Attraversano la Galilea in silenzio: la loro presenza deve rimanere sotto traccia, invisibile. Se lo verranno a sapere gli abitanti, che lo vengano a sapere dopo che loro se ne sono già andati. E’ una di quelle esigenze naif del Maestro di Nazareth: «Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea – racconta l’evangelista Marco – ma egli non voleva che alcuno lo sapesse». C’è gente, anche gentaglia, che sente l’esigenza di farsi anticipare da un codazzo di altra gente e chi, come Gesù, esige di passare in sordina: nel caso gli venisse in mente d’inventarsi qualcosa, colpirà meglio se colpisce di sorpresa piuttosto che se è aspettato da una moltitudine di gente. La cosa buffa, anche stavolta, è che i discepoli obbediscono a metà e disobbediscono a metà. Non urlano ai quattro venti che stanno passando loro, è vero: ma bisbigliano tra di loro del più e del meno. Parlottano di quello che non hanno capito e sul quale non hanno il coraggio di chiedere spiegazioni: «Non capivano queste parole – Gesù doveva perdere umanamente per vincere definitivamente – e avevano il timore di interrogarlo». Siccome non capiscono, e di fare silenzio non sono capaci, sottovoce cominciano a fare le prove generali per l’eredità. “Tanto Lui è davanti, non ci sente se parliamo piano” avrà suggerito il più furbo del branco. Che tanto furbo non è se si è scordato che Cristo ha orecchie e occhi dappertutto. Pensano loro d’essere furbi, ma fanno i conti senza l’oste.

L’Amico è più furbo di loro, però: «Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”» Fossero uomini tutti d’un pezzo, ci metterebbero la faccia: “Stavamo facendoci gli affari nostri: è un problema?” Ma non lo sono, invece: «Tacevano. Per la strada, infatti, avevano discusso tra loro chi fosse il più grande». Sono guappi di cartone o poco più, direbbero i napoletani: e ogni guappo di cartone, vicino all’acqua, si bagna. Gli apostoli, guappi di carta pure loro, si avvalgono della facoltà di non rispondere. Poco importa, il Maestro non è disposto a rimandare la lezione: “Cari amici, se potete ricordatevi questo: che l’arroganza fa maschio, ma la gentilezza fa uomo”. Lo dice loro con toni ben più nobili, ma temiamo che quella volta abbia dovuto abbassare l’indice di profondità perchè poi non dicessero che non avevano capito. Cristo potrebbe, per l’ennesima volta, scaricarli come il più tossico tra gli amori: sceglie, anche stavolta, di riprendere il filo e l’ago per correggere il loro errore di valutazione. Ch’è infinitesimale se lo si guarda con occhi umani: galletti come sono (come sono io), sono convinti che il sole sorga per loro. Questo è il loro punto di vista: andiamo a comandare! Cristo, invece, prova (senza riuscirci mai) a spiegare loro che la svista più grande è di fidarsi solo del proprio punto di vista. Chissà se avranno capito qualcosa!

Lui, comunque, nel frattempo dell’incomprensione continua a ragionare da innamorato fedele: “Io vi ho scelti e sceglierei ancora voi: ancora e ancora. Non ho dubbi: senza pause vi risceglierei. In un batter d’occhio sceglierei ancora voi” ribadisce in cuor suo. Non c’è verso di far cambiare idea al Cristo sulle scelte da lui fatte. A seguirlo pare proprio che al mondo ci sia chi ti sceglie perchè non ha altro e chi ti sceglie perchè vuole altro. Perchè sogna dell’altro da te. Questione, anche qui, di punti di vista: «Quando la sera è tersa, osservo il cielo. Non finisco mai di stupirmi, tanti punti di vista ci sono lassù» (W. Szymborska). Eccolo il punto di vista del Cristo, imbarazzante anche stavolta, come sempre: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». Fa tenerezza la pazienza del Maestro nel correggere i suoi dodici guappi di cartone (più uno, che sono io, facciamo tredici): rimane il mistero dei misteri. Oppure è il segreto di chi ama per davvero e, da te, sogna di fare emergere il meglio possibile. Alla fine anche la sequela di Cristo è un corteggiamento. E corteggiare una donna (un uomo) è saper correggere gli errori che hanno fatto altri uomini. È il mondo che ha insegnato agli apostoli a ragionare così: e Cristo, da parte sua, proverà sempre a correggere questo modo storto di voler stare in piedi dritti nel mondo.

(da Il Sussidiario, 21 settembre 2024)

In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato» (Vangelo di Matteo 9,30-37).

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