci, all’occhio semplicemente umano, non è gloriosa nemmeno la fine del Figlio di Dio, inchiodato al patibolo. Per abbracciare la volontà di Dio, serve uno sguardo che guardi oltre. Oltre le apparenti, cocenti sconfitte. Oltre la piccolezza umana. Oltre i nostri continui litigi e le persistenti divisioni all’interno della Chiesa e nel mondo.

Insieme, perseguendo la volontà di Dio

Non dà soddisfazione, il Battista,  a chi cerca di dar fuoco alle polveri, accendendo una rivalità, che, ai suoi occhi, semplicemente, non esiste.

Il Regno di Dio – dice Giovanni, con la sua vita – richiede che ognuno sappia mettersi a servizio di esso, senza pretendere i riflettori puntati addosso; richiede che ciascuno si impegni, senza vedere in ogni fratello (o cugino!) un rivale, bensì un collaboratore. Anche quando lo stile, le idee, l’operato è differente.

È difficile talvolta, vederla così. Eppure, anche quando diventa un allentamento per la nostra pazienza, la presenza del fratello è sempre una benedizione.

Rif. letture festive ambrosiane, nella Quinta domenica di Avvento: Is 30, 18-26; 2Cor 4, 1-6; Gv 3, 23-32


[1] Gv 3,23-32
[2] Gv 1,29-34
[3] Vd. Gv 3, 30


Rif. letture festive ambrosiane, nella Quinta domenica di Avvento: Is 30, 18-26; 2Cor 4, 1-6; Gv 3, 23-32

Fonte immagine: goodofon.ru

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