cuoreaggiustatoGioventù bruciata. Il giudizio, spesso lapidario che accompagna ogni “bravata” e ogni pagina di cronaca, ingloriosamente ascritta a carico di vite nel pieno del loro germoglio, nel groviglio di anni di fuoco, troppo spesso difficile da domare.
Capaci solo di cercare, avidi, del divertimento. Consumatori di divertimento. Capaci di emozionarsi per una partita, per un concerto, per idoli che non li degneranno mai di uno sguardo.
Considerati capricciosi, arroganti, egoisti. Eppure, chi avrà la pazienza di ascoltarli, potrà testimoniare che, avendo pazienza e dimostrando comprensione e ascolto, si potrà agevolmente veder brillare i loro occhi e accendersi i loro sorrisi. Li vedrà capaci di illuminare serate con il genio che nemmeno loro credevano di possedere, regalando al mondo intero la loro creatività e le loro intuizioni.
E, nelle sere passate al computer, magari tra i rimproveri dei genitori, potrà capitare, che le loro mani, veloci e agili su tastiere e palmari, abituate all’essenzialità degli sms, si scontrino con una canzone su youtube, magari mai ascoltata prima d’allora, che rispolvera e risveglia vecchi rancori e ricordi sopiti, fino a toccare, con garbo ed eleganza, ma anche, con inevitabile vigore, corde del cuore che vibrano facilmente, appena pizzicate.

E così, può anche capitare di imbattersi in espressioni adolescenti, abbreviazioni codificate, ma anche sensazioni difficile da controllare e persino da decifrare, che il linguaggio semplice non riesce a svestire della loro carica emotiva. In calce ad un video, contenente la partecipazione a Sanremo del cantante Nek, nel 1993, con la canzone “In te”, scritta in collaborazione con Antonello Isgrò, spicca un racconto di vita, di una giovane vita, che, celandosi dietro ad un monitor e ad un nickname, trova (chissà, magari, per la prima volta, dopo tanti anni!) il coraggio di confessare, non solo al mondo, ma soprattutto a se stessa: « questo si ke è un padre… il mio voleva ke mia madre abortisse quando era incinta di me, e dato ke lei si è rifiutata e lo ha cacciato via nn l’ho mai visto… nn è venuto neanke in ospedale il giorno della mia nascita.. eh si ke mia mamma il giorno prima lo aveva avvisato… Però nonostante tutto lo vorrei un padre… ne sento molto la mancanza…».
Perché, nonostante tutto, le trovi ancora, come sassolini di Pollicino, sparse per la rete, stralci di storie d’uomini e donne che crescono, pezzetti di cuore frantumati e riappiccicati con lo scotch. Perché, alle volte, agire dietro un pc, non dà solo occasione di fare cose nefande; ma anche la possibilità di aprire il cuore, e riuscire a guardarsi allo specchio, tra orgoglio e fragilità, nella Verità e nella Libertà.
Noi pensiamo alle vite spezzate, per un bicchiere di troppo. Ma non sono questi gli unici drammi che vivono i ragazzi. Ci sono ferite che, come piccole crepe su un vaso di creta, si diffondono a ragnatela e, a poco a poco, mandano in sofferenza l’intero sentire.
C’era un’altra canzone in gara, quello stesso anno, scritta dallo stesso Nek, ma portata sul palco da Mietta, per inderogabile decisione della casa discografica, che sembra quasi riallacciarsi a questa confessione online. “Figli di che figli di chi, non massacrateci così” implora, quasi una richiesta d’aiuto in extremis. Per poi proseguire “non derubateci così”. No, non derubateci della speranza nel futuro, dei nostri sogni; non derubateci dell’affetto di un padre, di una madre, di un po’ di fiducia nei nostri confronti.
E la richiesta permane ancora. Perché dietro volti freddi, calcolatori, spietati. Dietro la noia di pomeriggi assolati, passati in una compagnia che raramente sa di amicizia, ma, molto spesso, è unica soluzione alla solitudine. Dietro le scemenze fatte per incoscienza o voglia di crescere. Dietro ai crimini, che ci si illudeva di poter nascondere o cancellare, per restarne indenni e impuniti.
Dietro tutto questo, c’è un cuore che batte. Che lotta e s’appassiona, nel tentativo di restare sveglio e non intorpidirsi. E che, forse, sta solo aspettando un gesto di attenzione e di tenerezza, un po’ di ascolto, qualcuno che sia disposto a “perdere” del tempo per loro, come era capace di fare il Piccolo Principe senza tempo di Antoine de Saint Exupery nei confronti della sua rosa.
In mezzo a tante critiche, mentre un albero cade con fragore, c’è un’intera foresta che cresce, o, almeno cerca di farlo. E, anche se non lo ammetterà facilmente, gradirebbe un po’ di cura, un goccio d’acqua e un po’ di sole. Almeno ogni tanto.

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