Sarebbe bastato metterli alla prova quando fuori piove a dirotto e ti accorgi di non avere l’ombrello. “Ci sarò sempre per te, sappilo. Chiamami quando hai bisogno, quando sarà brutto!” Ti avevano detto così, però, quando il tempo era bello e il bisogno era solo un’ipotesi. Poi, con un diluvio in atto, li hai chiamati e hai scoperto la verità di quel cuore: era disposto a prestarti l’ombrello solo con il tempo bello. “Ma quanto scemo sono stato a credere al suo buon cuore” ti vai dicendo, maledendo la fiducia accordata, in tempi non sospetti, alle loro parole. Non è questione di scemenza, anzi: è che certa gente, più che scema, è scena. “Tutta scena!” concludiamo noi quando, in qualche occasione, tra il dire e il fare ci accorgiamo che di mezzo c’è il mare. Succede che anche il Cristo, da parte sua, qualche volta sembra scordarsi di portarci l’ombrello quando sta piovendo di brutto. E noi pronti a rinfacciarglielo: “E meno male che ci avevi detto che saresti stato con noi per sempre. Se ci sei, batti un colpo, vecchio Dio!” Poi, con il fiatone grosso, capita d’accorgerci che oltre all’acqua che ci arriva fino al collo da quanta è, ci sia anche Lui accanto: “C’è modo e modo per esserci quando il tempo è brutto. C’è chi ti porta l’ombrello e chi ti viene accanto e prende l’acqua insieme con te”. Prendere l’acqua assieme è, forse, aver tradito la promessa?
La spontaneità è una posa difficile da mantenere: «Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perchè essi dicono e non fanno» lancia la bomba Cristo, screditando l’agire degli scribi e dei farisei. Assomiglia Cristo, quando fa così, al bambino o alla bambina screanzata che, quando viene lo zio con il parrucchino in testa a trovarli, si divertono a tirarlo per i capelli. Lo fanno ingenuamente, ma lo zietto subito li molla per la paura che la sua chioma bugiarda venga smascherata. «Dicono ma non fanno» è la critica di Cristo nei loro riguardi: cioè sono maschere ambulanti, teatranti nati con la sola passione d’andare a dire agli altri cosa fare sotto le coperte, sull’uscio di casa, in tempo di emergenza. Tutta gente inappuntabile che ha imparato a memoria i manuali di navigazione a menadito ma se chiedi loro che sapore ha il mare con il vento addosso non lo sanno: non hanno mai messo alla prova il loro sapere. Tanto che, a sentire il rimbrotto di Cristo, la loro falsità si sente in giro anche se stanno muti come pesci. Il loro fallo? Una questione di posizione: hanno messo le regole prima di Dio. “L’ho fatto per Dio, sia chiaro!” rispondono. Poi, avendolo ridotto ad una regola che gli altri devono rispettare, non s’accorgono che hanno perso anche Dio. Coloro che si sono presentati alla porta di casa travestiti da innamorati, tempo di parlare e si sono mostrati atei nel cuore. Basta guardarli in faccia per scoprire quanto trucco si son messi addosso: sorridono tutti ma pochi sono felici. “Tutto ok!” ti dicono, ma non ce n’è uno che sia felice per davvero.
Cristo, di controcampo, continua a far il fuoco con la legna che ha. Salva ciò ch’è buono: «Praticate e osservate ciò che vi dicono»: il contenuto è affidabile, è lo stile ad essere menzognero. Una questione di esempio, dunque: «Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che si cambi in esempio» scrisse Albert Camus. D’altronde, è uno dei mantra delle buone nonne, le babysitter di sangue: un grammo di buon esempio vale più di una borsa di parole. “Eliminali, Signore, dalla faccia della terra, visto che non sono di buon esempio!” gli proporremmo. Lui, Rabbì di ampie vedute, a cercare di vedere sempre il lato positivo di tutto ciò che accade: “No, lasciamo che vivano anche costoro. Non vi ho mai detto che sono del tutto inutili: li potete sempre usare come cattivo esempio. Da non seguire”. Li critica, però, dopo che ha scoperto di avere una controproposta da proporre: «Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo». Per non chiudere una vita da: “E finsero felici e contenti”.
(da Il Sussidiario, 4 novembre 2023)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo:
«Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato» (Vangelo di Matteo 23,1-12).
Una risposta
Buon giorno e buona domenica a te don Marco
Grazie per la tua schiettezza e “durezza” nelle spiegazioni dei brani del vangelo.
“Tutto ok ti dicono” ma non c’è n’è uno che sia felice per davvero….
È proprio così, diciamo di essere cristiani ma probabilmente siamo lontani dall’esserlo davvero visto che siamo dei tristi cristiani
Il Signore ci illumini e non ci abbandoni
Buon cammino anche a te 💟