di Giada Turra, da L’Altopiano, 24 luglio 2010
Quando gli asini usano le matite per ragliare
Perchè gli asini sono necessari: fossero tutti dei geni la scuola non servirebbe a nulla. Ma se ad un asino dai in mano delle matite colorate, il rischio di contemplare un piccolo capolavoro è inversamente proporzionale alle aspettative: è molto alto. In una mattina d’autunno l’ennesima notizia: il tentato suicidio di un ragazzo. Trecento ragazzi la leggono: e un giovane prete assieme a loro. Quel ragazzo potrebbe benissimo essere uno di loro: giovane, avvenente, simpaticissimo. L’ennesimo ragazzo insospettabile. Dal fondo della classe si alza una voce: “Adesso basta!” E’ il grido di un’anima giovane: non lo si può evitare, né tantomeno ignorare.
E allora tutti al lavoro. Con un pugno di matite colorate e un sito internet come quaderno virtuale. “Si parla di loro. E si parla pure di Dio. – afferma don Marco Pozza – Non ne parlano facilmente. Però parlano di solitudine, angoscia, tristezza, ansia, malinconia, fastidio, nausea, abisso, baratro. Oltrechè di stelle, fiori, stupori, innamoramenti, estro, fantasia, poesia, passione, luce. Fino a farti supporre che il loro non parlare di Dio sia proprio il loro modo creativo di parlarne. Ti parlano di Lui senza nominartelo: magari per opposti, per mancanza, per distanza, per dissonanza o distorsione. Sono degli asini geniali”.
Perchè a tutti piacerebbe vivere in una città colorata. Ma perchè una città sia tale serve gente che abbia il coraggio di prendere in mano i colori ed usarli. Dietro il tutto ci stanno due amici: un prete (don Marco Pozza) e uno sportivo (Alessandro Zanardi), uniti dalla passione per le storie giovani da ricostruire.
Don Marco, il titolo ricalca la sua creativa provocazione. Perchè proprio l’immagine dell’asino come linea guida del vostro lavoro?
Perchè troppi studenti oggi sono assimilati ad un’idea sbagliata di asino che abbiamo in testa. Dare ad uno studente dell’asino significa dipingerlo come persona bistrattata, non valorizzata, alla quale promettere il futuro togliendo la possibilità di giocarsi il presente. Ma è l’asino che offre all’insegnante la possibilità di guadagnarsi il pane: fosse un mondo di gente geniale a che servirebbe la scuola?
Ma questi suoi asini hanno le matite colorate. Che significa?
Significa una cosa molto semplice: che pur essendo asini tengono in mano creatività e genio, fantasia e innamoramento, talento e tanta ispirazione. Oltrechè la nostalgia, forse la matita più bella della quale servirsi per poter scrivere la storia con loro. La rubi nei loro sguardi trafitti e torturati, nei movimenti nervosi, disattenti e studiati, nei lineamenti tetri, cupi e passionali. Nelle tristi occhiate, nei sorrisi funamboli, nei passi e nei passaggi veloci.
I nostri ragazzi stanno cercando: il futuro, la mano, lo sguardo. La Verità.
Ne è uscito una specie di catechismo in versione giovane.
Questa definizione mi sta un po’ stretta perchè oggi i giovani sono restii alle definizioni dogmatiche e non s’affezionano a chi pretende di tenere la verità in tasca. Più che un catechismo preferisco definirlo uno Zibaldone stile wikipedia: sono delle riflessioni aggiornabili in continuazione, commentabili, passibili di critica e di miglioramento. Però le domande sono vere ed autentiche perchè nate da loro. Quello che m’interessava salvare era la bellezza dell’imperfezione giovane: troppo spesso chiediamo la perfezione ai ragazzi e poche volte sappiamo tradurre la ricchezza della loro imperfezione.
Siete partiti da un sito internet – possiamo dire un po’ per gioco – e ora la realtà si sta dimostrando più interessante di quello che si pensava.
D’altronde si può anche partire per caso quando si fa qualcosa: ma io sono convinto che il caso non sia altro che il vestito che l’Eterno indossa quando decide di viaggiare in borghese tra le strade dell’umanità. Quando abbiamo aperto il sito immaginavamo qualcosa di bello: sta arrivando qualcosa che supera le aspettative. E il merito non è di chi l’ha ideato: ma di coloro che con passione s’aggregano sempre più in questa nostra forma di evangelizzazione.
A chi è rivolto questo testo in particolare?
E’ rivolto ai ragazzi che hanno voglia di crescere interrogandosi. E interrogandosi allargare gli orizzonti. Un testo che porteremo nelle scuole dove ci invitano, che qualche parroco sta prendendo come regalo da lasciare ai suoi animatori, che più di qualche professore sta decidendo di usare nelle sue ore scolastiche. Il tema, purtroppo, c’aiuta: chissà quanti altri suicidi si tenteranno. E qualcuno pure riuscirà nell’intento. Ma ogni volta noi proveremo a ripartire perchè se è vero che il suicidio è la fine di un sogno, è altrettanto vero che potrebbe diventare l’inizio di una nuova rinascita. E noi vogliamo cantare la speranza dentro il mondo giovane.
Nel primo mese oltre 7000 copie ordinate: un piccolo successo editoriale se si pensa che d’estate la scuola va in vacanza.
Per me il successo più bello è un altro. Attraverso un’email ci arriva un invito ad organizzare un incontro con tre istituti scolastici riuniti assieme: una cosa normale. Il bello viene quando ci scrivono la città: Corleone (PA). E ciò che ci aggiungono dopo: “Anche qui abbiamo le matite colorate”. Per me la soddisfazione più bella: perchè mi parla di un mondo in cui la speranza sa rinascere sempre dalle macerie.
La bellissima prefazione porta la firma di Alessandro Zanardi.
Un amico che, assieme a me, conserva intatta e vergine la voglia di accendere i ragazzi. Spesso ultimamente le nostre storie si stanno incrociando: qualcosa vorrà pur dire. La sua è una storia di andata e ritorno: una storia credibile perchè pagata sulla pelle e impreziosita da una sublime risalita. Non ci poteva essere prefazione più azzeccata per un piccolo lavoro che sogna di diventare il prontuario d’uso per chi ha voglia di non gettare la vita alle ortiche.
Anni fa a Padova c’era il tormentone di don Spritz: ora il suo sacerdozio sta diventando una realtà ben più creativa. Che aggrega, provoca e s’interroga. Da indiscrezioni giunge voce di un grossissimo lavoro già comperato da un colosso dell’editoria che dovrebbe uscire a fine anno.
La ringrazio. Anche don Spritz matura: siamo tutti dentro l’evoluzione della specie. Qualcuno poi viene modificato geneticamente da Dio e allora la creatività è la dote che gli viene data in cambio. Non rinnegherò mai quel soprannome; dietro ci sta la simpatia e l’affetto di centinaia di giovani. Con i quali un giorno ci ritroveremo per raccontarci la vita. Magari sotto lo stello cielo della terra veneta. Per quanto riguarda il futuro c’abbiamo una grande fortuna tra le mani.
Quale?
Che in un tempo di grande crisi economica, le aziende che hanno voglia di investire non cercano più le contraffazioni o i duplicati ma vanno in cerca di intuizioni originali, creative e fresche. La nostra fortuna è che quando capitano le occasioni c’abbiamo qualcosa da poterci giocare. E la nostra passione viene premiata: molto spesso al di là delle aspettative. D’altronde da noi c’è un solo cartello affisso davanti al cantiere: “lavori in corso”. Sempre quello, il più creativo. Eppoi la fotocopiatrice non è il nostro strumento preferito: preferiamo la bottega dell’artigiano dove tutto ciò che esce non è mai “in serie”.
Bella questa scuola. Per un giorno via le algebriche supposizioni, le matematiche certezze, la letteraria sapienza: Omero e Talete, Anassimandro e Caravaggio, Kuiper e Agostino. La Commedia, Mozart e l’atletica. I diagrammi, gli insiemi, i teoremi e gli assiomi. Le dimostrazioni, il registro, la pagella. E in cattedra sale la nostra esistenza.
Chi firma questa intervista è pure lei una degli asini battezzati da tale sacerdote. Ma essere asini creativi in un mondo di geni noiosi è una sfida intrigante. Perchè, magari sbagliando per inesperienza, potremmo sempre custodire la bellezza d’averci provato.
A tenere accesa la speranza!