La quiete dopo la tempesta. Oppure la tempesta dopo la quiete. Certo rimane che da questo settembre per l’ennesima volta occorre rimettere in moto i passi per far avanzare di un altro anno la storia dell’uomo e dell’umanità. Perchè vivere è avanzare senza soste, lungo quella strada che si mostra troppo lunga solo per chi non va fino in fondo ai propri sogni. Le montagne sono state abbandonate dai greggi e dagli armenti, emigrati per cercare pascoli migliori d’autunno. Se ne sono andati pure i turisti – quelli boriosi dalle grosse cilindrate e quelli umili delle “solite vacanze in Altopiano” -: torneranno quando il tempo sarà loro clemente o, più onestamente, quando scenderà la prima neve. Sono rimasti quelli di sempre: con lo zaino sulle spalle, con il forcone del contadino tra le mani, con frutte e spezie da barattare in cambio della sussistenza familiare. Eppure lassù, aggomitolati attorno ad una montagna fedele e traditrice, ci sarà la possibilità di osservare con più calma e meno frenesia il mondo intero che si trova costretto a ripartire. Quel mondo di cui la nostra terra è un piccolo lembo, un microcosmo dentro il quale chi vuole può leggerci la vita dell’intero mondo. D’altronde una volta che s’è imparato l’alfabeto della lingua italiana si diventa capaci non solo di leggere le parole scarabocchiate da noi ma anche i grandi capolavori che hanno fatto la storia della letteratura. L’importante, direbbe la vecchia maestra, è di imparare le fondamenta.
Per capire cosa ci sia scritto nella vita politica. Dopo un’estate di vergognosa e vigliacca presa in giro delle necessità della gente, ora si chiede la fiducia al Governo. Ma chissenefrega se dei problemi della gente nessuno più s’interessa: la casa di Montecarlo, gli affitti truccati, la compravendita di parlamentari e senatori (corpo incluso), la querelle di un’opposizione e di una maggioranza che sembrano fratelli gemelli, le promesse e le sparate di chi, colorato di verde, non conosce l’istituzionalizzazione di un ruolo da ministro. Come credere ancora nella delicata arte di nobilitare il bene comune e di leggere quelli che sono i bisogni che albergano dentro il cuore ferito dell’uomo? “Gli orfani e le vedove” – si raccomandavano di proteggere i vecchi profeti biblici. Oggi le vedove se le prendono prima che divengano tali e i figli li mandano a spasso per il mondo: a cercare gloria laddove il genio è più apprezzato.
Per capire cosa ci stia scritto dentro la Chiesa. Dopo un anno di atroci attacchi (molti dei quali conseguenza di una “teologia dello struzzo” predicata ad oltranza), ora s’aspetta la conversione della Chiesa. Non basta un Papa coraggioso e con la schiena diritta: Lui detta il ritmo, ma devono essere i suoi pastori a decantare le traiettorie per il resto del gregge. Un Papa parla, ma una Chiesa intera ha il potere di indebolirne le parole fino a ri-tradurle. Quello passato è stato un anno buio (e probabilmente il prossimo lo sarà il doppio), ma ci ha lasciato la lezione più bella: quella che attesta come il cristianesimo non sia un gioco. E oggi non si può diventare cristiani senza saperne la grammatica e la destinazione ultima. Vesti talari, zucchetti in testa, pastorali alla mano e titoli onorifici tanto cercati hanno mostrato il lato debole di loro stessi quando non sono abitati dalla vera bellezza del cristianesimo: quella che testimonia la verità di se stessi prima della verità additata agli altri. “La Chiesa non morirà” – ripetono i benpensanti pasciuti. Lo sappiamo tutti quest’assioma: ma si può far soffrire la Chiesa oltre la sopportazione. Questo ricorda la storia d’oggi.
A settembre si rimettono in cammino in tanti: uomini e bestie, politica e chiesa, sogni e ferite. Le bestie fiutano i pascoli e s’incamminano leste. Solo gli uomini sembrano non conoscere traiettorie; e si giustificano dicendo che l’importante è camminare.
Mai stupidità fu pagata a più caro prezzo.