Notavo che lei
prendeva sempre il bucato, lo metteva in un catino e poi, scortata dalle amiche
di contrada, s’approssimava alla fontana che lungo l’Astico dispensava spruzzi
d’acqua. Sul bucato poneva della cenere, come nella pasta soleva metter il
lievito. La cenere: quella strana polvere che il nonno carpiva dalla stufa per sparpagliarla
sulla terra appena arata. Cenere sul bucato! Poi scaldava dell’acqua sul fuoco
e la versava sopra.
E io vedevo il
bucato sporcarsi.
Da bambino non
capivo come mai i miei vestiti si lavavano così, mentre tutte le altre mamme
comperavano il Dash. Non capivo:
forse un po’ mi vergognavo. Però… che splendore quei pantaloni che indossavo
sotto il grembiulino della scuola! Quel segreto mi rapiva. Così un giorno mi
sedetti sulle gambe ossute del mio nonno – maestro credibile di saggezza eterne
– e mi feci spiegare il meccanismo di quel fare
bucato
di cui la nonna era orgogliosa paladina. E così, subendo aneddoti
intercalati da gocce di grappa, riuscii a scoprire cos’era il rito della lissia, che lassù nelle mie contrade
ancor oggi si perpetua come una liturgia per le mani di qualche vereconda
massaia.
Cenere! Quella
che da bambino il vecchio prete mi metteva sul capo e che io non volevo perché
rovinava il gel. Ricordo l’eco di una frase che diceva: "Convertiti e credi al vangelo". E io, con l’occhio vispo e
l’orecchio teso, sentivo che a qualcun altro diceva: "Ricordati, uomo, che sei polvere. E polvere ritornerai".  E a me, sinceramente, quelle parole facevano
un po’ paura. Mi ricordava la polvere che la nonna strappava alla bellezza del legno antico, che papà soffiava via
dagli ingranaggi dei motori. La polvere di Babele, la polvere scossa dai
calzari, la polvere della casa creata sulla sabbia. E poi io soffro per una
forte allergia alla polvere…
Acqua! Quella che
il parroco versava sui piedi di noi bambini il giovedì santo per rivivere il
gesto firmato da Gesù in quella cena famosa.
Cenere e acqua
per fare bucato. Cenere e acqua per il viaggio della Quaresima. Lo capii più
tardi, a sacerdozio compiuto: ma la scoperta fu commovente! La mia nonna,
saggia nella sua ignoranza, usava il vangelo per ripulire gli indumenti. Lo
stesso miscuglio con il quale lavare
la mia anima: cenere in testa mercoledì prossimo, acqua sui piedi fra quaranta
giorni!  E’ il viaggio della Quaresima che
la liturgia ogni anno pubblicizza e finanzia per tentare la scalata alla
santità!
Diventare santi?
Perché no? Dicono che nel calendario ne manchi sempre uno. Forse sono io? Forse
sei tu? Non importa: proviamoci assieme!
Con un goccio
d’acqua e un pugno di cenere.

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