Che trambusto! La
lusingai per mesi e mesi, ne studiai i cammini e i movimenti, decifrai i
lineamenti e definii i suoi silenzi, feci tesoro dei suoi arrivi e tramutai in sospetto
la mestizia delle sue partenze. Poi un giorno persi senno e ragione e fu
impresa da principianti conquistarla! Fissatala negli occhi, sulle ali della
mia sfacciata sfrontatezza, le dissi: “Ti
amo”
.
Non aggiunsi
altro.Voi mi
rinfaccerete che al prete mal s’addice l’abbraccio di una donna. Che fare? La
prima volta che l’incrociai mi stuzzicò il cuore. Ora la sera, con la testa a far
capolino dal piumone, mi sembra quasi di toccarla da quanto mi s’appresta, di
carezzarla, di stringermela al petto. Che mistero quel corpo: la potenza è
incredibile, il mistero rasserena. Il suo nome lo scribacchio ovunque. Pur stamane
prima di voltar le spalle alla porta le stampai un bacio sulla punta del naso. Esagero
con lei. Il suo volto campeggia sul calice, simbolo del mio sacerdozio, a
pregar assieme lungo i sentieri di Villa Borghese ci siamo affezionati. La
sera, sbucando da sotto le coperte, l’ammiro mentre s’appressa sul mio letto e
vicino a lei piango, m’arrabbio, mi stiracchio, mi confido, mi sento forte,
piccolo, affettuoso, tenero. Non passa mattino che non le riservi il primo
sguardo lanciato dalle postazioni prospettiche del mio cuscino.Sto confondendo? Ma
chi se ne importa: io so che in tutti gli “incroci” pericolosi della mia vita,
una donna m’ha preso la mano, m’ha nascosto sotto il suo manto e m’ha scortato
con delicatezza, amore e fantasia. E m’avverto fiero che Lei, donna mai
s-vendutasi per un sogno da sabato sera, annoti tutto di me: il prete che
sbraita e piange, che fa il duro per mal celare la timidezza, che si sente
sicuro e pauroso, piccolo e gigante, debole e innamorato, imbronciato e
tenerissimo, burbero ma con una carezza a saltellare tra le dita. E questa
donna – assolvetemi se scorgete rossore sulle gote – che mi stringe a lungo sul
suo petto, che m’accarezza se le chiedo una benedizione, che sembra essere
sempre lì a tenermi d’occhio, a farmi coraggio, ad interpellarmi: “Come va? Come stai?” Mamma e donna di
un prete: come fu mamma e donna di Giacomo di Zebedeo, il primo ucciso da
Erode. Di Andrea, massacrato a Patrasso. Di Bartolomeo, di Giuda Taddeo, di
Giacomo di Alfeo, di Simone lo Zelota. E poi di Filippo, Pietro, Giovanni!
150 anni domani
il cielo di Lourdes ospitò la sua bellezza: ne fu inondato, sconvolto e
riappacificato. Venne allagato d’Eterno.
Avercene di donne
così!
Maria, da uno a dieci: ma quanto bella sei?

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