Due amici si confidarono.
‘A me è proprio impossibile’, disse uno, ‘non risolvere subito i problemi pratici nei quali m’imbatto. Affrontarli, superarli, sbarazzarmi di loro mi dà la massima soddisfazione’.
‘A me, invece, confidò il secondo, capita l’esatto contrario: rimandare, prorogare, lasciare che le cose si risolvano da sole è un fatto vitale’.
‘Perché, in tal caso, non ci mettiamo insieme? Tu modererai la mia smania di fare, io darò una scossa alla tua pigrizia’, propose il primo. Il secondo accondiscese entusiasta.
Le cose andarono a finire così: il primo si assunse tutti i compiti del secondo, soddisfacendo il proprio attivismo in modo pieno; il secondo poté godere dell’inoperosità più totale.
Ma un giorno il primo amico, sopraffatto dal troppo brigare, cadde ammalato; il secondo si prese cura di lui. Solo in quel modo compresero, il primo, che la vita non è solo una ruota da far girare obbligatoriamente; il secondo, che in certi momenti quella ruota va fatta girare, piaccia o non piaccia. In quel frangente capirono poi che la ruota, sia che la si giri o meno, ha sempre una spinta o un freno da parte di un Altro.
Scoprirono così la vita interiore e si fecero tutti e due monaci: manco a dirlo, uno di vita attiva, l’altro di vita contemplativa.
(Piero Gribaudi)
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